FIRENZE. Dieci anni da festeggiare. Tutti insieme. Dario Nardella chiama a raccolta la città stasera (venerdì 22), dalle 21, al Palazzo Wanny di via del Cavallaccio. Vuol salutare e abbracciare i fiorentini. «Li voglio ringraziare – dice – per le esperienze vissute durante questi dieci anni indimenticabili, pieni di impegno, passione e amore per la città».

Sindaco Nardella, a conclusione del suo secondo mandato amministrativo le chiedo di scegliere una medaglia da stringere al petto per questi dieci anni e un progetto arenato oppure messo da parte a cui teneva in modo particolare.

«In questi anni abbiamo dato un volto nuovo alla città. Dalle tranvie a molte piazze nuove. La soddisfazione più grande è quando i fiorentini trasferiti altrove tornano e mi dicono: “Sindaco, Firenze è un’altra città, più moderna e bella”. Io non mi accontento mai e penso a cose non fatte o che non sono riuscito a concludere, poi mi dico che un sindaco non può fare tutto, altrimenti cosa resta a quelli successivi? (ride, nda)».

In questi dieci anni come sono cambiate, sotto il profilo socio-economico e politico, Firenze e la Toscana?

«I fiorentini e i toscani sono invecchiati. Le politiche sociali devono cambiare per garantire servizi e sostenibilità a una popolazione sempre più anziana e con meno giovani. Dal punto di vista economico abbiamo potenziato settori di eccellenza come la farmaceutica, la moda, il turismo, la meccanica».

Secondo lei, il modello Nardella nell’ospitalità turistica sarà portato avanti e allargato?

«Firenze è l’unica città ad aver fatto così tante battaglie contro il turismo “mordi e fuggi”: il primo regolamento Unesco in Italia per il centro storico, lo stop a fast food e ristoranti in centro, le piazze liberate dai mercatini turistici, l’aumento della qualità di infrastrutture e alberghi, la riforma urbanistica sugli affitti turistici brevi. Alcune le abbiamo perse, altre vinte. Può diventare un modello nazionale, ma ci vuole l’impegno politico di tutti perché il governo è sordo su questi temi, che invece sono sentiti dai cittadini».

In Europa cosa potremmo “esportare” da Firenze? E Firenze cosa dovrebbe imparare dall’Europa?

«Firenze è in grado di portare in Europa la sua cultura profonda di dialogo e di pace. È quello che ho provato a fare non solo da sindaco ma anche da presidente dei sindaci europei con Eurocities. Dall’Europa possiamo imparare molto, a cominciare dalla grande sensibilità verso i temi ambientali».

Ai fiorentini lascia una città più sicura o più insicura di quella che gli fu consegnata?

«Quando sono diventato sindaco avevamo 600 telecamere in città, ora sono più di 1.700. Abbiamo assunto più di 400 agenti e ringiovanito il corpo di polizia municipale. Con 30.000 punti luce a led abbiamo illuminato meglio strade e piazze. Mi resta un cruccio: non sono riuscito a convincere finora il governo ad aumentare le forze dell’ordine nella nostra città. Mi fa arrabbiare che la sicurezza sia diventato terreno di scontro politico, perché su queste cose lo Stato deve aiutarci e i cittadini vogliono risposte. Proprio oggi un ristoratore mi ha detto che a un colloquio per assumere un lavapiatti sono arrivati 10 stranieri di cui 9 senza permesso di soggiorno. Se lo Stato non consente a un imprenditore di regolarizzare questi stranieri e non riesce neanche a rimpatriarli, alla fine sono costretti a delinquere per campare. È inaccettabile».

Il buco nero rappresentato dalla scomparsa di Kata è destinato a rimanere tale?

«Non lo definirei un buco nero ma una ferita aperta. Pensiamo però anche ai circa seimila minori che ogni anno spariscono in Italia, di cui quasi la metà non vengono più ritrovati. La polemica politica su Kata così provinciale e miope mi disgusta, non rende giustizia alla bambina scomparsa e non ci permette di guardare all’emergenza nazionale nella sua complessità».

Talvolta Firenze è stata definita “città dei troppi cantieri”. Cosa risponde?

«Se ci sono cantieri vuol dire che la città è viva e si trasforma. Sono orgoglioso di aver dato il via a importanti cantieri che erano fermi al mio arrivo. Le linee tranviarie: Careggi, aeroporto, San Marco e ora Bagno a Ripoli e Campi. L’alta velocità, i nuovi padiglioni fieristici alla Fortezza, il restyling dello stadio Franchi. Certo, i cantieri vanno sempre fatti con intelligenza e soprattutto nei tempi previsti: così è stato per le tranvie, inaugurate senza ritardi. I cittadini sono disposti a sopportarli se si chiudono nei tempi stabiliti».

È stato giusto, secondo lei, individuare il candidato sindaco del Pd senza passare dalle primarie?

