Oggi, giovedì 25 aprile, si è celebrato a Padova il 79esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La cerimonia, andata in scena di fronte a Palazzo Moroni, è stata partecipata e sentita, baciata da un sole che ha dato tregua dopo giorni di pioggia e brutto tempo.

Applausi scroscianti, cartelloni che celebrano "l'Italia antifascista e la Resistenza" e l'immancabile coro Bella Ciao partito spontaneo a fine celebrazione. In prima linea anche molte bandiere della pace e lo striscione che chiede l'immediato cessate il fuoco in Palestina.

«In questo 25 aprile ci appare più chiaro che mai che la nostra Costituzione è la principale guida di diritti che non sono ancora acquisiti: impegnamoci tutti per costruire un domani più giusto», ha detto il vicesindaco Andrea Micalizzi tra gli applausi della piazza.

“Buongiorno a tutte e tutti e un saluto alle autorità civili, militari e religiose, a Matilde Girolamo prorettrice dell'Università di Padova, Medaglia d'oro al valor militare per il ruolo avuto nella Resistenza, ai rappresentanti dell'Associazione volontari della libertà di Padova, all'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, alle Associazioni
partigiane, combattentistiche e d'arma e a tutte le cittadine e i cittadini che
assieme a noi oggi celebrano il 79° Anniversario della Liberazione.
Il 25 aprile è la data simbolo della nostra democrazia. Simbolo dell'Italia che ha combattuto per la libertà. Il 25 Aprile è il simbolo dell'Italia che ancora oggi è impegnata ad affermare i valori di uguaglianza, di giustizia, di libertà, di pace, di prosperità. La guerra di liberazione fu combattuta in Italia e in Europa, a fianco degli Alleati, da donne e uomini, giovani e giovanissimi, che anteposero il futuro del nostro Paese alla loro stessa vita.

Alla liberazione diedero il loro contributo persone di ogni estrazione sociale e appartenenza politica, unite dagli stessi ideali di giustizia e dalla volontà comune di chiudere la tragica esperienza della dittatura fascista e della guerra, per costruire un futuro di pace, in un Paese libero.
La Resistenza in armi, a fianco degli alleati, non fu un'esperienza distinta dalla presa di coscienza della popolazione: non fu la scelta di pochi, ma la lotta partigiana divenne una lotta di popolo crescente: i legami di solidarietà di famiglie che stavano pagando il prezzo della guerra, che nascondevano il militare alleato o il giovane disertore alla leva di Salo, si sono fatti tra il '43 e il '45 via via più frequenti, tessendo una trama di umanità che divenne un pezzo fondamentale della ribellione morale e militante nel nostro paese.
Abbiamo avuto tanti esempi anche a Padova e voglio ricordare inproposito Don Giovanni Fortin, parroco di Terranegra che pagò con la prigionia nei lager aver nascosto dei soldati inglesi. Al suo ritorno dalla prigionia, Don Fortin, completò la costruzione della Chiesa dedicandola a tutti gli internati e facendola diventare il Tempio dell'Internato Ignoto che ancora oggi è custode di memoria.
Tanti eroi hanno donato la vita per la nostra libertà: da chi ha imbracciato un fucile per salire in montagna, alle donne che hanno affrontato grandi rischi, alle piccole staffette partigiane a cui erano affidati ruoli di collegamento che divennero determinanti. A questi dobbiamo affiancare gli eroi quotidiani che salvarono vite, che diedero rifugio ad ebrei, come Giorgio Perlasca. Uno dei patrimoni più belli della Resistenza è dunque il senso di unità: senza questa Fraterna collaborazione, tra persone di idee e estrazione sociali diverse, l'Italia non si sarebbe mai alzata.

