Questa volta è un affondo politico. Che sa tanto di competizione elettorale: si legge Regione, si intende Europa. Lo strappo tra Comune e Regione sul criterio della residenzialità storica per l’assegnazione delle case popolari è tutt’altro che riparato. Anzi, è il sindaco Alan Fabbri a rilanciare, chiedendosi retoricamente se "la Regione non sia già in mano a Elly Schlein e ai suoi seguaci". "La Regione – così il primo cittadino – sta per cancellare uno strumento di equità sociale, con un passo indietro nel diritto alla casa per chi da tempo vive e lavora nella propria città e il presidente Bonaccini non dice una parola. I casi sono due: o non è d’accordo e il provvedimento gli è stato imposto dalla sua ex vicepresidente, o nell’incertezza snervante sul terzo mandato ha ceduto alle pressioni di un sistema ideologico tipico degli apparati del suo partito che, di solito, non gli appartiene. Entrambe le ipotesi sembrano confermare però un solo dato: l’Emilia Romagna pare già caduta in mano ad Elly Schlein e ai suoi seguaci. E gli effetti si vedono".

Insomma, la lettura politica che dà il sindaco al provvedimento ha a che fare con la leadership interna del partito. Riaccende, in qualche modo, una contrapposizione mai del tutto sopita. Per lo meno fra chi – e in Regione sono tanti – riconoscono in Schlein, non in Bonaccini la guida del partito. "La Giunta regionale lavora a un documento che legherà le mani ai sindaci su un tema delicatissimo e fortemente territoriale come è quello della casa popolare – torna sulla polemica Fabbri, rispondendo anche all’assessore regionale Lori –. Le giustificazioni dell’assessore regionale, Barbara Lori, che parla di uniformità di criteri di accesso dimostrano quanto il Pd sia, ancora una volta, scollegato dalla realtà: ogni territorio ha caratteristiche diverse e per questo, da sempre, i criteri e i punteggi di assegnazione della Casa Popolare sono nelle competenze dei sindaci". Sempre rispondendo all’assessora regionale, segnatamente sulla sentenza del tribunale contro il Comune, Fabbri è molto duro: "La sentenza che l’assessore Lori erroneamente cita, non ha mai messo in dubbio che siano i primi cittadini a dover decidere sulle graduatorie. Proprio perché ogni Comune ha esigenze diverse a cui rispondere a seconda dei bisogni della popolazione locale". "Ad esultare per l’assurdo passo indietro, sono, invece, ovviamente, i sindacati, alleati stretti della segretaria nazionale del Pd – attacca Fabbri – che galvanizzati dall’idea di spostare l’ago della bilancia a favore degli immigrati appena sbarcati, vagheggiano, addirittura, di togliere il requisito minimo dei tre anni di presenza in Emilia Romagna per l’accesso alle graduatorie. Ci auguriamo, ovviamente, che questo non avvenga mai e ricordiamo al presidente Bonaccini che fu proprio lui, mentre io stesso ero alla guida del gruppo consiliare della Lega in Regione, a dare il via libera, su nostra sollecitazione, all’obbligo dei tre anni di residenza su territorio regionale come requisito minimo per l’accesso alle graduatorie per la casa popolare". Per questo, conclude il sindaco, "stento a credere che questo enorme e sbagliatissimo passo indietro, che va a colpire anziani e cittadini bisognosi in un momento già difficile, sia farina del suo sacco. Andremo avanti nella battaglia contro questa scelta iniqua che rischia di danneggiare anziani e famiglie bisognose. Ma facciamo un appello al buonsenso: c’è ancora tempo per aggiustare il tiro".

QOSHE - Case popolari: è bufera: "Bonaccini non parla. La Regione è già finita in mano a Elly Schlein" - Federico Di Bisceglie
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Case popolari: è bufera: "Bonaccini non parla. La Regione è già finita in mano a Elly Schlein"

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13.01.2024

Questa volta è un affondo politico. Che sa tanto di competizione elettorale: si legge Regione, si intende Europa. Lo strappo tra Comune e Regione sul criterio della residenzialità storica per l’assegnazione delle case popolari è tutt’altro che riparato. Anzi, è il sindaco Alan Fabbri a rilanciare, chiedendosi retoricamente se "la Regione non sia già in mano a Elly Schlein e ai suoi seguaci". "La Regione – così il primo cittadino – sta per cancellare uno strumento di equità sociale, con un passo indietro nel diritto alla casa per chi da tempo vive e lavora nella propria città e il presidente Bonaccini non dice una parola. I casi sono due: o non è d’accordo e il provvedimento gli è stato imposto dalla sua ex vicepresidente, o nell’incertezza snervante sul terzo mandato ha ceduto alle pressioni di un sistema ideologico tipico degli apparati del suo partito........

© il Resto del Carlino


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