Tanto quello fa il papa straniero della sinistra quanto Fiore fa l’antipapa intimo della destra. Un gran giullare cui tutto è concesso: sfotte i ministri e la Rai
Sanremo, dal nostro inviato. Fa un po’ il Benigni della destra, e forse lo pensa anche Giorgia Meloni che probabilmente ride di gusto quando quello prende in giro il governo, la Rai, Fratelli d’Italia e la destra intera, quando sfotte il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano (“c’è da dire che è preparatissimo: mia figlia va a lezione di greco da lui”) o quando le telefona dopo i fuorionda di Giambruno: “Lo sai che oggi si divorzia in 24 ore?”. A Fiorello, anzi a “Ciuri” come lo chiama Amadeus, è concesso tutto come ai grandi giullari, quelli che un tempo godevano di diritti speciali di fronte al sovrano perché erano la coscienza ludica del potere, gli unici che potevano dirgli – sotto forma di scherzo – la verità.
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Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.