Ed ecco che, puntuale, esplode l’Armageddon dell’Antimafia, e dell’antimafiosità. Lo scenario è il Comune di Bari; l’innesco è una indagine della Procura locale con molti arresti ed alcune ipotesi di voto di scambio; l’esplosione è la nomina da parte del Ministro degli Interni della Commissione di accesso prevista dalla legge, volta ad accertare se dai fatti oggetto di indagine possano risultare condizionamenti amministrativi da parte della criminalità organizzata, con eventuale, conseguente scioglimento del Comune. La procedura -dicono governo e organi di stampa del centrodestra- è quella normalmente seguita in decine e decine di altre procedure adottate in questi anni, culminate spesso -ma non sempre- nel commissariamento di Comuni di ogni colore politico. Nossignore, replicano compatti il Sindaco, l’intero centrosinistra ed i media che ne sono l’espressione, qui l’indagine non avrebbe fornito alcun elemento idoneo anche solo a sospettare che quelle vicende di voto di scambio abbiano potuto incidere sul governo della città, che è invece medaglia d’oro dell’antimafia. Dunque, l’iniziativa del Ministro Piantedosi è ispirata da bieche speculazioni elettorali, in una città dove il centrodestra è candidato alla sconfitta.

Io mi auguro si comprenda -ma non ne sono certo- come la gravità della vicenda prescinda dal merito, in ordine al quale non ho alcun elemento per poter esprimere una opinione seria, e mi chiedo chi altri lo abbia tra coloro che sbraitano in queste ore, da una parte o dall’altra. Sarebbe invece il caso di riflettere sui danni catastrofici che inesorabilmente vengono inferti all’ordinato svolgimento della vita democratica dai poteri immensi, ed ancor più dalla loro sacrale incensurabilità, che in nome dell’antimafia sono stati consegnati ad alcune istituzioni. Penso appunto al potere di scioglimento di amministrazioni democraticamente elette affidate al Ministro degli Interni, o al potere davvero incontrollabile affidato ai Prefetti di interdire attività imprenditoriali o economiche (le c.d. interdittive antimafia).

Sono poteri enormi, ed anzi abnormi, per due chiarissime ragioni. La prima è che sono prevalentemente fondati non su evidenze obiettive ma su valutazioni prognostiche formulate su base indiziaria, in modo assai difficilmente sindacabile (TAR e Consiglio di Stato, numeri alla mano, se ne guardano bene). La seconda, assolutamente decisiva, è che esse sono accompagnate da quell’aura quasi sacrale e perciò intangibile della virtuosità antimafiosa, che -come un dogma di fede- è impensabile mettere in discussione. Chi avesse da ridire sullo scioglimento di un Comune per mafia, o sulla interdizione di una attività imprenditoriale per le medesime ragioni, si troverebbe immediatamente ad indossare suo malgrado le vesti del fiancheggiatore, del nemico della legalità. Abbiamo costruito, intorno ad una questione tragicamente e drammaticamente seria come la pervasività delle organizzazioni criminali nella nostra vita sociale, una retorica poderosa, una narrazione incontrovertibile ed un potere -quello dell’Antimafia- talmente formidabile ed intangibile, da essere naturalmente destinato, prima o poi, a deflagrare in modo rovinoso; e questa vicenda barese si candida ad esserne la più vivida conferma.

Ora come si fa a distinguere? Con quali argomenti, con quale credibilità, agli occhi di una opinione pubblica addestrata a valutare in modo insindacabilmente positivo e virtuoso qualunque atto autoritativo assunto in nome della lotta alla mafia? Naturalmente, questo spettacolo rovinoso vale, come rovescio della medaglia, anche per il fronte del “garantismo” à la carte, che si invoca per gli amici e si dimentica per i nemici. Quello che sta andando in scena a Bari in queste ore, e proseguirà a lungo e con esiti non facilmente prevedibili ma comunque disastrosi per la vita democratica, non è dunque -come potrebbe sembrare- uno spettacolo a parti invertite, con la sinistra improvvisamente vittima e la destra carnefice nello scontro su chi sia più virtuosamente antimafioso, tra gli sghignazzi governativi e le lacrime del sindaco. Ma è l’antico, triste avanspettacolo del trasformismo, della declinazione dei massimi princìpi ad uso e consumo di una fazione contro l’altra. È lo spettacolo sempre più insopportabile della mancanza di una cultura autenticamente liberale che, in questo Paese, continua ad essere patrimonio e virtù di pochi, e che invece sarebbe salvifica, come l’aria che respiriamo.

Gian Domenico Caiazza

Avvocato

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Bari, l’Armageddon dell’Antimafia dove le valutazioni sono dogmi e il garantismo à la carte

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22.03.2024

Ed ecco che, puntuale, esplode l’Armageddon dell’Antimafia, e dell’antimafiosità. Lo scenario è il Comune di Bari; l’innesco è una indagine della Procura locale con molti arresti ed alcune ipotesi di voto di scambio; l’esplosione è la nomina da parte del Ministro degli Interni della Commissione di accesso prevista dalla legge, volta ad accertare se dai fatti oggetto di indagine possano risultare condizionamenti amministrativi da parte della criminalità organizzata, con eventuale, conseguente scioglimento del Comune. La procedura -dicono governo e organi di stampa del centrodestra- è quella normalmente seguita in decine e decine di altre procedure adottate in questi anni, culminate spesso -ma non sempre- nel commissariamento di Comuni di ogni colore politico. Nossignore, replicano compatti il Sindaco, l’intero centrosinistra ed i media che ne sono l’espressione, qui l’indagine non avrebbe fornito alcun elemento idoneo anche solo a sospettare che quelle vicende di voto di scambio abbiano potuto incidere sul governo della città, che è invece medaglia d’oro dell’antimafia. Dunque, l’iniziativa del Ministro........

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