livorno

cronaca

Livorno Da ieri Paolo Rossi, il dottor Rossi, 65anni, livornese di Antignano, è in pensione dopo aver concluso una carriera nella Polizia di Stato da questore a Cagliari. Un percorso che l’ha visto crescere professionalmente nella nostra città, dove ha coordinato a lungo l’ordine pubblico, passando poi attraverso la direzione delle questure di Prato e Pisa per essere nominato dirigente superiore e approdare, nel novembre 2020, nel capoluogo sardo. Lo contattiamo la mattina alle 10. Quello di mercoledì scorso è stato il suo ultimo giorno in questura a Cagliari. «Oggi voglio visitare Orgosolo – dice -, uno dei pochi posti dell’isola dove non sono mai stato, insieme a mia moglie. Poi, stasera (ieri, ndr) ho il traghetto per tornare a Livorno».

Cosa si porta dietro di questa esperienza?

«Cagliari è una città bellissima, che mi ha accolto a braccia aperte. Gente stupenda. L’ultima grande emozione l’ho vissuta pochi giorni fa ai funerali di Gigi Riva. Un uomo che è un simbolo e che incarna il sentimento dell’isola. Pensate a persone come Igor (Protti, ndr) o Cristiano (Lucarelli), e amplificate il tutto con quello che Riva ha rappresentato per i sardi».

Cagliari, per certi versi, assomiglia a Livorno...

«E’ una città di mare, ricca di verde, la gente è schietta e molto diretta, proprio come noi livornesi. Ci sono diverse similitudini. Due anni fa mi è stata data la possibilità di fare il questore in un altro capoluogo di Regione, una città importante. Ho ringraziato, ma ho deciso di restare qui».

Lei ha fatto una bella carriera. C’è qualcuno nel corso di questi anni che gli è stato particolarmente vicino, a parte la sua famiglia, e l’ha aiutata a crescere professionalmente e che oggi si sente di ringraziare?

«Ci sono tante persone e fare i nomi non mi piace perché rischierei di lasciar fuori qualcuno. Però quello che mi hanno dato i miei colleghi della Questura di Livorno quando ero in servizio è stato speciale. E’ grazie a loro se oggi sono qui. Mi sono stati vicini quando guidavo l’ordine pubblico, mi hanno dato una grossa mano nelle attività investigative più importanti. La stessa cosa l’ho riscontrata qui a Cagliari».

Uomini importanti per la sua formazione?

«Penso al questore Plantone, lui era un esempio per tutti noi. Massima coerenza tra quello che diceva e faceva. E poi, senz’altro, il dottor Paino che tra l’altro è deceduto il giorno in cui nasceva mia figlia. E’ stato di un’umanità straordinaria, un uomo buono che ha avuto meno di quello che avrebbe meritato».

Cosa si è portato dietro del periodo livornese?

«I bambini Rom bruciati nel rogo dell’agosto del 2007 a Pian di Rota. Fu una cosa devastante. E anche in questo caso devo ringraziare i miei uomini. Nelle prime ore dopo l’accaduto, infatti, si era diffusa la voce che dietro al rogo potesse esserci una matrice razzista. I nostri agenti, per primi, rintracciarono i genitori alla stazione ferroviaria e si ricondusse l’accaduto nelle dimensioni in cui purtroppo era maturato. E poi mi ricordo la gestione dell’ordine pubblico».

Lei l’ha condotta a lungo in un periodo, peraltro, in cui c’era una grande tensione con una frangia della tifoseria del Livorno...

«C’erano spesso scontri con altre tifoserie avversarie e si sono vissuti momenti difficili. Ma devo dire che pur nella complessità del lavoro e nelle misure prese la tifoseria organizzata ci ha sempre messo la faccia».

Attraverso la Digos avete cercato anche un dialogo, pur nella fermezza. No?

«Si ed è stato importante per evitare che certe situazioni finissero fuori controllo. Altri momenti di tensione si sono vissuti quando in città venne Borghezio e ci fu una contestazione molto forte. Anche in questo caso riuscimmo a garantire l’ordine pubblico senza particolari incidenti».

Poi arriva la promozione a questore. Prima a Prato, poi a Pisa. Cosa hanno rappresentato per lei queste due tappe?

«A Prato ho conosciuto una realtà a me totalmente sconosciuta come quella della comunità cinese. Abbiamo fatto anche un importante lavoro di contrasto all’attività di spaccio di droga. A Pisa ero questore durante la campagna elettorale che ha portato Salvini a essere ministro dell’Interno. Anche in quell’occasione abbiamo garantito a chi voleva manifestare la possibilità di farlo ma al tempo stesso abbiamo assicurato a Salvini di poter esprimere liberamente il proprio pensiero politico».

A proposito di politica, alcuni mesi fa era circolato il suo nome per la corsa a sindaco di Livorno. Lei aveva smentito...

