Il 2024 è appena nato ma già si vede a occhio nudo che è un anno speciale. Uno di quegli anni in cui c’è molto bisogno di politica.
Sì, di politica. Con buona pace di chi ignora la politica, denigra la politica, insulta la politica.
Serve la politica per mettere a tacere le armi, a cominciare dalla Terra Santa, proseguendo per il conflitto in Ucraina e continuando in tutti i più delicati scenari africani. Serve la politica per restituire alla Casa Bianca e alla democrazia americana un ruolo insostituibuile di guida e leadership morale nel mondo. Serve la politica nel Regno Unito mai così diviso dove la maggior parte dei britannici finalmente si rende conto – otto anni dopo – della follia della Brexit di quanto un referendum falsato dalle fake news e dai populisti non solo locali possa cambiare la storia di un grande Paese. Serve la politica in tutti gli altri Paesi in cui come a Londra o Washington si voterà nel 2024 dalla grande India alla piccola ma decisiva Taiwan.

Serve la politica in Europa, anche in Europa, soprattutto in Europa.
Il vecchio continente non è più al centro del mondo. Eppure potrebbe giocare un ruolo comunque decisivo se solo non fosse sommerso dalle piccole beghe burocratiche di aspiranti statisti: essi non si rendono conto di come, senza un ideale unitario forte, anche le ricorrenze come quella di queste ore sulla nascita dell’Euro rischino di diventare commemorazioni del passato e non tappe del futuro.
Serve tanta politica a questo 2024 ancora in fasce. Ma serve soprattutto una classe di politici capace di elevarsi dal ruolo degli influencer.
Il politico vede e prevede, l’influencer insegue.
Il politico dice quello che serve alla gente, l’influencer dice quello che vuole la gente.
Il politico giudica, l’influencer commenta.

L’influencer è per dirla con le parole di Giorgio Gaber (morto il giorno di capodanno di ventun anni fa) uno che quando pensa, “pensa per sentito dire”.
Il politico invece ha il compito di fare fatica nell’elaborazione di un pensiero, ha il dovere di studiare, ha il privilegio di indicare una strada. Perché l’intelligenza artificiale e la sua relazione con il mondo del lavoro e con la filosofia del diritto, la sostenibilità ambientale, l’innovazione tecnologica, la ricerca scientifica applicata allo spazio e all’economia del mare, la medicina personalizzata e l’applicazione delle nuove tecnologie nella scienza della vita richiedono dei politici capaci di entusiasmarsi del futuro. E di entusiasmare le cittadine e i cittadini.

L’augurio che ci facciamo per questo 2024 allora è quello di avere, in Italia, in Europa, nel mondo la possibilità di riconoscere il ruolo fondamentale della politica. Ma anche di avere dei politici che siano in grado di far sognare, di volare alto, di rischiare sulle grandi sfide. E non mediocri influencer che passano le giornate a scrivere il post giusto, il tweet azzeccato, il commento più simpatico.
Che il 2024 ci regali politici che abbiano ancora voglia di fare la storia. E non soltanto di fare le storie, su instagram
Auguri a tutti noi.

Matteo Renzi

Matteo Renzi (Firenze, 11 gennaio 1975) è un politico italiano e senatore della Repubblica. Ex presidente del Consiglio più giovane della storia italiana (2014-2016), è stato alla guida della Provincia di Firenze dal 2004 al 2009, sindaco di Firenze dal 2009 al 2014. Dal 3 maggio 2023 è direttore editoriale de Il Riformista

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2024, l’anno della politica e non degli influencer: l’editoriale di Matteo Renzi

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02.01.2024

Il 2024 è appena nato ma già si vede a occhio nudo che è un anno speciale. Uno di quegli anni in cui c’è molto bisogno di politica.
Sì, di politica. Con buona pace di chi ignora la politica, denigra la politica, insulta la politica.
Serve la politica per mettere a tacere le armi, a cominciare dalla Terra Santa, proseguendo per il conflitto in Ucraina e continuando in tutti i più delicati scenari africani. Serve la politica per restituire alla Casa Bianca e alla democrazia americana un ruolo insostituibuile di guida e leadership morale nel mondo. Serve la politica nel Regno Unito mai così diviso dove la maggior parte dei britannici finalmente si rende conto – otto anni dopo – della follia della Brexit di quanto un referendum falsato dalle fake news e dai populisti non solo locali possa cambiare la storia di un grande Paese. Serve la........

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