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LIVORNO. Matteo Becucci è uno dei più intelligenti e preparati cantautori italiani in circolazione. Quindici anni fa, quasi quarantenne, sbaragliò gli avversari vincendo la seconda edizione italiana di “X-Factor”, la più vista di sempre. Becucci è uno che il Fattore X ce l’aveva già dentro e -come la livornese Eleonora Riso in questi giorni a “Masterchef 13” – la trasmissione televisiva gli ha solo permesso di mostrarlo a tutti, entrando nelle case di milioni di italiani attraverso la tv.

La sua carriera non è iniziata certo con X-Factor. Come nasce Matteo Becucci cantautore?

«Ho cominciato a fare musica quando i talent non esistevano. Era il 1989, ero appena maggiorenne. Nel 1993 ero già professionista e facevo il corista a Sergio Caputo. Ai miei tempi esisteva lo scouting classico. Si veniva provinati da un discografico e da lì partivano, se il tuo progetto piaceva, le varie ipotesi di produzione e di vetrine. Di solito si finiva a “Sanremo Giovani”. Ho inciso 4 album prima di “X Factor. Ad un certo punto sembrava che la mia strada fosse indirizzata proprio verso “Sanremo” grazie ad un mio album, ma poi non se ne fece di niente (pare che ci mise bocca un conduttore dell’epoca) . Non mi sono arreso. Ho partecipato alla finale di “Emergenza Rock”, poi al trofeo “Roxy Bar” con Red Ronnie, in televisione. Ho continuato a battere le mie “musate”, come si dice a Livorno, fino a che non sono arrivato, a trentotto anni suonati e cantati, a fare questo provino davanti a Morgan a “X Factor” che, come sapete, ha cambiato tutte le carte in tavola».

Siamo a quella sera quando vince il talent show e cadono i coriandoli dal soffitto. Cosa succede dopo?

«Dopo i coriandoli e diciotto anni pieni di gavetta, ero a Milano, esco dagli studi e non pago il taxi perché il taxista mi riconosce. Questa cosa continua per tre o quattro giorni. Era il momento della notorietà facciale. Ci sono persone che ti riconoscono ma non sanno cosa fai e chi sei. Mi ricordo che una signora mi placcò per farsi fare un autografo a tutti i costi perché mi aveva visto in televisione ma non si ricordava dove e perché, firmai Alessandro Manzoni. Subito dopo faccio il mio primo album con la Sony. Si torna a parlare di Sanremo ma… Incappo in un’altra assurdità. Sulla scia del successo della mia edizione terminata ad aprile 2009, “X Factor”, fa subito un’altra edizione, la terza, che inizia a settembre 2009. Nel nuovo regolamento c’è questa clausola: il vincitore del nuovo “X Factor”, proclamato a dicembre, va diretto a Sanremo 2010 (era Marco Mengoni, ndr). Anche quel Sanremo salta (non volevano due artisti usciti da X Factor) , ma in quel momento non mi interessò più di tanto».

E poi cosa accade?

«La Sony vuole un altro album, hanno la data di uscita fissata ma non hanno sentito nemmeno una canzone e la cosa non li turba. Nel frattempo, mi arriva una bellissima proposta che mi illumina: Massimo Romeo Piparo, ora direttore del Sistina, mi vuole nel “Jesus Christ Superstar” nel ruolo di Giuda con un cast straordinario: Max Gazzè è Erode, Simona Bencini dei “Dirotta su Cuba” Maria Maddalena e Mario Venuti fa Pilato. Non ci penso due volte: vado a fare “Jesus” e intanto scrivo il nuovo album. Era il mio terzo album con Sony. All’uscita, mi ritrovo abbandonato nella promozione. Devo assumere un ufficio stampa a mie spese per far arrivare il singolo in radio. Nel 2012 cerco di uscire da Sony per vie legali. E così, sono tornato a fare il musicista indipendente, che faccio ancora (il suo ultimo album è “Il protagonista”, ndr) insieme a tante altre cose, in teatro e tv».

Ma lei è sempre stato in continua evoluzione, quasi in trasformazione non adagiandosi mai...

«In effetti, sì. Dal 2010 mi ero messo a studiare didattica vocale. Di base, nel settore del canto, ero quasi autodidatta. Siccome dopo X Factor in molti mi contattavano per dare lezioni di canto, mi sono messo a studiare, rimettendomi in gioco da zero, per insegnare canto. È stato un percorso lungo ma ricco di soddisfazioni. Dopo essere approdato come membro del cast a “Tale e Quale” nel 2014, Carlo Conti dal 2018 mi ha voluto “vocal coach” per quella trasmissione, ruolo che svolgo ancora oggi».

Come immagina il suo futuro fra 15 anni?

«In questo momento la mia più grande soddisfazione viene dall’insegnare, dal formare i più giovani. Curare le voci è bellissimo. È anche un modo per rimanere sempre attuali e al passo coi tempi. Ho due figlie, una di diciassette anni e l’altra di ventuno, con le quali mi confronto molto, ascoltano il mainstream ma anche Jeff Buckley. Contemporaneamente, mi ostino a cercare belle cose senza l’urgenza di essere commerciale. Sogno il ritorno dell’imprecisione nella musica. Dobbiamo ritrovare la stortura nel suono, l’imperfezione. Oggi la musica è troppo perfetta, rischia di essere mangiata dall’intelligenza artificiale. Dobbiamo ritrovare il Battisti degli anni Sessanta quando nei brani quasi stonava e a chi lo criticava perché “non sapeva cantare” rispondeva: “Ma io voglio emozionare”. Bisogna valorizzare il difetto, l’umanità nel canto. Proverò a partecipare al Premio Tenco: questa è una cosa sana che ancora mi stimola». l

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Da Livorno al successo di X-Factor: Matteo Becucci «Vincere un talent cambia la vita. Così sono riuscito a trovare la mia strada»

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04.03.2024

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LIVORNO. Matteo Becucci è uno dei più intelligenti e preparati cantautori italiani in circolazione. Quindici anni fa, quasi quarantenne, sbaragliò gli avversari vincendo la seconda edizione italiana di “X-Factor”, la più vista di sempre. Becucci è uno che il Fattore X ce l’aveva già dentro e -come la livornese Eleonora Riso in questi giorni a “Masterchef 13” – la trasmissione televisiva gli ha solo permesso di mostrarlo a tutti, entrando nelle case di milioni di italiani attraverso la tv.

La sua carriera non è iniziata certo con X-Factor. Come nasce Matteo Becucci cantautore?

«Ho cominciato a fare musica quando i talent non esistevano. Era il 1989, ero appena maggiorenne. Nel 1993 ero già professionista e facevo il corista a Sergio Caputo. Ai miei tempi esisteva lo scouting classico. Si veniva provinati da un discografico e da lì partivano, se il tuo progetto piaceva, le varie ipotesi di produzione e di vetrine. Di solito si finiva a “Sanremo Giovani”. Ho inciso 4 album prima di “X Factor. Ad un certo punto sembrava che la mia strada fosse indirizzata proprio verso “Sanremo” grazie ad un mio album, ma poi non se ne fece di niente (pare che ci mise bocca un conduttore dell’epoca) . Non mi sono arreso. Ho partecipato alla finale di “Emergenza Rock”,........

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