Roma, 29 febbraio 2024 – Non ci sono solo i cinesi della Byd. Anzi, le aziende targate Pechino interessate a investire in Italia sono almeno tre. Senza contare che a spuntarla, nel rush finale, potrebbero essere gli americani di Tesla. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso, ieri in un’audizione alla Commissione attività produttive della Camera, ha infatti svelato che il dialogo con l’azienda di Elon Musk che va avanti "da mesi". Un fatto è certo: Stellantis non resterà sola a produrre auto lungo lo stivale. L’obiettivo del governo è di trovare al più presto un secondo brand da affiancare al gruppo italo-francese. E la pista potrebbe portare diritto ad un nuovo stabilimento specializzato nelle auto a batteria.

Una inversione ad U rispetto alla produzione di vetture termiche che arriva proprio nel giorno in cui, a sorpresa, Apple ha deciso di gettare la spugna sul progetto per la realizzazione di un veicolo full-electric. Anzi, il veicolo definitivo dal momento che si sarebbe guidato da solo, completamente connesso e decisamente avveniristico. Alla fine, il colosso dell’informatica, dopo 10 anni di ricerche "segrete", miliardi spesi e prototipi mai visti, ha comunicato di aver abbandonato l’ambizione di costruire una propria auto dirottando tutte le sue energie sull’intelligenza artificiale.

In Italia, invece, la pista seguita da Urso per affiancare Stellantis porta diritto all’auto elettrica. L’obiettivo è arrivare a produrre in Italia un milione e 300 mila veicoli. La soglia minima per rispondere alle esigenze del mercato interno e delle oltre 5.500 imprese della filiera allargata della componentistica, che danno lavoro a 1,2 milioni di persone. L’accordo a cui si sta lavorando con Stellantis – che Urso vuole chiudere prima dell’estate – mira a raggiungere nel giro di qualche anno una produzione di un milione di veicoli, dai circa 750mila del 2023.

Vi è quindi, secondo il ministro, la necessità di "almeno" un secondo produttore. La ricerca è cominciata già da qualche settimana, con almeno tre società cinesi di auto elettriche che avrebbero visitato l’Italia per fare approfondimenti. Non solo la Byd, il numero uno nella produzione di vetture a zero emissioni, che ha già in programma uno stabilimento in Ungheria e che sta studiando la possibilità di un secondo impianto.

Stesso discorso per Tesla che si è vista bocciare dal governo di Berlino, nei giorni scorsi, il progetto di un impianto di assemblaggio delle proprie vetture. Una scelta che potrebbe spingere gli americani verso l’Italia. "Stiamo avendo riscontri molto positivi ma si tratta di un processo in corso che richiede prudenza – ha aggiunto Urso – Case automobilistiche che al momento non producono in Europa guardano con interesse al nostro mercato consapevoli che dovremo necessariamente tutelare il mercato interno dalla concorrenza".

Polemiche, invece, le prime reazioni delle opposizioni. L’ex ministro Andrea Orlando (Pd) e la deputata Chiara Appendino (M5s) accusano il ministro di un approccio contraddittorio sia sull’auto elettrica sia nei rapporti con la Cina dopo l’addio al progetto sulla "via della Seta".

QOSHE - Auto, il governo gioca la carta Tesla. E sull’elettrica Apple getta la spugna - Antonio Troise
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Auto, il governo gioca la carta Tesla. E sull’elettrica Apple getta la spugna

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29.02.2024

Roma, 29 febbraio 2024 – Non ci sono solo i cinesi della Byd. Anzi, le aziende targate Pechino interessate a investire in Italia sono almeno tre. Senza contare che a spuntarla, nel rush finale, potrebbero essere gli americani di Tesla. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso, ieri in un’audizione alla Commissione attività produttive della Camera, ha infatti svelato che il dialogo con l’azienda di Elon Musk che va avanti "da mesi". Un fatto è certo: Stellantis non resterà sola a produrre auto lungo lo stivale. L’obiettivo del governo è di trovare al più presto un secondo brand da affiancare al gruppo italo-francese. E la pista potrebbe portare diritto ad un nuovo stabilimento specializzato nelle auto a batteria.

Una inversione ad U rispetto alla produzione........

© il Resto del Carlino


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