Una commissione del Comune di Milano propone di non collocare in uno spazio pubblico la statua di una donna che allatta, scolpita da una scultrice recentemente scomparsa, donata alla città dalla sua famiglia, perché «rappresenta valori certamente rispettabili, ma non universalmente condivisibili da tutte le cittadine e i cittadini, tali da scoraggiarne l'inserimento nello spazio pubblico», suggerendo alla famiglia di donare la statua a «un istituto privato, ad esempio un ospedale o un istituto religioso, all’interno del quale sia maggiormente valorizzato il tema della maternità, qui espresso con delle sfumature squisitamente religiose».

Suggerisco ai commissari di fare qualche visita di istruzione, ad esempio recandosi all’Ermitage di San Pietroburgo, per ammirare la Madonna Litta attribuita a Leonardo da Vinci e suoi allievi, oppure – più facilmente raggiungibile – nella chiesa madre di Pieve di Cadore, dove è appena stato restaurato uno splendido quadro di Tiziano, dove il grande pittore rappresenta nella Madonna che allatta la figlia Lavinia.

La religione c’entra poco. Quello che interessa agli artisti è rappresentare il legame intimo che si crea fra madre e bambino durante l’allattamento. O – se volete – è proprio questo particolare legame fra mamma e figlio, ben noto a chiunque contemplasse il quadro, a venire utilizzato per rappresentare il legame fra Gesù e sua madre.

L’allattamento è un momento pienamente condiviso e rispettato da tutti, e rimpianto da molte donne che – per motivi vari – non lo hanno vissuto, ma che non credo si sentano ferite dalla rappresentazione di una mamma che allatta il suo bimbo.

Inoltre, l’allattamento è caldamente consigliato da tutti i pediatri, perché è importantissimo per la salute del neonato, rifornendolo di anticorpi naturali, tanto che in Italia la pubblicità di latte in polvere è vietata per legge. Allattare è salutare anche per la mamma: riduce il rischio di tumore al seno e alle ovaie, favorisce la perdita del peso accumulato in gravidanza. La statua d’una donna che allatta collocata in uno spazio pubblico è occasione per ricordare e celebrare tutto questo.

È giusto e doveroso celebrare e rappresentare le scienziate, le artiste, le combattenti partigiane e statiste, capaci di conquistare quello spazio pubblico che per tanti secoli è stato loro negato. Ciò non dovrebbe però escludere di rappresentare anche altri aspetti, in questo caso squisitamente femminili. La parità di genere non sta nell’annullamento delle differenze. Sarebbe ora di celebrare e rappresentare anche gli uomini che condividono l’impegno negli spazi domestici, nei lavori di casa, nella cura dei bambini e degli anziani. Abbiamo bisogno di aggiungere, non di togliere.

Il sindaco di Milano Beppe Sala ha sconfessato la scelta della commissione, affermando: «Chiederò di riesaminare il parere. Mi sembra un po’ una forzatura sostenere che non risponda a una sensibilità universale». Bene così: non facciamoci del male con forme incomprensibili di politically correct.

QOSHE - A chi fa paura la statua della madre che allatta - Gianpiero Dalla Zuanna
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A chi fa paura la statua della madre che allatta

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08.04.2024

Una commissione del Comune di Milano propone di non collocare in uno spazio pubblico la statua di una donna che allatta, scolpita da una scultrice recentemente scomparsa, donata alla città dalla sua famiglia, perché «rappresenta valori certamente rispettabili, ma non universalmente condivisibili da tutte le cittadine e i cittadini, tali da scoraggiarne l'inserimento nello spazio pubblico», suggerendo alla famiglia di donare la statua a «un istituto privato, ad esempio un ospedale o un istituto religioso, all’interno del quale sia maggiormente valorizzato il tema della maternità, qui espresso con delle sfumature squisitamente religiose».

Suggerisco ai commissari di fare qualche visita di istruzione, ad esempio recandosi all’Ermitage di San........

© Il Mattino di Padova


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