Ravenna, 7 dicembre 2023 – Non solo il suo , da ben 218mila euro. Ma quel testamento prevedeva la remissione di debiti per ulteriori 220mila euro facendo così salire la cifra complessiva a quasi 440mila euro. Un tesoretto, insomma. Sei le persone che avrebbero potuto beneficiarne. La prima, per 4.000 mila euro; e poi un notaio di Rimini per 20mila, una commercialista di Forlì per 25mila. E ancora altre tre persone rispettivamente per 100mila, 70mila e 2.500 euro. Nessuna però ha accettato il testamento. Come dire che sulla carta, il debito esiste ancora.

Lo stesso ha fatto l’imputato, il commercialista nonché ex consigliere locale e regionale Gianguido Bazzoni dicendo no, oltre alla remissione del debito, anche a un podere e alla metà dell’ingente liquidità del defunto. Lui stesso ha spiegato il perché: "Ho fatto guardare, è falso, ho rinunciato".

I suoi consulenti hanno cioè confermato che si tratta di un documento artefatto: anche se naturalmente Bazzoni ha respinto ogni accusa sulla sua paternità. E sul lascito dell’amico Luigi Pini, ex funzionario di banca di San Pietro in Vincoli morto ultra-novantenne il 7 giugno del 2021, la dichiarazione del difensore Alessandro Giovanni Vallese, ha lasciato intuire che ci sarà battaglia pure su quella cifra. "Ci riserviamo di approfondire ogni ulteriore questione attinente all’eventuale esigibilità di somme di danaro risalenti a precedenti rapporti economici tra le parti".

Quali? Sul punto, la disamina della figlia del defunto, la farmacista Patrizia Pini, è stata particolarmente articolata martedì mattina davanti al giudice Cosimo Pedullà . "Bazzoni - ha ricordato - aveva con mio padre una frequentazione giornaliera. Papà era molto riservato: con persone in ufficio non ci faceva entrare". E l’ex consigliere "andava da lui quasi ogni giorno" in un ufficio che "gli fu assegnato quando andò in pensione: era un funzionario molto apprezzato. Così" l’istituto "gli mise a disposizione quello spazio affinché i clienti passassero da lui e poi in banca o viceversa. Faceva come in orario d’ufficio". Sulle condizioni del babbo, nessun dubbio: "Mio padre soffriva di infiammazione ai bronchi e problemi di deambulazione ma era assolutamente lucido. Sapevo - ha proseguito la donna - che aveva prestato danaro a Bazzoni due o tre anni prima della morte". Era molto riservato, ma quando veniva ricoverato "in ospedale, ci diceva qualcosa in più ". E così la figlia era venuta a sapere che il padre "in precedenza" aveva fatto all’imputato un "altro prestito, già restituito. Per i prestiti in essere, me li aveva raccontati. Prima di Pasqua 2021 - ha insistito la teste in aula - gli aveva chiesto la restituzione del danaro: ma, mi raccontò mio padre, da qual momento si fece di nebbia, non si faceva più trovare". In senso contrario, non ci sono a suo dire "mai stati prestiti di Bazzoni a mio padre" dato che "non ho mai trovato documenti in tal senso: e lui era molto preciso".

Tutte le carte erano nel suo ufficio: "Le ho trovate nel mettere a posto ". E in quanto ai sei a cui nel testamento era stato rimesso il debito, "tutti si sono riconosciuti debitori perché non c’era motivo per rimetterlo". Uguale a rinuncia del testamento, come ha fatto l’imputato. Ecco che allora per la sorte di questo processo sarà fondamentale la prossima udienza di fine febbraio, quando a confrontarsi saranno tutti i consulenti proprio sulla paternità del testamento. In ogni caso una questione rimarrà aperta: quella del lamentato debito da 218 mila euro.

QOSHE - Testamento falso, i dubbi su quel debito da 218mila euro: sei beneficiari in totale - Andrea Colombari
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Testamento falso, i dubbi su quel debito da 218mila euro: sei beneficiari in totale

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07.12.2023

Ravenna, 7 dicembre 2023 – Non solo il suo , da ben 218mila euro. Ma quel testamento prevedeva la remissione di debiti per ulteriori 220mila euro facendo così salire la cifra complessiva a quasi 440mila euro. Un tesoretto, insomma. Sei le persone che avrebbero potuto beneficiarne. La prima, per 4.000 mila euro; e poi un notaio di Rimini per 20mila, una commercialista di Forlì per 25mila. E ancora altre tre persone rispettivamente per 100mila, 70mila e 2.500 euro. Nessuna però ha accettato il testamento. Come dire che sulla carta, il debito esiste ancora.

Lo stesso ha fatto l’imputato, il commercialista nonché ex consigliere locale e regionale Gianguido Bazzoni dicendo no, oltre alla remissione del debito, anche a un podere e alla metà dell’ingente liquidità del defunto. Lui stesso ha spiegato il perché: "Ho fatto guardare, è falso, ho........

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