Ravenna, 1 febbraio 2024 – Non è mai semplice affrontare la fine di una relazione. Nemmeno quando poi si arriva a un divorzio consensuale. Ne sa qualcosa la protagonista di questa vicenda la quale si era rivolta al Tar di Bologna per chiedere di annullare sia l’ammonimento verbale della questura a "cessare ogni comportamento idoneo a cagionare stati d’ansia o tensione". Che il divieto di avvicinarsi a quella che era ancora sua moglie. Dopotutto la coniuge - alla quale era legata formalmente grazie alla regolamentazione delle unioni civili - nemmeno l’aveva querelata. E lei era convinta di essere riuscita a spiegare tutto nel contesto di un finale di coppia sereno.

Ma i giudici amministrativi le hanno detto no: ricorso rigettato. In fondo - si legge nella sentenza appena pubblicata - la questura decide sulla base delle informazioni che ha nel momento: e in quel momento i comportamenti "insistenti e aggressivi" erano stati valutati come "sintomatici di una situazione di pericolosità". Così, "per preservare incolumità e serenità" della ormai ex, ecco l’ammonimento.

La querelle si era innescata proprio perché quest’ultima aveva fatto richiesta alla luce della "preoccupazione in lei ingenerata dal comportamento aggressivo e persecutorio" della moglie. Aveva però scelto di non denunciarla.

Secondo il ricorso della donna colpita dai provvedimenti della questura, in realtà non c’era nessun motivo di tanta formalità a suo carico. Innanzitutto perché a suo avviso non c’era stato "alcun comportamento molesto" capace di indurre "ansia e paura". Era anzi stata "affrontata con serenità la chiusura della relazione" come "testimoniato da alcuni messaggi scambiati" con la coniuge. E se lei fosse stata ammessa a partecipare al contraddittorio, "avrebbe potuto chiarire la portata della vicenda". E poi loro due avevano presentato "istanza di divorzio consensuale" in ragione del fatto che i comportamenti ritenuti aggressivi e persecutori, in realtà non si erano più ripetuti.

Tuttavia la sentenza, a firma del giudice estensore Mara Bertagnolli, ha chiarito non solo che gli elementi in mano in quel momento alla questura inducevano a "ritenere sussistenti le condizioni per ammonire" la donna. Ma che l’ammonimento può essere sempre revocato: "Il rasserenarsi dei rapporti tra le ex ben avrebbe potuto" giustificare una richiesta "di cessazione del provvedimento", ma non "l’illegittimità della sua adozione". Da ultimo, non era necessario la partecipazione dell’interessata al procedimento: vero ogni volta che "gli atti a disposizione appaiano sufficienti". Dopotutto si sta parlando di una misura "caratterizzata da celerità" e adottata "per interrompere immediatamente l’azione persecutoria". Non occorreva perciò sentire "l’autrice dei comportamenti".

QOSHE - Violenza nella coppia di donne, il Tar: "Coniuge aggressiva, giusto l’ammonimento della questura" - Andrea Colombari
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Violenza nella coppia di donne, il Tar: "Coniuge aggressiva, giusto l’ammonimento della questura"

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01.02.2024

Ravenna, 1 febbraio 2024 – Non è mai semplice affrontare la fine di una relazione. Nemmeno quando poi si arriva a un divorzio consensuale. Ne sa qualcosa la protagonista di questa vicenda la quale si era rivolta al Tar di Bologna per chiedere di annullare sia l’ammonimento verbale della questura a "cessare ogni comportamento idoneo a cagionare stati d’ansia o tensione". Che il divieto di avvicinarsi a quella che era ancora sua moglie. Dopotutto la coniuge - alla quale era legata formalmente grazie alla regolamentazione delle unioni civili - nemmeno l’aveva querelata. E lei era convinta di essere riuscita a spiegare tutto nel contesto di un finale di coppia sereno.

Ma i giudici........

© il Resto del Carlino


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