«Le primarie sono uno strumento non un’ideologia e si fanno quando servono a unire e non quando finiscono per spaccare il partito. Per la Toscana nel 2020 non le abbiamo fatte e abbiamo vinto. Lo stesso in Sardegna e in città dove abbiamo vinto senza fare primarie: Brescia, Vicenza, Foggia. Se un partito è forte e unito allora ha il compito e la responsabilità di indicare ai cittadini un o una candidata».

C’è ancora la possibilità di credere nel campo largo anche dopo l’esperienza dell’Abruzzo e della campagna in Basilicata?

«Dall’Ulivo di Prodi in poi il centrosinistra vince quando è unito. Non c’è altra strada con questo sistema elettorale che spinge al bipolarismo. Se stanno insieme Salvini e Tajani non vedo perché non possano stare insieme Conte e Calenda. C’è da lavorare con pazienza e tenacia partendo dai temi concreti come abbiamo fatto con il salario minimo che ha messo tutti d’accordo nelle opposizioni».

Quando annuncerà la sua candidatura al Parlamento Europeo? E di cosa ha bisogno la Toscana in Europa?

«Sulla mia candidatura deciderà il partito e io rispetto molto le regole democratiche della nostra comunità. Posso dire invece in generale che la Toscana ha bisogno di essere ben rappresentata e ascoltata a Bruxelles. Su agricoltura, energia, ambiente, infrastrutture, turismo, abbiamo da dire molto all’Europa e serve una classe politica che lo faccia con impegno e profitto».

Come reagirebbe se dalla Toscana venisse eletto in Europa anche il generale Vannacci?

«Rispetto sempre la volontà degli elettori ma fino al voto mi batterò contro quella cultura qualunquista e populista di cui si fa portatore Roberto Vannacci. Prendo in prestito le parole del ministro Crosetto: quando indossi la divisa militare hai onori e doveri precisi, sei chiamato a difendere il paese e la vita di tutti i connazionali, non hai la libertà di comportarti come un qualunque cittadino che dice tutto quello che gli passa per la testa come se stesse al bar. I patrioti da bar non mi hanno mai rassicurato».

In occasione della festa del Palazzo Wanny per chi saranno i ringraziamenti più calorosi per questi dieci anni?

«Sarà una serata sobria e divertente. Un modo per ringraziare davvero tutti, cittadini comuni e amici, ma anche gli avversari politici con i quali ci siamo sfidati ma sempre rispettati. Ho imparato tantissimo da Firenze e dai fiorentini, soprattutto da chi mi ha criticato. E ho cercato sempre di servire la città, non di servirmi della città. Per questo sono rimasto sindaco in questi due interi mandati e lo farò fino all’ultimo giorno. Un grazie particolare sarà per la mia famiglia che ha portato più di ogni altro il peso di un lavoro bellissimo. Lo rifarei mille volte ma comporta tanti sacrifici e tanta pazienza».

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QOSHE - Dario Nardella: «Lo Stato non rimpatria né regolarizza. E per campare i migranti delinquono» - Cristiano Marcacci
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Dario Nardella: «Lo Stato non rimpatria né regolarizza. E per campare i migranti delinquono»

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22.03.2024

FIRENZE. Dieci anni da festeggiare. Tutti insieme. Dario Nardella chiama a raccolta la città stasera (venerdì 22), dalle 21, al Palazzo Wanny di via del Cavallaccio. Vuol salutare e abbracciare i fiorentini. «Li voglio ringraziare – dice – per le esperienze vissute durante questi dieci anni indimenticabili, pieni di impegno, passione e amore per la città».

Sindaco Nardella, a conclusione del suo secondo mandato amministrativo le chiedo di scegliere una medaglia da stringere al petto per questi dieci anni e un progetto arenato oppure messo da parte a cui teneva in modo particolare.

«In questi anni abbiamo dato un volto nuovo alla città. Dalle tranvie a molte piazze nuove. La soddisfazione più grande è quando i fiorentini trasferiti altrove tornano e mi dicono: “Sindaco, Firenze è un’altra città, più moderna e bella”. Io non mi accontento mai e penso a cose non fatte o che non sono riuscito a concludere, poi mi dico che un sindaco non può fare tutto, altrimenti cosa resta a quelli successivi? (ride, nda)».

In questi dieci anni come sono cambiate, sotto il profilo socio-economico e politico, Firenze e la Toscana?

«I fiorentini e i toscani sono invecchiati. Le politiche sociali devono cambiare per garantire servizi e sostenibilità a una popolazione sempre più anziana e con meno giovani. Dal punto di vista economico abbiamo potenziato settori di eccellenza come la farmaceutica, la moda, il turismo, la meccanica».

Secondo lei, il modello Nardella nell’ospitalità turistica sarà portato avanti e allargato?

«Firenze è l’unica città ad aver fatto così tante battaglie contro il turismo “mordi e fuggi”: il primo regolamento Unesco in Italia per il centro storico, lo stop a fast food e ristoranti in centro, le piazze liberate dai mercatini turistici, l’aumento della qualità di infrastrutture e alberghi, la........

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