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ROMA La grande bellezza amaranto sboccia in un pomeriggio di primavera anticipata, davanti a 400 tifosi arrivati nella capitale con un sogno, dentro al palazzetto affacciato sulla strada intitolata ad uno dei grandi livornesi dello sport, Nedo Nadi, unico schermidore al mondo ad aver vinto l’oro olimpico in tre discipline diverse, spada, sciabola e fioretto. Le stesse tre armi usate dalla Libertas in questo sabato che ha scritto un’altra pagina della storia recente e antica del basket labronico, mai arrivato a una finale per la Coppa Italia, dopo che la Libertas l’aveva sfiorata due volte fermandosi in semifinale a inizio anni Novanta contro la Glaxo Verona di Alberto Bucci e nel 2021 contro la Bakery Piacenza di Federico Campanella, che stavolta alla guida di Ruvo di Puglia ha dovuto togliersi il cappello di fronte alla partita perfetta degli uomini con la doppia L sul petto, una delle più belle dei due anni di gestione andreazziana nonostante l’assenza di Jacopo Lucarelli, seduto sofferente dietro la panchina livornese.

Eccola la grande bellezza amaranto, immortalata nel tuffo di Tozzi a 4 minuti dalla fine con la Libertas a più 25 per recuperare un rimbalzo d’attacco e in quello pancia a terra di Terenzi nel primo quarto per fermare un contropiede pugliese, eccola nella fiammata di Bargnesi a inizio ultimo quarto, penetrazione e tripla nel giro di due azioni che hanno schiantato Ruvo cacciandola a meno 17, eccola nella partita magistrale di Amos Ricci, 7/9 dal campo, 7 rimbalzi, 3 assist, l’uomo col pallone telecomandato capace di fare ciuff da ogni listello, nella gestione dei ritmi di Williams e nelle sue mani leste (4 assist), nel ritorno del Fratto con la divisa da marines, devastante fronte a canestro e anche in area, eccola nella concretezza, nell’affidabilità, nel carisma di Tommaso Fantoni, il capitano che ha portato a scuola Leggio e Galmarini e ha istruito e caricato il giovane Buca e alla fine ha parlato alla squadra preparandola al match di oggi, eccola nella doppia cifra di Dorin e nella sua tenuta mentale che ha premiato il coraggio di Andreazza di dargli 27 minuti di parquet, nella crescita costante di Allinei, nella sua bravura a mettere fisicità e corpo su Jackson, il bomber della serie B tenuto a lungo fuori dalla partita, ma anche a sparare due bombe nei momenti topici della partita.

Spada, fioretto e sciabola, si è visto tutto in questa Libertas che ha onorato la maglia speciale indossata per questo evento, la scritta Livorno in grande sopra lo sponsor Akern, l’acciaio della spada usata nella difesa di marca andreazziana, che dopo 35 minuti di battaglia aveva tenuto il miglior attacco della serie B a 55 punti rispetto agli 83 di media che segna in campionato, costringendo Ruvo a tirare sempre in modo forzato, a perdere fiducia in se stessa, a innervosirsi, dominando anche in area con appena 6 rimbalzi d’attacco concessi e 7 punti da seconde opportunità.

Le sciabolate di carattere sono arrivate nel momenti in cui Ruvo (che ha inseguito per 40 minuti) ha tentato di riavvicinarsi, come quando sul 26-30 del secondo quarto firmato da Jackson (che aveva riportato i pugliesi a meno 4 dal meno 12, 12-24), Ricci dall’angolo, Fratto da tre e ancora Amos dall’arco hanno riscavato il solco (26-39) in appena 60 secondi.

E poi il fioretto in attacco: gli assist di Williams, Bargnesi e Terenzi per Fratto e Fantoni, il pallone che girava come alla playstation, basket champagne davanti a una Ruvo incredula, confusa, andata in tilt, che nell’ultimo quarto ferita a morte da Bargnesi e Fratto ha mollato completamente finendo anche a meno 28.

Oggi alle 17.30 gli amaranto proveranno a firmare un’altra impresa in un derby tutto toscano contro la Herons Montecatini che nell’altra semifinale ha battuto Roseto.

Comunque vada un’altra pagina di storia del basket livornese è stata scritta con i colori libertassini.l


QOSHE - La grande bellezza della Libertas: oggi la finale - Dallinviato Giulio Corsi
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La grande bellezza della Libertas: oggi la finale

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17.03.2024

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ROMA La grande bellezza amaranto sboccia in un pomeriggio di primavera anticipata, davanti a 400 tifosi arrivati nella capitale con un sogno, dentro al palazzetto affacciato sulla strada intitolata ad uno dei grandi livornesi dello sport, Nedo Nadi, unico schermidore al mondo ad aver vinto l’oro olimpico in tre discipline diverse, spada, sciabola e fioretto. Le stesse tre armi usate dalla Libertas in questo sabato che ha scritto un’altra pagina della storia recente e antica del basket labronico, mai arrivato a una finale per la Coppa Italia, dopo che la Libertas l’aveva sfiorata due volte fermandosi in semifinale a inizio anni Novanta contro la Glaxo Verona di Alberto Bucci e nel 2021 contro la Bakery Piacenza di Federico Campanella, che stavolta alla guida di Ruvo di Puglia ha dovuto togliersi il cappello di fronte alla partita perfetta degli uomini con la doppia L sul petto, una delle più belle dei due anni di gestione andreazziana nonostante........

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