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Livorno “L’amore conta”. Lo cantava Ligabue nel 2005 nell’album “Nomi e cognomi” e sembra proprio che Paolo Ruffini, l’artista livornese classe 1978 – noto al grande pubblico per essere attore, autore, regista, conduttore televisivo e radiofonico, showman e deus ex machina del “Nido del Cuculo” – abbia fatto suo questo motto, fino quasi a trasformarlo in una filosofia di vita. E segue questa strada il suo nuovo libro in uscita oggi in tutta Italia “Posso solo amare”.

«Questo è per me un libro importantissimo, sono molto emozionato. Ho raccontato otto storie particolarmente difficili, dove l’amore rende immortali tutti i protagonisti», racconta lo showman labronico.

Vanno in questa direzione tutti i suoi ultimi lavori da regista/autore come “Up & Down – Un film normale” (2018, co-regista Francesco Pacini). E ancora la collaborazione che va avanti da anni con la compagnia inclusiva Mayor Von Frinzius. Tra gli altri lavori “Ragazzaccio” (2022) e “Perdutamente” (2022, co-regista Ivana Di Biase). E, come detto, segue questa filosofia di vita carica di valori positivi e di speranza, il suo nuovo libro, uscito martedì 30 gennaio in tutta Italia per Baldini e Castoldi, “Posso solo amare – Otto storie in cui l’amore è la cura” (288 pagine, 18 euro).

E proprio “Perdutamente” – il documentario che partiva dall’Alzheimer per raccontare l’amore delle famiglie che si stringevano intorno alla persona amata e al filo dei ricordi – sembra il punto di partenza di questa nuova opera del poliedrico Ruffini: l’amore non guarisce ma cura, l’amore tiene in vita, che è un passo in più e il più importante (del resto, già il Liga si domandava: “L’amore conta. Conosci un altro modo per fregar la morte?”).

Il libro, così, disegna un mosaico di storie, non solo di malattia ma anche di difficoltà, dove l’amore è il motore della guarigione, la luce, la strada che indica il verso, un modo per ritornare in superficie dopo aver visto in faccia l’abisso.

Storie (vere) rigorosamente senza cognomi – solo nomi, un po’ per privacy e un po’ per sospenderle in una bolla, sotto una lente che ingrandisce, le rende note al grande pubblico ma, con estremo rispetto, non le deforma mai.

Tra le otto storie ce n’è una, quella di “Antonio”, un neonatologo toscano che ha operato nelle nostre zone, molto bella, densa di significato.

È Ruffini stesso a spiegare il senso dell’operazione con un video pubblicato sui suoi social. È molto emozionato.

«Ho abbinato ogni storia ad un mito dell’epica, della mitologia classica. Questo ha restituito un senso di grandezza a queste vite fuori dal comune».

Si tratta di una fatica letteraria per Paolo Ruffini molto sentita e sincera.

«Ci sono tante cose personali dentro, che mi hanno segnato. Amare non facile. Per questo, grazie a tutti quelli che hanno amato senza curarsi dell’esito. Perché amare è rischioso: amare non è solo dare, è anche mettersi in pericolo. Amare qualcuno che sai che non potrà guarire è il vero senso di vivere».

Paolo Ruffini, che di libri ne ha alle spalle diversi - “Tutto bene” (Tea, 2012), “Telefona quando arrivi” (Sperling & Kupfer, 2016), “La sindrome di Up” (2019, Mondadori), tra gli altri - nel video, legge un passaggio molto struggente, sull’amore incondizionato.

«Amore è dare la possibilità alla persone che si ama di essere fragile, imperfetta e non abbandonarla mai. Lasciare andare significa concedere la libertà più alta possibile, quella di essere felice oltre l’amore che viene offerto. In questi termini è davvero incondizionato. L’amore, quando è attraversato dal dolore, è eterno».

Ruffini chiude il suo videomessaggio rivolgendosi ai suoi futuri lettori e a tutti coloro che sceglieranno di avventurarsi alla scoperta delle storie che l’artista-scrittore ha selezionato con tanta cura e attenzione: «Grazie per averle amate con me».l


QOSHE - Livorno e il suo showman Paolo Ruffini racconta il nuovo libro “Posso solo amare”: «Questo sentimento rende immortali» - Claudio Marmugi
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Livorno e il suo showman Paolo Ruffini racconta il nuovo libro “Posso solo amare”: «Questo sentimento rende immortali»

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31.01.2024

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Livorno “L’amore conta”. Lo cantava Ligabue nel 2005 nell’album “Nomi e cognomi” e sembra proprio che Paolo Ruffini, l’artista livornese classe 1978 – noto al grande pubblico per essere attore, autore, regista, conduttore televisivo e radiofonico, showman e deus ex machina del “Nido del Cuculo” – abbia fatto suo questo motto, fino quasi a trasformarlo in una filosofia di vita. E segue questa strada il suo nuovo libro in uscita oggi in tutta Italia “Posso solo amare”.

«Questo è per me un libro importantissimo, sono molto emozionato. Ho raccontato otto storie particolarmente difficili, dove l’amore rende immortali tutti i protagonisti», racconta lo showman labronico.

Vanno in questa direzione tutti i suoi ultimi lavori da regista/autore come “Up & Down – Un film normale” (2018, co-regista Francesco Pacini). E ancora la collaborazione che va avanti da anni con la compagnia inclusiva Mayor Von Frinzius. Tra gli altri lavori........

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