Il Fascismo, fin dalle sue origini, non nascose il suo carattere violento e autoritario e divenne via via sempre più feroce fino ad arrivare all'orrido abbraccio col nazismo, alla follia della guerra e delle leggi razziali: non dobbiamo mai dimenticare o omettere che l'Italia ebbe un ruolo di primo piano nel promuovere crimini e nefandezze che segnarono l'Europa.
Proprio in questi mesi ricordiamo Giacomo Matteotti, del quale fra poche settimane ricorrerà il centenario della morte, rapito e ucciso da sicari fascisti, con l'avvallo dello stesso Mussolini.
Ucciso per aver denunciato pubblicamente i brogli elettorali e le ripetute violenze commesse dai camerati camice nere.

Tutti i regimi autoritari, ieri come oggi purtroppo, hanno paura della libertà di parola e opinione, e la repressione progressiva della libera espressione, è da sempre uno dei primi segnali di pericolo per la democrazia.
La storia ci insegna che è sbagliato sottovalutare questi segnali, perché la democrazia, al pari della libertà, non è mai conquistata una volta per tutte, ma è un patrimonio che ci è stato consegnato, e che nel corso di cambiamenti epocali, dobbiamo essere capaci di custodire, difendere, aggiornare e consegnare alle generazioni future.

Una consapevolezza che i nostri padri e madri costituenti avevano ben chiaro quando scrissero la nostra Carta costituzionale, che si oppone al Fascismo e promuove la democrazia, i diritti umani e la giustizia sociale:
"La Repubblica è antifascista, fondata sul lavoro e la sovranità spetta al popolo. "tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti allalegge senza distinzioni di razza".
"La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore

E così, chiari e netti, sono molti altri articoli della nostra Costituzione. Come il ripudio della guerra, la promozione delle libertà di pensiero e di stampa, la libertà sindacale, il diritto allo studio. In questo 25 aprile ci appare più chiaro che mai che la nostra Costituzione è la principale guida che anche oggi ci spinge nell'opera di affermazione di diritti che, dobbiamo riconoscerlo, non sono – e questo pesa- ancora acquisiti pienamente e che pesano ancora su tante persone, sullo sviluppo, e sull'equità del Paese.
Quasi 80 anni dopo la Liberazione, in un'Europa segnata ancora da nuove guerre e nuove disuguaglianze, abbiamo un compito: fare in modo che i valori e gli ideali sui quali è stata costruita la nostra Repubblica, la nostra libertà, la pace di cui godiamo e che adesso,
intorno a noi, vacilla pericolosamente, non vadano perduti e anzi vengano rinnovati.

In occasione di queste commemorazioni spesso facciamo appello ai giovani, ai quali chiediamo di studiare la storia e di fare la loro parte in difesa della nostra democrazia.
Ma forse, chiamandoli in causa, dobbiamo prima chiederci quanto davvero li ascoltiamo e che risposte diamo alle istanze di democrazia che essi oggi pongono.

Penso alle ragazze e ai ragazzi che oggi hanno 20 anni, l'età di tanti giovani che 80anni fa hanno combattuto per il loro ideale di pace, giustizia e libertà.
Penso ai loro ideali, a cosa chiedono, e per cosa si battono. lo credo che chiedano di eliminare le nuove disuguaglianze e le nuove ingiustizie sociali. Vogliono la pace, e vogliono la libertà di
essere sé stessi senza omologarsi a modelli precostituiti. E credo che, quando chiedono anche con forza di salvare la natura e il pianeta, chiedano in realtà di salvare il loro futuro e quello dei loro figli.

Se, come allora, sapremo ascoltarci tra generazioni e agire insieme, per conquistare quei diritti non ancora compiuti, allora anche i più giovani potranno cogliere il valore attuale della resistenza, che ancora oggi ci insegna che insieme abbiamo il potere di costruire un
mondo più giusto e inclusive.

