Roma, 6 gennaio 2024 – Le famiglie italiane possono respirare un po’. La buona notizia è che a dicembre l’inflazione ha continuato a rallentare il suo passo, sia pure con qualche eccezione: i beni alimentari, per fare un esempio, evidenziano un’accelerazione della crescita annua del 9,8% sull’8,8% del 2022. La cattiva notizia, però, è che in Europa il carovita è tornato a farsi sentire, da un +2,4% di novembre al 2,9% di dicembre.

Un trend che non promette nulla di buono dalle parti di Francoforte, dove la Bce potrebbe essere indotta a rimandare quel calo dei tassi che continua ad essere legato all’andamento dei prezzi. Non a caso, ieri, quasi tutti le principali Borse europee hanno registrato un andamento negativo, ridimensionando le speranze di un prossimo allentamento della stretta monetaria. Resta il fatto che in Italia su base annua l’inflazione si è fermata sullo 0,6%, rispetto allo 0,7% del mese scorso.

Nel 2023, in media, la crescita dei prezzi al consumo è stata del 5,7%, in netto rallentamento dall’8,1% del 2022. Un andamento favorito, rileva l’Istat, del venir meno delle tensioni sui prezzi dei beni energetici. Anche in Europa, del resto, siamo molto lontani dai picchi registrati subito dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. La cura da cavallo decisa dalla Banca Centrale che ha portato, dopo 14 rialzi consecutivi, il costo del denaro al 4,5%, ha prodotto i suoi effetti. Vanno meglio le cose anche dal punto di vista dell’economia reale. Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici, sempre secono i dati diffusi ieri dall’istituto di statistica, registrano un netto miglioramento, con una crescita dell’1,8% rispetto al trimestre precedente.

I soldi in più nel portafoglio degli italiani si sono tradotti in un aumento dei consumi, pari all’1,2% ed è salita, contestualmente, anche la propensione al risparmio stimata al 6,9%, con un incremento di 0,6 punti percentuali rispetto ai tre mesi precedenti. Il mix positivo della riduzione dei prezzi e dell’aumento dei redditi ha portato ad una crescita del potere di acquisto delle famiglie dell’1,3%. Nella fotografia (sia pure provvisoria) scattata ieri dall’Istat c’è qualche pennellata di rosa anche nel capitolo dei conti dello Stato. Nei primi primi tre trimestri del 2023, infatti, le amministrazioni pubbliche hanno registrato un indebitamento netto del -7,1% del Pil, in miglioramento rispetto al -8,8% del corrispondente periodo del 2022 mentre il rapporto Deficit/Pil si è fermato al 5%. Mentre la pressione fiscale è calata al 41,2%, con una riduzione dello 0,2% rispetto allo stesso periodo del 2022. Numeri che, comunque, sono stati interpretati in maniera nettamente diversa dalla maggioranza e dall’opposizione.

Esulta il ministro del Made In Italy, Adolfo Urso, che qualche mese fa per fermare l’impennata dei prezzi, aveva lanciato l’operazione ‘carrello tricolore’: "Sono stati smentiti i profeti di sventura". Non la pensa così il suo predecessore al ministero di via Veneto, Stefano Patuanelli, capogruppo M5s al Senato, che parla di "totale fallimento" delle politiche del governo. Caute le associazioni dei consumatori. Per il Codacons il carovita è costato 1.796 euro a famiglia nel 2023. L’Unc è preoccupata per la corsa delle quotazioni delle bevande e degli alimentari. Confcommercio parla di un’inflazione in linea con le attese mentre l’altra organizzazione del terziario, la Confesercenti, rileva che il vero "malato sono i consumi". Infine, la Coldiretti: "Nel 2023 gli italiani hanno speso 9 miliardi in più per mangiare di meno perché a causa del caro prezzi hanno dovuto tagliare le quantità acquistate".

QOSHE - Segnali di ripresa: cala l’inflazione, sale il reddito. Più soldi nei portafogli degli italiani - Antonio Troise
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Segnali di ripresa: cala l’inflazione, sale il reddito. Più soldi nei portafogli degli italiani

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06.01.2024

Roma, 6 gennaio 2024 – Le famiglie italiane possono respirare un po’. La buona notizia è che a dicembre l’inflazione ha continuato a rallentare il suo passo, sia pure con qualche eccezione: i beni alimentari, per fare un esempio, evidenziano un’accelerazione della crescita annua del 9,8% sull’8,8% del 2022. La cattiva notizia, però, è che in Europa il carovita è tornato a farsi sentire, da un 2,4% di novembre al 2,9% di dicembre.

Un trend che non promette nulla di buono dalle parti di Francoforte, dove la Bce potrebbe essere indotta a rimandare quel calo dei tassi che continua ad essere legato all’andamento dei prezzi. Non a caso, ieri, quasi tutti le principali Borse europee hanno registrato un andamento negativo, ridimensionando le speranze di un prossimo allentamento della stretta monetaria. Resta il fatto che in Italia su base annua l’inflazione si è fermata sullo 0,6%, rispetto allo........

© il Resto del Carlino


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