Fiumalbo (Modena), 28 gennaio 2024 – La pastorizia è un mestiere fatto di sacrifici e silenzi, che nella narrazione classica evoca solitudine, ma anche passione. Oggi è un’attività che si è modernizzata, eppure conserva riti antichi. Secondo l’Anagrafe zootecnica, in Italia risultano circa 8 milioni di capi: poco più di un milione di caprini e circa 7 milioni di ovini. In Emilia-Romagna e in parte nelle Marche non è la principale attività nello scenario agricolo, anche se rimane una nicchia consistente specie per la produzione di latte e formaggi di qualità. Secondo le stime di Agrintesa, in Emilia-Romagna gli allevamenti sono circa 2mila con la maggiore concentrazione in Romagna e diversi insediamenti nelle province di Bologna, Modena e Reggio Emilia. Si contano circa 56mila ovini, di cui 50mila pecore, per un valore prodotto di 4,2 milioni. Le razze allevate sono diverse. Ci sono la Massese, la Razza sarda, il Castrato di Romagna, la Cornelia bianca. Tra i formaggi più conosciuti, va citato il formaggio di fossa di Sogliano sul Rubicone e a seguire altri prodotti come il Pecorino di Rimini, il Pecorino del Pastore (Bologna e Romagna), il Pecorino reggiano. Per incentivare la zootecnia di montagna è nata anche la scuola per i pastori. La formazione teorica si tiene nel Casentino, nel centro di formazione "Officine di Capodarno”, a Stia, e poi in Romagna, nella rete dei centri visita del parco nazionale.

Lassù a Fiumalbo, nel paese ordinato come un presepe che guarda il monte Cimone e l’Abetone dal versante modenese, Federica Minorini e la sua famiglia vivono di pastorizia. Tecnologia e tradizione, modernità e riti antichi. E la formula funziona, la ragazza pastora e il suo staff familiare ne sono orgogliosi.

Il telefono squilla. Pronto?

"Sì mi dica, sono Federica ora sto mungendo le mie pecore..."

Può fare una pausa?

"Sì, ma abbastanza breve".

La foto della sua azienda?

"Io e il mio compagno Mario Biondi abbiamo 150 pecore di razza massese che portiamo al pascolo, qualche mucca, produciamo il formaggio nel nostro caseificio e gestiamo una fattoria didattica. Siamo felici".

Che formaggio producete?

"Il pecorino a latte crudo, secondo la tradizione centenaria dei pastori di queste parti che lo facevano appena tornati dal pascolo. Niente pastorizzazione, va fatto nel giro di 48 ore dalla mungitura portando il latte a 38 gradi massimo. Aggiungo solo caglio, strizzo a mano e lavo le forme di formaggio due volte a settimana. Di fatto è tutto biologico".

A misura di natura.

"I principi sono quelli di mio suocero e del padre di suo padre. Pascolo in aree incontaminate, acqua di fonte, latte senza aggiunte. Il mio latte sa di erba fresca".

Anche lei va sui pascoli?

"Dalla primavera a fine ottobre arriviamo con le greggi fin sotto il monte Cimone. Lassù abbiano diverse stazioni di mungitura, poi il latte viene trasferito a valle per la lavorazione".

La fattoria didattica?

"Ospitiamo i bambini delle scuole, circa trecento ogni anno, e anche famiglie. Mostriamo l’ovile, gli animali, li portiamo al pascolo, guidiamo i piccoli a fare una piccola forma di formaggio. Se la portano a casa e sono entusiasti".

Da quanto tempo gestisce la fattoria che si chiama Campo delle sore?

"Dal 2015. Io e Mario abbiamo continuato l’attività di suo padre. Io amo l’agricoltura, cominciammo con trenta pecore, abbiamo aumentato i capi, ristrutturato parte della fattoria e realizzato il caseificio nuovo. Ci dispiaceva veder morire la tradizione dei pastori".

Lei che lavoro faceva prima?

"Sono di Pievepelago, dove mi sono diplomata in ragioneria. Ho fatto la barista e la cameriera. Poi sono entrata in banca, ho girato diverse filiali, quattro anni fra conti correnti e mutui. Non era la mia vita. Eccomi qui, orgogliosa del mio lavoro".

Figli?

"Beatrice ha 9 anni, Gian Marco 4. Sono felici di stare qui. Gian Marco come regalo dell’ultimo compleanno ha chiesto una mucca. Detto fatto".

Il suo gregge compare in un film.

"Nel film ‘50 km all’ora’ di Fabio De Luigi, girato a Fanano. Le mie pecore sono quelle della scena dove bloccano la strada a Stefano Accorsi in auto. E il pastore è il mio compagno".

Nessun rimpianto?

"Nessuno. La pastorizia è un lavoro duro, ma la mente è libera, si vive all’aria aperta, si seguono i ritmi delle stagioni e degli animali e ogni giorno si vede il frutto del proprio impegno".

QOSHE - Da bancaria a pastora, il piano B di Federica: “Orgogliosa e felice” - Beppe Boni
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Da bancaria a pastora, il piano B di Federica: “Orgogliosa e felice”

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28.01.2024

Fiumalbo (Modena), 28 gennaio 2024 – La pastorizia è un mestiere fatto di sacrifici e silenzi, che nella narrazione classica evoca solitudine, ma anche passione. Oggi è un’attività che si è modernizzata, eppure conserva riti antichi. Secondo l’Anagrafe zootecnica, in Italia risultano circa 8 milioni di capi: poco più di un milione di caprini e circa 7 milioni di ovini. In Emilia-Romagna e in parte nelle Marche non è la principale attività nello scenario agricolo, anche se rimane una nicchia consistente specie per la produzione di latte e formaggi di qualità. Secondo le stime di Agrintesa, in Emilia-Romagna gli allevamenti sono circa 2mila con la maggiore concentrazione in Romagna e diversi insediamenti nelle province di Bologna, Modena e Reggio Emilia. Si contano circa 56mila ovini, di cui 50mila pecore, per un valore prodotto di 4,2 milioni. Le razze allevate sono diverse. Ci sono la Massese, la Razza sarda, il Castrato di Romagna, la Cornelia bianca. Tra i formaggi più conosciuti, va citato il formaggio di fossa di Sogliano sul Rubicone e a seguire altri prodotti come il Pecorino di Rimini, il........

© il Resto del Carlino


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