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LIVORNO. Espulso. La storia politica di Pasquale Lamberti nel Pd finisce col provvedimento del Collegio di Garanzia del partito che dispone “la cancellazione dall’albo degli elettori e dall’anagrafe degli iscritti”. Il motivo? «Ha violato l’art. 4 dello statuto del Pd e l’art.4 del codice etico», si legge nel

dispositivo dove si dice anche che le “gravi e pesanti considerazioni e affermazioni in merito al partito, al gruppo dirigente e ai candidati sostenuti dal Pd, rappresentano un grave danno all’immagine del partito».

«Oggi per la prima volta in 80 anni viene cacciato un dirigente dal partito», è

il primo commento a caldo di Lamberti. Che non si aspettava affatto questo epilogo dopo un lungo tira e molla che va avanti dall’inverno scorso. «Sono inorridito», dice oggi. Fare ricorso? «Sarebbe inutile quando mi viene detto che nel Pd le regole costituzionali funzionano diversamente». Il matrimonio

politico fra il figlio dell’ex sindaco Gianfranco e il partito democratico livornese finisce così con una decisione drastica ma che gli organismi di garanzia del Pd definiscono inevitabile dal momento che da mesi si contestava a Lamberti

il fare politica al di fuori del partito con giudizi tranchant contro l’attuale gruppo dirigente. Contrariamente a Lamberti che invece si è sempre appellato al diritto costituzionale della libertà di espressione, dichiarando di fare “una battaglia di minoranza” per cambiare il Pd, un partito a suo giudizio sempre meno aperto al confronto e con poca democrazia interna. Contestando, peraltro, alcune scelte degli organismi dirigenti, a partire dall’ultimo scontro sulla ricandidatura del sindaco uscente Salvetti (poi appoggiato da una coalizione più vasta di centrosinistra), quando Lamberti chiedeva invece le primarie. La commissione di garanzia sostiene di aver incontrato Lamberti – iscritto al circolo di Collinaia – in modo informale, prima che fosse avviato il procedimento disciplinare su richiesta di alcuni iscritti.

Un incontro – scrive la commissione – “propedeutico al ripristino di corrette relazioni”, che si era concluso “con l’invito a rispettare lo statuto e il codice etico e a considerare il partito una comunità”. Così - secondo gli organismi di disciplina – non è andata. Si contestano a Lamberti alcune dichiarazioni rilasciate al nostro giornale, come quella del 4 febbraio scorso (“questo non è un congresso credibile, se perdo sarò ancora più determinato a contrastare i capicorrente che mi sono contro e che in questo partito fanno il bello e cattivo tempo da vent’anni).

O l’attacco al segretario comunale del 15 marzo (ancora su Il Tirreno): “Mirabelli, come sempre non interpreta nella maniera giusta il suo ruolo, non

ne è capace”. O, ad aprile scorso, quando diceva di essere “a disposizione di qualsiasi forza politica per portare avanti questa richiesta di risarcimento alla comunità”, a proposito del caso del parcheggio Odeon e del costo finanziario a carico della partecipata comunale Spil. E poi gli si contestavano presunti ammiccamenti a forze di opposizione, come Buongiorno e M5S, che Lam
berti ha sempre respinto contrattaccando (“Mi accusano del reato di fare capolino”, ci aveva dichiarato a proposito di quella famosa foto in cui si affaccia alle riunioni delle opposizioni).

Oggi Lamberti annuncia che andrà a cercare la segretaria nazionale Schlein, che “è stata eletta grazie alle primarie” (quelle che lui stesso rivendica per il Comune) per parlarle di quel “partito plurale” che lei rivendica. Ma il suo percorso col Pd è praticamente finito. «Mi si accusa di non sostenere i candidati del partito. Ma avrebbero ragione se fosse stato deciso un candidato, non mi

risulta che sia così. C’è una fabbrica delle idee, no? Posso avere il diritto di criticare? Di chiedere di confrontarci con altre forze politiche?». Ringrazia Paolo Cecchi, segretario di Collinaia, il suo vice Massimo Andorlini “per come mi hanno accolto nel circolo”. E il “14% dei miei elettori”. Ringrazia “tutti coloro che mi stano chiamando, esprimendomi sostegno, da tutte le forze politiche”. Ma soprattutto annuncia che la sua battaglia non si ferma, anzi va avanti col progetto di far rinascere “Confronto”, l’associazione culturale fondata nel 2006 dal padre Gianfranco. Quel confronto che, tra lui e il Pd, ha avuto esiti burrascosi.

QOSHE - Livorno, Pasquale Lamberti espulso dal Pd. «Danneggia l’immagine del partito» - Andrea Rocchi
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Livorno, Pasquale Lamberti espulso dal Pd. «Danneggia l’immagine del partito»

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23.11.2023

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LIVORNO. Espulso. La storia politica di Pasquale Lamberti nel Pd finisce col provvedimento del Collegio di Garanzia del partito che dispone “la cancellazione dall’albo degli elettori e dall’anagrafe degli iscritti”. Il motivo? «Ha violato l’art. 4 dello statuto del Pd e l’art.4 del codice etico», si legge nel

dispositivo dove si dice anche che le “gravi e pesanti considerazioni e affermazioni in merito al partito, al gruppo dirigente e ai candidati sostenuti dal Pd, rappresentano un grave danno all’immagine del partito».

«Oggi per la prima volta in 80 anni viene cacciato un dirigente dal partito», è

il primo commento a caldo di Lamberti. Che non si aspettava affatto questo epilogo dopo un lungo tira e molla che va avanti dall’inverno scorso. «Sono inorridito», dice oggi. Fare ricorso? «Sarebbe inutile quando mi viene detto che nel Pd le regole costituzionali funzionano diversamente». Il matrimonio

politico fra il figlio dell’ex sindaco Gianfranco e il partito democratico livornese finisce così con una decisione drastica ma che........

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