Fermo, 15 marzo 2024 – Fin dove arriva il dovere di un medico? A che punto si diventa degli eroi? Secondo la famiglia Moreschini di Fermo il chirurgo Francesco Bernetti Evangelista è decisamente nella categoria degli eroi, era di servizio la notte in ci hanno portato la figlia Giulia, 15 anni, in pronto soccorso con la febbre altissima e insensibilità agli arti.

Un pronto soccorso, quello dell’ospedale Murri, affollato come tutti i punti di emergenza, lunghe ore di attesa, Bernetti ha dimesso la ragazza ma si riprometteva di rivederla presto. E infatti al mattino, appena smontato dalla lunga e faticosa notte, ha deciso di passare direttamente a casa della ragazza, per verificare un dubbio che aveva, per confermare l’idea che si era fatto che per lei servisse un ricovero in neurologia che, di fatto, le ha evitato conseguenze importanti.

"Io ho fatto solo il mio dovere", ripete il medico che ieri è stato travolto da messaggi e pensieri, dopo che i genitori di Giulia hanno deciso di raccontare questa storia ed esprimere la loro gratitudine: "Non mi va che si faccia una caso su questo, io credo che tutti i medici facciano delle cose buone, purtroppo spesso fanno notizia solo gli errori che pure capitano. In questo caso c’era da approfondire una situazione che in pronto soccorso non c’era stato modo di verificare fino in fondo".

Si schermisce ma la vicenda è diventata virale e in tantissimi hanno confermato la sua umanità profondissima, l’attenzione alle persone più che ai pazienti, la cura nel farsi carico della sofferenza altrui, sempre con poche parole e con lo sguardo sereno e serio: "Sono medico da 40 anni – racconta – ho operato circa 30 mila persone, più o meno, per qualcuno è andata bene, per altri meno bene. Io ci ho provato sempre a fare il mio dovere. Anche in questo caso è andata così, non mi sembra proprio di aver fatto qualcosa di strano".

Giulia era stata colpita da una seria infiammazione midollare, il rischio era che perdesse l’uso delle gambe, era necessario che venisse presa in carico dalla neurologia al più presto.

Mamma Catiuscia e papà Marco Moreschini hanno vissuto una notte da incubo: "Eravamo terrorizzati, la febbre saliva e Giulia diceva che non era la solita febbre, si sentiva strana, non riusciva a muovere le gambe. Siamo usciti dal pronto soccorso alle 3 e alle 8 saremmo partiti per portarla ad Ancona. Quando è suonato il campanello e abbiamo trovato il medico che ci aveva accolti in pronto soccorso non ci potevamo credere. Lui dice di non aver fatto niente di strano ma la verità è che non siamo più abituati ad avere medici che accompagnano le persone in questo modo, in tanti ci hanno confermato di aver avuto esperienza con Bernetti di una profonda vicinanza, di una seria presa in carico anche quando le cose non sono andate bene. Ecco, volevamo dargli la nostra riconoscenza più sincera e dire a tutti quelli che vogliono fare i medici o che già medici sono che c’è spazio per l’umanità e che è parte importante della cura, consola e aiuta tanto".

Giulia oggi è guarita, dopo dieci giorni di ricovero e cure pesantissime è di nuovo in piedi e dentro la sua vita di splendida 15enne. Lui, Bernetti Evangelista, è tornato a fare il suo lavoro, anche se è in pensione da qualche anno, impegnato con una cooperativa a sollevare il carico di lavoro dei pochissimi medici in servizio al pronto soccorso, portando i suoi 40 anni di esperienza da medico e un cuore che sa farsi carico del dolore altrui.

QOSHE - Medico eroe salva una ragazzina, i genitori: “Febbre altissima e non riusciva a muovere le gambe, eravamo terrorizzati” / - Angelica Malvatani
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Medico eroe salva una ragazzina, i genitori: “Febbre altissima e non riusciva a muovere le gambe, eravamo terrorizzati” /

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14.03.2024

Fermo, 15 marzo 2024 – Fin dove arriva il dovere di un medico? A che punto si diventa degli eroi? Secondo la famiglia Moreschini di Fermo il chirurgo Francesco Bernetti Evangelista è decisamente nella categoria degli eroi, era di servizio la notte in ci hanno portato la figlia Giulia, 15 anni, in pronto soccorso con la febbre altissima e insensibilità agli arti.

Un pronto soccorso, quello dell’ospedale Murri, affollato come tutti i punti di emergenza, lunghe ore di attesa, Bernetti ha dimesso la ragazza ma si riprometteva di rivederla presto. E infatti al mattino, appena smontato dalla lunga e faticosa notte, ha deciso di passare direttamente a casa della ragazza, per verificare un dubbio che aveva, per confermare l’idea che si era fatto che per lei servisse un ricovero in neurologia che, di fatto, le ha evitato conseguenze importanti.

"Io........

© il Resto del Carlino


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