Oggi migliaia di persone sfileranno nelle nostre città per la Giornata dedicata all'eliminazione della violenza sulle donne, un appuntamento che per la drammaticità del tema non è mai rituale, ma che quest'anno chiama con voce più forte le coscienze di tutti a confrontarsi con questa emergenza e a farlo partendo da due riflessioni.

La prima ci dice che se il volto di Giulia Cecchettin è diventato il simbolo di questa giornata non è soltanto per una questione di vicinanza di date, ma perché questo omicidio ha scosso la sensibilità generale più che in altri casi. Ci sono diverse ragioni, a partire dall'età di Giulia e del suo assassino e dal contesto familiare e universitario, ambienti in cui in molti potremmo riconoscerci. Ma soprattutto credo abbia un ruolo il tempo intercorso tra la scomparsa della studentessa e il ritrovamento del corpo.

Una settimana durante la quale abbiamo tutti voluto sperare, anche andando contro le ragioni della logica, che fosse una fuga, al massimo un sequestro, ma che poi avremmo potuto rivedere quel sorriso di Giulia che le sue foto ci rendevano familiare, raccontandoci la fame di vita di una giovane donna pronta a conquistare il futuro.

Invece il trascorrere dei giorni ci ha guidati a una lenta consapevolezza che la tragedia stava prendendo forma e al tempo stesso ci ha costretti – ora dopo ora – a ragionare sulla gravità dei femminicidi, a fermarci a riflettere sui segnali, sugli allarmi, sui guasti del nostro convivere, su come arginare le violenze. Un progressivo disvelamento che ci ha impedito di girare pagina in fretta per scacciare l'orrore, come capitato altre volte, e ci ha fatto invece prendere atto fino in fondo dell'emergenza e dell'impegno che richiede a tutti noi.

Nasce da qui la seconda riflessione, che mette al centro quell'idea di responsabilità collettiva che abbiamo visto crescere in queste settimane e che camminerà oggi in tutti i cortei. E' la convinzione che soltanto se agiamo tutti insieme e a ogni livello il mostro della violenza e della prevaricazione può essere sconfitto.

Non si tratta di accusare indiscriminatamente, ma di sapere che nessuno si può chiamare fuori dal compito e che bisogna cominciare dalle basi: è dalle parole, dai gesti, dai comportamenti e dall’educazione (sì, anche quella nelle scuole, a patto che ci si creda e ci si investa veramente) che si devono cominciare a piantare i semi del rispetto e di una concreta uguaglianza tra uomo e donna.

Così potremo accerchiare e restringere sempre più il perimetro delle violenze.

La formula è semplice: uniti per dire basta e per far progredire la qualità della nostra democrazia. Uniti perché non è una battaglia di parte, uniti perché solo così

“l’ignobile fenomeno” della violenza sulle donne, come con esemplare efficacia lo ha

descritto il presidente Mattarella, può essere combattuto con la stessa determinazione non solo oggi, ma anche domani, dopodomani, sempre.

E’ chiaro che la politica debba essere in prima linea.

Per questo vogliamo leggere come un segnale incoraggiante il sì unanime in Senato al rafforzamento delle norme di contrasto, senza lasciarci deprimere dall’Aula vuota durante la discussione del testo o dai contrasti sulle lezioni di sessualità in classe.

Il voto è arrivato dopo la telefonata tra Elly Schlein e Giorgia Meloni, segno di una collaborazione che ci auguriamo prosegua: perché di fronte alla lotta contro la violenza, avere una donna sia a capo del governo sia alla guida dell’opposizione è una risorsa che l’Italia non può permettersi di sprecare

QOSHE - Giornata contro la violenza sulle donne, ascoltiamo la voce della coscienza - Luca Ubaldeschi
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Giornata contro la violenza sulle donne, ascoltiamo la voce della coscienza

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25.11.2023

Oggi migliaia di persone sfileranno nelle nostre città per la Giornata dedicata all'eliminazione della violenza sulle donne, un appuntamento che per la drammaticità del tema non è mai rituale, ma che quest'anno chiama con voce più forte le coscienze di tutti a confrontarsi con questa emergenza e a farlo partendo da due riflessioni.

La prima ci dice che se il volto di Giulia Cecchettin è diventato il simbolo di questa giornata non è soltanto per una questione di vicinanza di date, ma perché questo omicidio ha scosso la sensibilità generale più che in altri casi. Ci sono diverse ragioni, a partire dall'età di Giulia e del suo assassino e dal contesto familiare e universitario, ambienti in cui in molti potremmo riconoscerci. Ma soprattutto credo abbia un ruolo il tempo intercorso tra la scomparsa della studentessa e il ritrovamento del corpo.

Una settimana durante la quale abbiamo tutti........

© Il Mattino di Padova


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