Bologna, 28 gennaio 2024 – Identificati specifici anticorpi che hanno tutte le potenzialità per poter curare il sarcoma di Ewing, un tumore che si sviluppa a partire dall’osso o dai tessuti molli che lo circondano e possono localizzarsi in diverse aree dell’organismo, anche se quelle più comunemente coinvolte sono la tibia, il femore, il bacino e le costole.

La malattia può insorgere a tutte le età, ma si presenta soprattutto nei bambini e negli adolescenti. Rappresenta il due per cento circa di tutti i tumori nella fascia di età compresa tra 0 e 19 anni. L’incidenza della malattia è più elevata nei maschi (4,3 casi per milione) che nelle femmine (2,6 casi per milione) e cresce con l’aumentare dell’età. Il picco di casi si osserva tra i 5 e i 15 anni, seguito da una diminuzione tra i 15 e i 19 anni.

L’importante scoperta è stata effettuata da un gruppo di ricercatori guidati da Katia Scotlandi, a capo del laboratorio di Oncologia sperimentale presso l’Irccs Istituto Ortopedico Rizzoli che hanno identificato una funzione inedita dell’antigene CD99. I risultati dello studio, sostenuto da Fondazione Airc, sono stati pubblicati di recente sulla rivista Cancer Immunology Research.

«Un antigene è una molecola che il sistema immunitario riconosce come estranea, come spiega Scotlandi –. In questo caso, l’antigene CD99 viene sollecitato, tramite il riconoscimento da parte di specifici anticorpi, a indurre la morte delle cellule tumorali. Ciò può avvenire poiché CD99 determina l’attivazione di segnali cosiddetti ’eat me’ (mangiami, ndr) e l’inibizione di opposti segnali, detti ’don’t eat me’ (non mangiarmi,ndr) sulla superficie delle cellule neoplastiche.

A sua volta tutto questo favorisce l’attività di fagocitosi da parte dei macrofagi – prosegue –, cellule dell’immunità innata in grado di inglobare e neutralizzare cellule e molecole pericolose. Nel complesso quindi gli anticorpi anti-CD99 attaccano il tumore su due fronti, agendo sia sulle cellule tumorali sia sul microambiente tumorale, di cui fanno appunto parte i macrofagi. Fra gli anticorpi più attivi vi è l’anticorpo umano C7, il cui uso potrebbe avere un importante potenziale terapeutico contro il sarcoma di Ewing e altre patologie tumorali".

Il sarcoma di Ewing colpisce ogni anno una settantina di persone, la maggior parte delle quali arriva per la cura al Rizzoli.

"Per quanto riguarda gli anticorpi individuati siamo a livello pre-clinico – sottolinea –. Ma la cosa interessante è che può avere potenzialità terapeutiche anche per altri tumori, ad esempio quelli cerebrali, i melanomi e le leucemie mieloidi acute". Non può mancare una riflessione sula fatto che il gruppo di ricerca che ha effettuato la scoperta sia composto tutto da donne: "Riflette il fatto che la ricerca è soprattutto donna. Perché comporta tanta fatica, pochi momenti di notorietà e poi è un dato ormai noto che le facoltà di Biologia e Medicina vedono una presenza in maggioranza femminile".

Alla ricerca, guidata dalla dottoressa Scotlandi, hanno collaborato: Gina Lisignoli della Sc laboratorio di Immunoreumatologia e rigenerazione tissutale , che ha messo a disposizione la propria esperienza nella caratterizzazione fenotipica dei macrofagi, e il gruppo di Francesca Salamanna, della Sc Scienze e Tecnologie Chirurgiche, oltre ad alcuni ricercatori dell’Università di Bologna.

QOSHE - Sarcoma di Ewing, una speranza: al Rizzoli individuati gli anticorpi - Monica Raschi
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Sarcoma di Ewing, una speranza: al Rizzoli individuati gli anticorpi

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28.01.2024

Bologna, 28 gennaio 2024 – Identificati specifici anticorpi che hanno tutte le potenzialità per poter curare il sarcoma di Ewing, un tumore che si sviluppa a partire dall’osso o dai tessuti molli che lo circondano e possono localizzarsi in diverse aree dell’organismo, anche se quelle più comunemente coinvolte sono la tibia, il femore, il bacino e le costole.

La malattia può insorgere a tutte le età, ma si presenta soprattutto nei bambini e negli adolescenti. Rappresenta il due per cento circa di tutti i tumori nella fascia di età compresa tra 0 e 19 anni. L’incidenza della malattia è più elevata nei maschi (4,3 casi per milione) che nelle femmine (2,6 casi per milione) e cresce con l’aumentare dell’età. Il picco di casi si osserva tra i 5 e i 15 anni, seguito da una diminuzione tra i 15 e i 19 anni.

L’importante........

© il Resto del Carlino


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