«Non era e non è nelle mie corde fare politica. Sono contento che qualcuno abbia pensato a me ma ripeto: ho fatto il poliziotto, credo di averlo fatto discretamente, ho avuto soddisfazioni professionali chiudendo la carriera da dirigente superiore, sono stato nominato commendatore dal Presidente della Repubblica. Ma questo è quello che ho fatto. Il candidato ha sindaco non è nelle mie corde»

Ora lei torna a Livorno. Come trova la città oggi? Le piace? C’è qualcosa che vorrebbe cambiare?

«Devo dire che in questi tre anni sono venuto poche volte. Ma trovo sempre Livorno bellissima, con la sua gente, la nostra gente, il lungomare, i parchi. Ecco se c’è un aspetto che non mi piace e che va cambiato è proprio il rispetto del nostro patrimonio. Queste bellezze proprio perché sono di tutti devono ricevere l’attenzione e la cura di tutti noi».

Ora che è in pensione cosa farà?

«Tornerò a fare quello che più mi piace, nuotare, andare in canoa. E magari a seguire un po’ meglio la m ia famiglia».

Lei ha tre figli ormai grandi...

«Con mia moglie c’è Francesco , ufficiale della Marina, Rachele che insegna al liceo a Cecina e Alice che si è laureata da poco. Sicuramente avrò più tempo da dedicare a loro».

E magari anche alla pallacanestro. Lei è stato un giocatore della Libertas. Oggi il basket cittadino sta vivendo una rinascita. Lo seguirà?

«Quando ero a Cagliari ho visto spesso le partite della Dinamo. Mi piace il basket. Sono cresciuto nelle giovanili del Don Bosco poi sono approdato nella Libertas. Erano gli anni di Cosmelli. Avevo in classe come professore di educazione fisica Tessarolo, a cui davo naturalmente del lei. E poi me lo ritrovavo in campo, agli allenamenti, come giocatore e compagno di squadra. Da Cagliari ho seguito sia la Libertas che la Pielle. E sono contento di questo bel momento che sta attraversando la pallacanestro livornese. Mi dispiace per il calcio. Aver visto passare dal Picchi calciatori come Del Piero, Ibrahimovic....

Andrà al derby di aprile Libertas-Pielle?

«Certo, questo non me lo perderò»

Sponda Libertas, immaginiamo?

«Sono libertassino sì, ma sono contento che Livorno sia tornata ai vertici. E sono contento di poter tornare a casa per vivermi queste emozioni»l

© RIPRODUZIONE RISERVATA

QOSHE - Livorno, il questore Paolo Rossi in pensione: «E ora riabbraccio la mia città» - Andrea Rocchi
menu_open
Columnists Actual . Favourites . Archive
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close
Aa Aa Aa
- A +

Livorno, il questore Paolo Rossi in pensione: «E ora riabbraccio la mia città»

13 0
02.02.2024

livorno

cronaca

Livorno Da ieri Paolo Rossi, il dottor Rossi, 65anni, livornese di Antignano, è in pensione dopo aver concluso una carriera nella Polizia di Stato da questore a Cagliari. Un percorso che l’ha visto crescere professionalmente nella nostra città, dove ha coordinato a lungo l’ordine pubblico, passando poi attraverso la direzione delle questure di Prato e Pisa per essere nominato dirigente superiore e approdare, nel novembre 2020, nel capoluogo sardo. Lo contattiamo la mattina alle 10. Quello di mercoledì scorso è stato il suo ultimo giorno in questura a Cagliari. «Oggi voglio visitare Orgosolo – dice -, uno dei pochi posti dell’isola dove non sono mai stato, insieme a mia moglie. Poi, stasera (ieri, ndr) ho il traghetto per tornare a Livorno».

Cosa si porta dietro di questa esperienza?

«Cagliari è una città bellissima, che mi ha accolto a braccia aperte. Gente stupenda. L’ultima grande emozione l’ho vissuta pochi giorni fa ai funerali di Gigi Riva. Un uomo che è un simbolo e che incarna il sentimento dell’isola. Pensate a persone come Igor (Protti, ndr) o Cristiano (Lucarelli), e amplificate il tutto con quello che Riva ha rappresentato per i sardi».

Cagliari, per certi versi, assomiglia a Livorno...

«E’ una città di mare, ricca di verde, la gente è schietta e molto diretta, proprio come noi livornesi. Ci sono diverse similitudini. Due anni fa mi è stata data la possibilità di fare il questore in un altro capoluogo di Regione, una città importante. Ho ringraziato, ma ho deciso di restare qui».

Lei ha fatto una bella carriera. C’è qualcuno nel corso di questi anni che gli è stato particolarmente vicino, a parte la sua famiglia, e l’ha aiutata a........

© Il Tirreno


Get it on Google Play