CASCINA. Sei anni dalla tragedia di Alessandro Colombini, l’operaio di 39 anni, residente a Cascina, morto nel cantiere navale della Seven Stars ai Navicelli nella Darsena di Pisa. E ancora la famiglia non ha visto un euro del risarcimento. Con l’aggiunta del ritorno del dolore devastante ogni volta che accadono tragedie come quella accaduta al cantiere dell’Esselunga a Firenze.

«Cosa volete che dica? Per noi non c’è più Natale, è sparita la voglia di sorridere, di fare festa, di vivere normalmente la nostra vita», dice il padre Dino Colombini.

Il 39enne morì cadendo da un ponteggio alto 14 metri il giorno prima di San Valentino nel 2018. Sono passati sei anni esatti da quella maledetta sera che ha stravolto la vita dei genitori, del fratello, della moglie e del figlio.

«Già sono giorni ancora più difficili, questi – riprende il babbo dell’operaio scomparso – poi è arrivata la tragedia di Firenze ad aggiungere dolore alla nostra sofferenza. Stavo sfogliando il giornale ma ho saltato letteralmente le pagine in cui si parlava dei morti sul lavoro. Non ce l’ho fatta a leggere una riga». Inevitabile, ma anche comprensibile. Perché episodi come quelli successi a suo figlio e agli operai nel cantiere di Firenze ripropongono sempre gli stessi temi e le frasi di circostanza come «non si può morire mentre si svolge il proprio dovere» o come il più classico «mai più».

«Si dice sempre così – aggiunge Dino Colombini – ma non cambia mai niente e chi ci rimette sono sempre le persone che si sporcano le mani, che svolgono le mansioni più pesanti e pericolose. Poveri ragazzi».

Vicende simili tra loro quelle legate agli incidenti mortali sul lavoro. E che spesso, come per il caso Colombini, si trascinano nel tempo senza trovare una soluzione.

Dal punto di vista penale c’è stata l’assoluzione per l’amministratore delegato della Seven Stars, Davide Mugnaini. Condanna in abbreviato a un anno e 4 mesi (pena sospesa) per Michele Puccini, titolare della Mp Metal, alle cui dipendenze lavorava la vittima dell’incidente sul lavoro. Hanno patteggiano un anno e 6 mesi Davide Corsico Piccolino, responsabile dell’area tecnica dell’azienda Seven Stars e un anno e 2 mesi Alessandro Del Sarto, capobarca dello yacht in refitting che ha in parte risarcito il danno ai familiari della vittima.

Entrambi hanno ottenuto la condizionale. A giudizio, invece, Gabriele Del Dotto, della ditta di verniciatura e Kenneth Coleiro, amministratore della stessa azienda. Ma dal punto di vista civile, di fatto, non siamo ancora a niente.

«In questi sei anni ci sono state un paio di anticipazioni risarcitorie per i genitori, il fratello, la moglie e il figlio di Alessandro che, però, sono poca cosa – sottolinea l’avvocato Costantino Cavallaro che rappresenta il babbo e la mamma di Colombini -. Ma, in tutto questo tempo, non è stata fatta attività istruttoria. In pratica, due udienze e un rinvio, causato dalla morte di uno dei convenuti a giudizio. E quando è ricominciato il procedimento è sopraggiunto il fallimento della ditta del datore di lavoro di Alessandro. A quel punto abbiamo ricominciato da capo con la notifica della riassunzione del processo la cui prossima udienza è stata fissata addirittura al 20 novembre».

L’ultimo atto, in senso temporale risale a un mese fa. «Visto che il Ctu (consulente tecnico d’ufficio penale, ndr) ha escluso responsabilità della vittima, ho tentato di presentare una richiesta transattiva alla capofila delle assicurazioni coinvolte in questa vicenda – dice ancora l’avvocato Cavallaro – ma non abbiamo ancora ricevuto risposta».


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Morire di lavoro povero

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Morti nel cantiere a Firenze, Dino perse il figlio in un incidente sul lavoro: «Da allora per me non c’è più stato Natale»

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18.02.2024

CASCINA. Sei anni dalla tragedia di Alessandro Colombini, l’operaio di 39 anni, residente a Cascina, morto nel cantiere navale della Seven Stars ai Navicelli nella Darsena di Pisa. E ancora la famiglia non ha visto un euro del risarcimento. Con l’aggiunta del ritorno del dolore devastante ogni volta che accadono tragedie come quella accaduta al cantiere dell’Esselunga a Firenze.

«Cosa volete che dica? Per noi non c’è più Natale, è sparita la voglia di sorridere, di fare festa, di vivere normalmente la nostra vita», dice il padre Dino Colombini.

Il 39enne morì cadendo da un ponteggio alto 14 metri il giorno prima di San Valentino nel 2018. Sono passati sei anni esatti da quella maledetta sera che ha stravolto la vita dei genitori, del fratello, della moglie e del figlio.

«Già sono giorni ancora più difficili, questi – riprende il babbo dell’operaio scomparso – poi è........

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