Il volto è sorridente, la frangetta a incorniciarlo, un cappellino che sa di parigino. È una delle immagini che l’Italia ha imparato a conoscere di Giulia Cecchettin. Sabato 18 novembre, poche ore dopo il ritrovamento del corpo della ragazza veneta massacrata dall’ex fidanzato, Paola Volpato si è messa all’opera.

Il supporto di carta cotone davanti a sé, la china. C’era drammaticamente da aggiungere un altro volto agli ottocento già realizzati dal 2015 a oggi dall’artista di origine mestrina, con studio a Noale. Un frammento, l’ennesimo, nel mosaico delle donne uccise per mano di uomini violenti proprio per il loro essere donne. Un altro volto per “Femminicidio”, ciclo pittorico (esposto in parte fino a domenica 26 novembre al Brolo a Mogliano, in parte come riproduzioni fotografiche nello spazio di M9 di Mestre in via Poerio, sabato 25 novembre la proiezione dei volti sulla facciata nella piazzetta del teatro Toniolo a Mestre) che Volpato alimenta da quando ha sentito l’urgenza di dare il proprio contributo artistico alla causa delle donne uccise.

Alcuni dei ritratti di Paola Volpato, sono i volti delle donne uccise in Veneto dal 2015

«Questo lavoro nasce dal desiderio di ricordare e di ridare un volto alle donne vittime di questa violenza, di contribuire a ripristinare la loro dignità di persone, per non farle scomparire come desideravano coloro che le hanno uccise», spiega Volpato, «Qui si tratta di femminicidio, ovvero di essere uccise in quanto donne, e questo riguarda tutte noi».

Giulia appare così, nel suo sorriso sereno in bianco e nero che fissa chi la guarda, in una galleria che raffigura donne di tutte le età, di ogni luogo d’Italia, di qualsiasi provenienza, accomunate da un destino di sangue e violenza. Volpato spulcia i giornali, cerca le informazioni sui femminicidi, aggiorna un elenco sempre più lungo, individua la foto della vittima. E poi la disegna, concentrandosi solo sul volto.

Per le donne uccise di cui non c’è immagine pubblica sui media, Paola dipinge una tavoletta tutta nera. “Donne senza volto”, le chiama, ma con eguale dignità di comparire nel memoriale.

Di Giulia Cecchettin, Volpato è stata colpita proprio dal volto. «Un viso che comunica grande freschezza e sincerità, sembra una bimba innocente. A maggior ragione ci si affeziona. E poi è un dramma successo vicino a noi, si prova un senso quasi di sorellanza», racconta. Ma l’empatia dell’artista è per tutte le vittime che ritrae.

«Verso quelle donne sento una specie di dovere nell’agire. Ho provato questo desiderio la prima volta dopo uno spettacolo di Serena Dandini a Mestre. Ma sono stata un anno a pensare prima di partire con il progetto: mi sembrava di entrare nella privacy delle persone, nel lutto e nel dolore. Sentivo d’altro canto il dovere di farlo», prosegue l’artista, «La tecnica pittorica ce l’avevo ben chiara: volevo la china che è fluida, trasparente, per dare idea di volti che sono sulla soglia della vita. Dipingendo queste donne, mi pare di stare loro vicino, in un modo quasi infantile di dar loro la vita che è stata tolta. Ognuna è diversa, ma credo siano tutte donne molto gentili, dolci, come Giulia, che cercano di salvare le situazioni rispetto a uomini che hanno progetti di distruzione verso di loro. Quando si disegna una persona, c’è un passaggio fatto dalla mente e uno dal cuore. Il fatto a mano dà maggiore umanità e fisicità a queste donne nelle loro luci e ombre, nei loro occhi».

L'artista Paola Volpato nel suo studio

È capitato che davanti ai ritratti abbiano sostato negli anni anche familiari di donne uccise. «Un momento molto commovente, mi hanno abbracciata, piangevano. Questo è diventato un memoriale e i familiari sono contenti, pur nel dolore, di vedere che le loro donne siano rappresentate qui per testimoniare quanta violenza c’è ancora».

Ed è così che quel lungo corteo di volti che guardano lo spettatore sembra gridare l’urgenza di una svolta, di un cambiamento che investa l’intera società.

«Con Giulia c’è stata una partecipazione meravigliosa della collettività, non solo a livello locale ma in tutta Italia. Il percorso per poter uscire dalla mentalità del femminicidio è però ancora lungo e riguarda tutti noi. Le donne hanno il vantaggio degli oppressi, ossia capiscono il dolore degli altri. Questo è un valore che anche l’uomo deve imparare nel relazionarsi con gli altri, non avere sempre il mito dell’essere superiore, della forza, della ricchezza che connaturano la società. Se usciamo da questa mentalità, e ce ne vuole, sarà una rivoluzione e non sarà indolore. Ma si potrà cambiare questo modello e le donne possono dare un grande contributo», conclude Volpato, «Faccio mie le parole di Gino Cecchettin, papà di Giulia, che spera come il sacrificio della figlia non sia inutile. Ecco, Giulia ha alzato in tutta Italia il volume sul tema femminicidio. E questo è il suo grande contributo».

QOSHE - Paola e il memoriale delle donne massacrate: «Con la pittura ridò loro dignità» - Rubina Bon
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Paola e il memoriale delle donne massacrate: «Con la pittura ridò loro dignità»

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25.11.2023

Il volto è sorridente, la frangetta a incorniciarlo, un cappellino che sa di parigino. È una delle immagini che l’Italia ha imparato a conoscere di Giulia Cecchettin. Sabato 18 novembre, poche ore dopo il ritrovamento del corpo della ragazza veneta massacrata dall’ex fidanzato, Paola Volpato si è messa all’opera.

Il supporto di carta cotone davanti a sé, la china. C’era drammaticamente da aggiungere un altro volto agli ottocento già realizzati dal 2015 a oggi dall’artista di origine mestrina, con studio a Noale. Un frammento, l’ennesimo, nel mosaico delle donne uccise per mano di uomini violenti proprio per il loro essere donne. Un altro volto per “Femminicidio”, ciclo pittorico (esposto in parte fino a domenica 26 novembre al Brolo a Mogliano, in parte come riproduzioni fotografiche nello spazio di M9 di Mestre in via Poerio, sabato 25 novembre la proiezione dei volti sulla facciata nella piazzetta del teatro Toniolo a Mestre) che Volpato alimenta da quando ha sentito l’urgenza di dare il proprio contributo artistico alla causa delle donne uccise.

Alcuni dei ritratti di Paola Volpato, sono i volti delle donne uccise in Veneto dal 2015

«Questo lavoro nasce dal desiderio di ricordare e di ridare un........

© Il Mattino di Padova


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