"Oltre il ponte" è un bellissimo brano di Italo Calvino che parla proprie di questo. Alcuni passaggi sono particolarmente significativi ed emozionanti.
Avevamo vent'anni e oltre il ponte
oltre il ponte ch'è in mano nemica
vedevam l'altra riva, la vita
tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Vedevamo a portata di mano
oltre il tronco il cespuglio il canneto
l'avvenire di un giorno più umano
e più giusto più libero e lieto

E vorrei che quei nostri pensieri
quelle nostre speranze di allora
rivivessero in quel che tu speri
o ragazza color dell'aurora".

Il mondo, per chi ha vent'anni, soprattutto per chi aveva vent'anni durante la guerra di liberazione, è diviso tra bene e male tra chi combatte per un mondo migliore e chi sta dalla parte della sopraffazione.

Il ponte del brano e il simbolo di un futuro nuovo e migliore ed è proprio questa fervore ideale che Calvino vuole trasmettere alla giovane ragazza cui si rivolge.
Dobbiamo costruire un ponte, un ponte che unisca gli ideali sui quali è fondato il nostro Paese, agli ideali e alle speranze dei ventenni di oggi, solo così questi valori figli della Resistenza, potranno veramente rimanere saldi e vivi e non essere considerati espressione di un passato per loro oramai troppo lontano.
A tutti voi e soprattutto a voi ragazze e ragazzi che oggi avete 20 anni, Buon 25 aprile con l'auspicio, anzi l'impegno di realizzare ancora oggi, l'avvenire di un giorno più umano più giusto e più lieto.
Viva l’Italia, Viva il 25 aprile”.

QOSHE - La Padova antifascista in piazza per il 25 Aprile - Manuel Trevisan
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La Padova antifascista in piazza per il 25 Aprile

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25.04.2024

Oggi, giovedì 25 aprile, si è celebrato a Padova il 79esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La cerimonia, andata in scena di fronte a Palazzo Moroni, è stata partecipata e sentita, baciata da un sole che ha dato tregua dopo giorni di pioggia e brutto tempo.

Applausi scroscianti, cartelloni che celebrano "l'Italia antifascista e la Resistenza" e l'immancabile coro Bella Ciao partito spontaneo a fine celebrazione. In prima linea anche molte bandiere della pace e lo striscione che chiede l'immediato cessate il fuoco in Palestina.

«In questo 25 aprile ci appare più chiaro che mai che la nostra Costituzione è la principale guida di diritti che non sono ancora acquisiti: impegnamoci tutti per costruire un domani più giusto», ha detto il vicesindaco Andrea Micalizzi tra gli applausi della piazza.

“Buongiorno a tutte e tutti e un saluto alle autorità civili, militari e religiose, a Matilde Girolamo prorettrice dell'Università di Padova, Medaglia d'oro al valor militare per il ruolo avuto nella Resistenza, ai rappresentanti dell'Associazione volontari della libertà di Padova, all'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, alle Associazioni
partigiane, combattentistiche e d'arma e a tutte le cittadine e i cittadini che
assieme a noi oggi celebrano il 79° Anniversario della Liberazione.
Il 25 aprile è la data simbolo della nostra democrazia. Simbolo dell'Italia che ha combattuto per la libertà. Il 25 Aprile è il simbolo dell'Italia che ancora oggi è impegnata ad affermare i valori di uguaglianza, di giustizia, di libertà, di pace, di prosperità. La guerra di liberazione fu combattuta in Italia e in Europa, a fianco degli Alleati, da donne e uomini, giovani e giovanissimi, che anteposero il futuro del nostro Paese alla loro stessa vita.

Alla liberazione diedero il loro contributo persone di ogni estrazione sociale e appartenenza politica, unite dagli stessi ideali di giustizia e dalla volontà comune di chiudere la tragica esperienza della dittatura fascista e della guerra, per costruire un futuro di pace, in un Paese libero.
La Resistenza in armi, a fianco degli alleati, non fu un'esperienza distinta dalla presa di coscienza della popolazione: non fu la scelta di pochi, ma la lotta partigiana........

© Il Mattino di Padova


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