Una volta era più semplice: i giovani erano “idioti”, e quando smettevano di essere “idioti”, venivano considerati adulti. Lo afferma Sofia Capuano, dottore di ricerca in Storia e Sociologia della Modernità e collaboratrice del dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Pisa, all’inizio del colloquio su quella che la studiosa definisce “l’adulta incertezza”.

Chi sono i giovani di oggi? C’è chi descrive questa generazione come fluida, cosa ne pensa?

«Parlare di giovani oggi non è semplice. Qualsiasi cosa loro facciano ci sembrano sempre troppo giovani, come noi sembriamo sempre troppo vecchi per loro. Alcuni teorici la definiscono una deformazione prospettica. O li sopravvalutiamo o li sottovalutiamo. Tuttavia, c’è qualcosa che distingue i giovani di ieri da quelli di oggi. Il dato nuovo è rappresentato dal fatto che queste condizioni non si susseguono più, ma coesistono per un periodo di tempo più lungo. I giovani si trovano ad affrontare condizioni di vita che richiedono un impegno attivo nel costruire una dimensione adulta in quanto quella classica che abbiamo sempre raccontato loro e forse continuiamo a raccontare è ormai impraticabile».

E gli adulti? Come entrano ora in relazione con i giovani?

«Le riflessioni degli adulti sui giovani si producono in relazione alla posizione da cui l’adulto osserva. Il risultato è un giudizio sui giovani che li percepisce in ritardo rispetto al raggiungimento dell’età adulta. Nella realtà questa non esiste più come definizione univoca di prospettiva di vita. È piuttosto un viaggio la cui meta, mentre si consuma il viaggio, si sta costruendo».

Quindi non solo i giovani, sono cambiati anche gli adulti?

«La vita un tempo seguiva una sequenza ordinata: finiti gli studi si trova lavoro, poi si trova una casa e poi si mette su famiglia. Ancora oggi questi eventi prima o poi si verificano, ma non esiste una sequenza precisa. L’instabilità economica e lavorativa mettono infatti gli adulti nella condizione di perdere facilmente la sicurezza che hanno raggiunto. Ne consegue che, anche dal punto di vista soggettivo, la definizione di “adulto” è molto diversa da quella di un tempo. Nella società individualizzata i confini tra gioventù ed età adulta divengono gradualmente più sfumati. I giovani hanno sempre più la consapevolezza di non poter fare affidamento sui percorsi tradizionali e la responsabilità di scegliere ogni singola mossa. Da ricerche recenti sulla condizione giovanile emerge l’importanza della qualità delle relazioni interpersonali e soprattutto di relazioni significative e a lungo termine che travalichino lo spazio della struttura familiare che non rappresenta più l’unico possibile. Anche la condizione adulta, così come si è abituati a pensarla è, come tutte le fasi della vita, un “artefatto storico” prodotto da una particolare combinazione delle condizioni economiche, politiche e sociali, delle generazioni precedenti e che oggi non coincide più con la maggior parte delle vite vissute: oggi, sempre più frequentemente, anche a 50 anni si perde o si cambia lavoro, si divorzia e ci si ritrova a vivere in una condizione simile ai propri figli».

Dove è possibile rintracciare il punto di incontro tra queste prospettive così apparentemente lontane e allo stesso tempo più simili rispetto ad altri periodi storici?

«È necessario mettere in discussione l’idea che i giovani siano impegnati nel raggiungimento di un punto di arrivo predefinito perché una tale prospettiva tende a incolpare i giovani per il “ritardo” nel raggiungere i propri obiettivi. È necessario quindi adottare un nuovo punto di vista che possa spiegare i processi di cambiamento, riconoscendo l'esistenza di un effettivo passaggio generazionale. I cambiamenti in atto sono così significativi da causare una discontinuità storica e la formazione di nuove forme di soggettività. Riflettendo sulla transizione verso l'età adulta, sembra esserci bisogno di riconsiderare anche e soprattutto questa fase della vita, così come per la gioventù. Questa fase è ora più estesa nel tempo, poiché la soglia della vecchiaia si è significativamente ritardata, L'incertezza e la precarietà non riguardano più solo i giovani ma coinvolgono anche gli adulti, i quali, oggi più che in passato, potrebbero ritrovarsi in condizioni di semi-autonomia. Questa condizione di incertezza, di per sé negativa, può favorire quel dialogo tra giovani e adulti in quanto condividono alcuni campi esperienziali ora più di sempre. Non abbiamo più da un lato adulti con una vita stabile e autonoma che osservano e giudicano l’altro lato della vita dei giovani precari e in cerca di stabilità. I percorsi di vita si intercettano, si incontrano in condizioni simili, oggi più di sempre. Ciò si traduce in un’occasione comunicativa importante: in alcuni ambiti i giovani ne sanno più dei grandi perché sono nati e cresciuti in un mondo che può chiederti improvvisamente di cambiare rotta. I giovani, quindi, non sono idioti. Stanno semplicemente plasmando la propria identità adulta in un contesto in cui la tradizionale condizione di adulto, tra stabilità e certezze, è ormai inesistente».

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QOSHE - Precarietà e improvvisi cambi di rotta portano a livellare sempre più giovani e adulti - Cristiano Marcacci
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Precarietà e improvvisi cambi di rotta portano a livellare sempre più giovani e adulti

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14.02.2024

Una volta era più semplice: i giovani erano “idioti”, e quando smettevano di essere “idioti”, venivano considerati adulti. Lo afferma Sofia Capuano, dottore di ricerca in Storia e Sociologia della Modernità e collaboratrice del dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Pisa, all’inizio del colloquio su quella che la studiosa definisce “l’adulta incertezza”.

Chi sono i giovani di oggi? C’è chi descrive questa generazione come fluida, cosa ne pensa?

«Parlare di giovani oggi non è semplice. Qualsiasi cosa loro facciano ci sembrano sempre troppo giovani, come noi sembriamo sempre troppo vecchi per loro. Alcuni teorici la definiscono una deformazione prospettica. O li sopravvalutiamo o li sottovalutiamo. Tuttavia, c’è qualcosa che distingue i giovani di ieri da quelli di oggi. Il dato nuovo è rappresentato dal fatto che queste condizioni non si susseguono più, ma coesistono per un periodo di tempo più lungo. I giovani si trovano ad affrontare condizioni di vita che richiedono un impegno attivo nel costruire una dimensione adulta in quanto quella classica che abbiamo sempre raccontato loro e forse continuiamo a raccontare è ormai impraticabile».

E gli adulti? Come entrano ora in relazione con i giovani?

«Le riflessioni degli adulti........

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