Roma, 26 novembre 2023 – Lidia Ravera è appena tornata dalla manifestazione al Circo Massimo, infreddolita e quasi contenta. Folla d’altri tempi, età media bassissima. Si versa una tazza di tè: "Sono rincuorata. Li ho visti, femmine e maschi insieme per dire basta, con i cartelli che alludevano a una presa di responsabilità sincera. Che belle le ragazze: il numero le rendeva allegre, si riconosceva l’una con l’altra. Sembrava una festa campestre. Ho sentito qualcosa di nuovo e di antico dopo il silenzio assordante di chi oggi ha 40 o 50 anni. L’ultima generazione è una buona generazione, capace di una parola politica semplice e chiara".

Finalmente allo scoperto, altro che rapporti virtuali.

"I rapporti virtuali non contano e chi oggi ha vent’anni comincia a capirlo. Scendi in piazza, prendi freddo, non sai dove fare pipì, offri la tua fatica per una causa, porti il tuo corpo in uno spazio. Si sono allontanati dai loro device . Mi sembra bellissimo. Per la prima volta ho visto più giovani che vecchi, la mia era una generazione di combattenti, questi sono insospettabili".

Ma perché proprio per Giulia? Perché la sua morte è un punto di non ritorno e un risveglio collettivo?

"C’è sicuramente la spinta dei 104 femminicidi che l’hanno preceduta, prima o poi il vaso trabocca. In realtà questa storia terribile che ci ha presi in pieno è caldissima dal punto di vista narrativo. C’è stata una settimana di suspense assoluta, poi la scoperta di un’atrocità nemmeno immaginabile. E la nostra anima di spettatori avvelenati dalle serie americane ha riconosciuto qualcosa che risuonava e andava finalmente risolto. Non lo dico per ridurre la portata dell’orrore e nemmeno come una critica, ho passato la vita a catturare anime raccontando storie. Se capita a me voglio essere l’ultima. Sente la potenza letteraria?".

Si azzarda a definirlo l’inizio di una rivoluzione?

"Magari. Fino a un attimo prima era come se una grossa parte degli uomini non avesse capito fino in fondo che il problema è enorme e li riguarda. Le donne non sono oggetto, ma soggetto di desideri, possono anche decretare la fine di un amore. Sono cambiate, mentre dall’altra parte il cambiamento è stato appena abbozzato. Anzi, in molti casi certi atteggiamenti si sono radicalizzati perché è insopportabile vedere una compagna che si laurea prima di te, guadagna meglio e magari ti pianta. Io da ragazza facevo finta di essere stupida se mi piaceva qualcuno. Gli uomini volevano Cenerentola e continuano a volerla".

Anni di femminismo non sono serviti a niente?

"Quella è stata una rivoluzione interrotta, l’unica del ‘900 che ha provato davvero a cambiare le relazioni. Si è arrotolata su se stessa, inabissata come fiume carsico, è rispuntata, ma con la tendenza a chiudersi in conventicole. Bisogna tornare a una dimensione di massa e riprendere il discorso. Quello di oggi mi è sembrato un buon segnale anche se le fasi di transizione sono le più rischiose".

La convince l’idea di insegnare le emozioni a scuola?

"Mi fa un po’ ridere e anche un po’ paura. Ricordo quanto mi scocciasse leggere in maniera coatta I promessi sposi , che poi ho molto amato. Non vorrei che l’effetto fosse quello".

Sorpresa dai tanti «mi vergogno» e «Giulia ti chiedo scusa», dall’assunzione di colpevolezza maschile via social?

"No, anche se qualcuno ci vede un velo di ipocrisia. La verità è che gli uomini perbene esistono e sono molto imbarazzati. Mio marito per esempio. Una specie di santo che mi ha sempre protetta da chi invidiava il mio successo, un bravo compagno che oggi dice: io non lo farei ma siamo tutti corresponsabili. Mi sembra un atteggiamento sano".

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QOSHE - Lidia Ravera: "in piazza tanti giovani: è una buona generazione dopo anni di silenzio" / - Viviana Ponchia
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Lidia Ravera: "in piazza tanti giovani: è una buona generazione dopo anni di silenzio" /

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26.11.2023

Roma, 26 novembre 2023 – Lidia Ravera è appena tornata dalla manifestazione al Circo Massimo, infreddolita e quasi contenta. Folla d’altri tempi, età media bassissima. Si versa una tazza di tè: "Sono rincuorata. Li ho visti, femmine e maschi insieme per dire basta, con i cartelli che alludevano a una presa di responsabilità sincera. Che belle le ragazze: il numero le rendeva allegre, si riconosceva l’una con l’altra. Sembrava una festa campestre. Ho sentito qualcosa di nuovo e di antico dopo il silenzio assordante di chi oggi ha 40 o 50 anni. L’ultima generazione è una buona generazione, capace di una parola politica semplice e chiara".

Finalmente allo scoperto, altro che rapporti virtuali.

"I rapporti virtuali non contano e chi oggi ha vent’anni comincia a capirlo. Scendi in piazza, prendi freddo, non sai dove fare pipì, offri la tua fatica per una causa, porti il tuo corpo in uno spazio. Si sono allontanati dai........

© il Resto del Carlino


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