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LIVORNO. “Ciak, si legge!” e Marco Sisi ci racconta una Livorno inedita, in dodici film. Una Livorno che al cinema, a volte, interpreta sé stessa, altre volte dove la nostra città diventa qualcosa di diverso, come l’immaginifica città “Filippo”, capitale dell’isola di Rascelia, nel film “Pazzo d’amore” con Renato Rascel del 1942 o come quando il Molo Novo fu scelto, nel 1923, dalla Metro Goldwyn Mayer (che all’epoca era Goldwyn e basta) per girare le scene della battaglia navale del kolossal “Ben Hur”, con l’equivalente di settanta milioni di dollari di oggi.

Queste e mille altre curiosità vengono snocciolate nel libro La storia di Livorno in dodici film (dagli antichi romani ai nostri giorni), uscito in questi giorni per “Il Quadrifoglio” (210 pagine, 15 euro), scritto da Marco Sisi, classe 1957, pioniere delle radio libere e montatore professionista per la Rai.

Fin dai primi anni Novanta, Sisi, attraverso il suo progetto “Livorno Superstar”, ha ricostruito la storia cinematografica di Livorno, catalogando tutte le apparizioni della città (o parti di essa, spesso anche solo piccoli squarci fulminei) nelle pellicole di tutto il mondo.

Questa sua nuova fatica letteraria – divertente e accuratissima, ricca di illustrazioni e fotogrammi – mentre si concentra su una dozzina di pellicole (ognuna al centro di un capitolo), contemporaneamente racconta vite, carriere, persone e personaggi, protagonisti, curiosità, aneddoti, che rendono la narrazione stessa un grande film che si dipana sotto gli occhi del lettore.

«Il sottotitolo ovviamente è ironico – spiega Sisi –. Lì, faccio riferimento alle galere romane costruite per Ben Hur dai Fratelli Neri, ma è un modo per sottolineare come Livorno sia sempre stata al centro della storia del cinema, anche se in maniera anomala e sui generis. Ad esempio, “Avorio nero”, vincitore di 4 Oscar, è ambientato in buona parte a Livorno (ricostruita ad Hollywood), perché uno dei protagonisti del romanzo è livornese d’adozione. Per non parlare del filone dei film vacanzieri che qui fanno tappa, il cui esempio più celebre è il “Sorpasso” di Dino Risi, col finale girato sul Romito».

Ma ci sono anche i film in cui Livorno interpreta un’altra città, come nei “Sequestrati di Altona” di Vittorio De Sica del 1962, girato al Cisternone (in esterni), al Goldoni e alla Gran Guardia in interni (per il foyer e il palco), il tutto fingendo di essere ad Amburgo.

Livorno, poi, prende il posto di San Pietroburgo ne “Le notti bianche” di Luchino Visconti, da Dostoevskij: il film non è girato a Livorno, ma la città è stata riprodotta in studio a Cinecittà. I motivi per cui Livorno si è ritrovata al centro di tutto questo interesse si può tentare di spiegare in diverse maniere: in primis, la presenza sul territorio degli stabilimenti cinematografici “Pisorno” di Tirrenia – primi studi in Italia, aperti nel 1933 (solo a titolo di comparazione, Cinecittà fu creata nel 1937) e chiusi definitivamente nel 1969 – dove furono girati centinaia di titoli. Il secondo, nel giro di artisti, sceneggiatori, attori e registi presenti a Castiglioncello, che era diventato il punto di riferimento (culturale e di villeggiatura) per i protagonisti di un’epoca.

Il libro di Sisi è corredato anche da una serie di appendici di approfondimento che regalano autentiche chicche, come quella del doppiatore livornese di John Wayne e Clark Gable (ma anche Marlon Brando nel “Giulio Cesare”), Emilio Cigoli. «Sono partito dal concetto di raccontare Livorno come città interessante più per il resto del mondo che per i livornesi stessi. Ho cercato di colmare questo gap – continua l’autore –. La nostra città è stata, nei secoli, uno dei più importanti porti del Mediterraneo, tanto che un capitolo del “Frankenstein” di Mary Shelley è dedicato a Livorno».

Ad arricchire il volume da una serie di QRcode per godere di trailer, scene, sequenze, estratti dai film citati, che potenziano la lettura e la rendono un’esperienza immersiva. «In un prossimo libro mi piacerebbe parlare meglio del periodo degli anni Ottanta e di un certo tipo di produzioni, come i film di Bud Spencer o di Renato Pozzetto girati in città: “È arrivato mio fratello” del 1985, ad esempio, che crea una città ibrida tra Livorno e Milano. Amo raccontare vicende reali strettamente legate ad un contesto storico per svelare a tutti i segreti della città attraverso il cinema».

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QOSHE - Quando al Molonovo si girò Ben Hur: ecco Livorno in 12 film - Claudio Marmugi
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Quando al Molonovo si girò Ben Hur: ecco Livorno in 12 film

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08.01.2024

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LIVORNO. “Ciak, si legge!” e Marco Sisi ci racconta una Livorno inedita, in dodici film. Una Livorno che al cinema, a volte, interpreta sé stessa, altre volte dove la nostra città diventa qualcosa di diverso, come l’immaginifica città “Filippo”, capitale dell’isola di Rascelia, nel film “Pazzo d’amore” con Renato Rascel del 1942 o come quando il Molo Novo fu scelto, nel 1923, dalla Metro Goldwyn Mayer (che all’epoca era Goldwyn e basta) per girare le scene della battaglia navale del kolossal “Ben Hur”, con l’equivalente di settanta milioni di dollari di oggi.

Queste e mille altre curiosità vengono snocciolate nel libro La storia di Livorno in dodici film (dagli antichi romani ai nostri giorni), uscito in questi giorni per “Il Quadrifoglio” (210 pagine, 15 euro), scritto da Marco Sisi, classe 1957, pioniere delle radio libere e montatore professionista per la Rai.

Fin dai primi anni Novanta, Sisi, attraverso il suo progetto “Livorno Superstar”, ha ricostruito la storia cinematografica di Livorno, catalogando tutte le apparizioni della città (o parti di........

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