Milano, 3 dicembre 2023 – Era l’autunno del 1983 e gli spettatori italiani andavano a conoscere una nuova specie di programma: Drive In. È vero che c’erano già state trasmissioni come Non stop, o A tutto gag che avevano stravolto la grammatica della comicità nel piccolo schermo, ma con Drive In quella riforma costituzionale delle battute veniva definitivamente consacrata. Lo ha spiegato molto bene il suo stesso autore, Antonio Ricci, al recente convegno organizzato a Milano all’Università Cattolica. "Pativo i balletti e le canzoni dei varietà tradizionali, inventai Drive In basandomi non sulla velocità ma sul ritmo. In novanta minuti netti di trasmissioni c’erano ben cinquanta situazioni diverse. A volte dovevamo tagliare un pezzo comico di soli 15 secondi, e in quei 15 secondi ci infilavamo qualcos’altro".

Intensità, si direbbe sui campi di calcio. E in questo modo c’era posto se non per tutti, almeno per molti, moltissimi. Una legione di nuovi comici fino ad allora confinati nei cabaret (primo fra tutto il mitico Derby) diventarono popolarissimi. Elenco non esaustivo: Syusy Blady e Patrizio Roversi, Massimo Boldi, Teo Tecoli, Enzo Braschi, Malandrino e Veronica, Guido Nicheli, Carlo Pistarino, I Trettrè, Sergio Vastano, Mario Zucca, Francesco Salvi, Zuzzurro e Gaspare, Giorgio Faletti oltre naturalmente a Ezio Greggio e Gianfranco D’Angelo.

Ognuno col suo personaggio, pronto a incidere nella memoria collettiva con tormentoni sopravvissuti ai tempi: da "Porco il mondo che c’ho sotto i piedi" (il Vito Catozzo di Faletti), al Carlino di Passerano Marmorito, col suo "giumbotto", anche questo di Faletti, il Testimone di Bagnacavallo (sempre Faletti) "Credete forse che io... e non vi veda?" all’"Asta tosta" di Greggio ("oggetti tosti per tutti i gosti" con l’immancabile opera di Teomondo Scrofalo introdotto dalla frase "È lui o non è lui? Cerrrto che è lui!"). Senza dimenticare il Tenerone di D’Angelo ("Emozioneee"), e ancora l’immarcescibile “Has Fidanken“, il cocker restio a obbedire a qualunque comando.

Ma soprattutto bisogna ricordare quello che forse è stato il personaggio più emblematico e potente di tutta la squadra: il paninaro di Enzo Braschi. Ricci aveva notato le aggregazioni giovanili in piazza San Babila, e mandò Braschi a studiarne le costumanze. Ne uscì il personaggio con l’imprescindibile piumino e gli altrettanto imprescindibili scarponcini Timberland, e il corrispettivo linguaggio allora “giovanile“ (le "sfitinzie").

Come nacque Drive In? Ancora Ricci: "Berlusconi non era interessato a questo tipo di trasmissione, e non voleva spendere soldi per una tv che aveva appena acquisito. A lui interessavano gli show con le grandi star della tv e del cinema. Di comicità gli piaceva solo Benny Hill. Io invece volevo fare un programma tutto di comici che prendesse in giro l’americanizzazione dell’Italia che allora era rappresentata dall’arrivo dei fast food, dalle serie come Dallas. Ecco perché l’ambientazione in un drive-in, ecco perché le ragazze fast food". Anche loro meritano di essere ricordate, e di sicuro saranno rimaste impresse nella memoria di qualche lettore: Tinì Cansino, Nadia Cassini, la top model Antonia Dell’Atte, Eva Grimaldi, Cristina Moffa, Johara, Ambra Orfei. Tutte impegnate a impersonare con ironia le svampite maggiorate.

Al convegno Barbara Palombelli ha dato un’interpretazione suggestiva della nascita del programma: "Il 1983 fu un anno importante. Al potere andava Bettino Craxi, artefice a suo modo di una certa modernità. L’Italia usciva dall’epoca del terrorismo, il sequestro Dozier nell’81 era stato l’ultimo atto. E, come nel dopoguerra, c’era una gran voglia di vivere, ridere, gioire, è di quell’anno il primo Vacanze di Natale. Fino ad allora la gioia esplodeva all’esterno delle case, guardare la tv era una roba da sfigati. Con Drive In invece si scoprì la voglia di ridere anche all’interno delle abitazioni, si formavano gruppi di ascolti per guardarlo tutti insieme".

Con orgoglio Antonio Ricci ha ricordato che il programma aveva anche una vasta area di satira politica che prendeva in giro i politici di ogni colore (De Mita, Goria, De Michelis, Spadolini): "Il primo anno nessuno sapeva cosa sarebbe andato in onda, nessuno sapeva cosa scrivevamo. E quando, nel secondo anno, se ne sono accorti, ormai era troppo tardi per tornare indietro. Considero Enzo Trapani il mio maestro: lui mi spiegò che, una volta avviata una macchina produttiva, interromperla costa un mucchio di soldi. Perciò hai in mano un incredibile strumento di contrattazione". Drive In visse, su Italia 1, dal 4 ottobre 1983 al 17 aprile 1988. Troppo poco? Forse il necessario per entrare, come le grandi rockstar morte giovani, nel mito.

QOSHE - Quarant’anni di Drive In. "Basta canzoni e balletti, vai con ritmo e risate: così rivoluzionai la tv" - Piero Degli Antoni
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Quarant’anni di Drive In. "Basta canzoni e balletti, vai con ritmo e risate: così rivoluzionai la tv"

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03.12.2023

Milano, 3 dicembre 2023 – Era l’autunno del 1983 e gli spettatori italiani andavano a conoscere una nuova specie di programma: Drive In. È vero che c’erano già state trasmissioni come Non stop, o A tutto gag che avevano stravolto la grammatica della comicità nel piccolo schermo, ma con Drive In quella riforma costituzionale delle battute veniva definitivamente consacrata. Lo ha spiegato molto bene il suo stesso autore, Antonio Ricci, al recente convegno organizzato a Milano all’Università Cattolica. "Pativo i balletti e le canzoni dei varietà tradizionali, inventai Drive In basandomi non sulla velocità ma sul ritmo. In novanta minuti netti di trasmissioni c’erano ben cinquanta situazioni diverse. A volte dovevamo tagliare un pezzo comico di soli 15 secondi, e in quei 15 secondi ci infilavamo qualcos’altro".

Intensità, si direbbe sui campi di calcio. E in questo modo c’era posto se non per tutti, almeno per molti, moltissimi. Una legione di nuovi comici fino ad allora confinati nei cabaret (primo fra tutto il mitico Derby) diventarono popolarissimi. Elenco non esaustivo: Syusy Blady e Patrizio Roversi, Massimo Boldi, Teo Tecoli, Enzo Braschi, Malandrino e........

© il Resto del Carlino


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