Le famiglie italiane stanno imparando a fare i conti con un’emergenza di cui la politica parla poco. O parla male. Mi riferisco al dramma crescente dei disturbi alimentari. Ormai non c’è famiglia in cui non vi sia un figlio, un nipote, un conoscente alle prese con anoressia o bulimia. O comunque forme di difficoltà in qualche modo connesse all’alimentazione. I numeri sono chiari: nel 2019 i ragazzi che soffrivano di questi disturbi erano circa 680 mila. Il dato è oggi più che raddoppiato, complice la pandemia. Nel 2021 i casi erano oltre un milione e duecentomila. Nel 2023 abbiamo superato quota un milione e seicentomila. Crescono i casi, si abbassa l’età di prima diagnosi: oggi la situazione è particolarmente complessa nella fascia tra i 12 e i 18 anni.

Questi numeri dipingono un quadro devastante. Durante l’emergenza Covid le diagnosi sono cresciute del 36%, i ricoveri del 48%. Alzi la mano chi può tranquillamente fischiettare dicendo che questa “diversa epidemia” non lo riguardi in famiglia o non riguardi nessuno dei propri conoscenti. E che cosa fa la politica italiana? Ce lo racconta il centro specializzato dell’Istituto Superiore di Sanità che fotografa una realtà impietosa. Su tutto il territorio nazionale ci sono solo 126 strutture che si occupano di disturbi alimentari, di cui poco più del 10% afferiscono al privato accreditato. Mancano le strutture, dunque. E mancano i soldi. E che cosa ha fatto il Governo? Ha tagliato venticinque milioni di euro, sì, venticinque milioni di euro del Fondo per il contrasto dei disturbi alimentari.

Cioè la Legge di Bilancio ha approvato nuove risorse per la segreteria del ministro Lollobrigida, che avrà due milioni di euro persino per il proprio staff di collaborazione diretta. Ma ha tagliato su una piaga che ferisce le famiglie, soprattutto i più giovani. E però in questo Paese funziona che la destra è troppo impegnata a inventarsi coperture di comodo per il sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove, un uomo che ha più cognomi che idee e che è chiaramente implicato nello scandalo dello sparo di Capodanno al veglione a cui partecipavano dei bambini e in cui non è scappato il morto solo per un mezzo miracolo. Per come ricostruiscono la storia, i Fratelli d’Italia non la raccontano giusta. E quando Delmastro se ne andrà – perché è evidente che sarà fatto dimettere – sarà comunque troppo tardi.

E la sinistra è troppo impegnata a dividersi sull’Ucraina con otto parlamentari che riescono finalmente a mostrare coraggio e votano in dissenso della linea finto pacifista di Elly Schlein, che semplicemente cerca di copiare e contenere Conte. I pistoleri di destra e i pacifinti di sinistra potrebbero fermarsi per qualche minuto e riflettere sul dramma del disagio alimentare e trovare una soluzione condivisa. Tutti insieme. Perché l’anoressia e la bulimia colpiscono i nostri figli senza riguardo al colore politico o all’ideologia. Meno pistole e slogan, per favore, e più fondi contro l’anoressia e la bulimia.

Matteo Renzi

Matteo Renzi (Firenze, 11 gennaio 1975) è un politico italiano e senatore della Repubblica. Ex presidente del Consiglio più giovane della storia italiana (2014-2016), è stato alla guida della Provincia di Firenze dal 2004 al 2009, sindaco di Firenze dal 2009 al 2014. Dal 3 maggio 2023 è direttore editoriale de Il Riformista

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Anoressia e bulimia, altro che pistoleri | L’editoriale di Matteo Renzi

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12.01.2024

Le famiglie italiane stanno imparando a fare i conti con un’emergenza di cui la politica parla poco. O parla male. Mi riferisco al dramma crescente dei disturbi alimentari. Ormai non c’è famiglia in cui non vi sia un figlio, un nipote, un conoscente alle prese con anoressia o bulimia. O comunque forme di difficoltà in qualche modo connesse all’alimentazione. I numeri sono chiari: nel 2019 i ragazzi che soffrivano di questi disturbi erano circa 680 mila. Il dato è oggi più che raddoppiato, complice la pandemia. Nel 2021 i casi erano oltre un milione e duecentomila. Nel 2023 abbiamo superato quota un milione e seicentomila. Crescono i casi, si abbassa l’età di prima diagnosi: oggi la situazione è particolarmente complessa nella fascia tra i 12 e i 18 anni.

Questi numeri dipingono un quadro devastante. Durante l’emergenza........

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