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Livorno Da un progetto all’altro, da un concerto all’altro, da un vip all’altro. Come direbbe lui, una vita “alla grandona”. Lui è Leandro Bartorelli, musicista livornese che gira il mondo suonando la batteria, strumento a cui è avvezzo fin da piccolo e che ha imparato ad amare grazie agli studi con Tullio De Piscopo, che l’ha a preso “in consegna” già a sei anni mezzo. Una delle sue ultime esperienze è la partecipazione alle registrazioni del disco dell’artista irlandese Stephen Kearney e c’è un singolo tutto suo che uscirà a breve. Si chiamerà Pizza, omaggio alla popolare pietanza italiana che lui ama e “sponsorizza” in ogni sua occasione all’estero.

Il suo nuovo singolo si chiamerà Pizza. Come le è venuto in mente?

«La scorsa estate ero a Nizza per suonare e decisi di fare una cosa tutta mia; essendo italiano pensai proprio alla pizza. Così è nato questo brano in cui io suono e canto e che rispecchia il mio carattere giocoso e coinvolgente. Uscirà su tutte le piattaforme online e ringrazio i musicisti che mi hanno aiutato a realizzarlo, quali Claudio Citarella al basso, Claudio Sax Fabiani ai fiati, mio padre Giuliano Bartorelli alle chitarre e Vladimiro D’Angella anche lui alla chitarra. Ne faremo anche un video, nel testo della canzone c’è il mio motto “Alla grandona”, che mi porto dietro dalla fine degli anni ’90 e ho fatto imparare a tanti personaggi famosi».

Col suo motto “alla grandona” ha contagiato molti vip

«Uno di questi è il principe Alberto II di Monaco, un altro è Eddie Jordan, imprenditore irlandese, noto nel mondo dell’automobilismo per aver fondato il team di Formula 1 Jordan Grand Prix, che io chiamo lo zio Eddie: c’è un suo video che circola in rete in cui dice, durante un servizio per la BBC, “Ferrari scuderia alla grandona”. Fui io a suggerirglielo, e lui s’ fidò di me».

Eddie Jordan è un personaggio chiave nella sua carriera: come lo ha conosciuto?

«Negli anni duemila andai in Scozia per un periodo per poi spostarmi a Londra, dove assieme a un collega musicista incontrammo Eddie Jordan, appassionato anche di musica e fondatore della band The Robbers, in cui sono entrato stabilmente nel 2008. Da allora, come batterista della band, ho fatto tanti concerti per eventi legati alla Formula 1, soprattutto a Montecarlo, ma anche alla Ryder Cup di golf. Per me Eddie Jordan è uno zio acquisito».

In questi eventi, ma non solo, ha incontrato un sacco di personaggi celebri nel mondo dello sport, della musica e dello spettacolo: quali gli incontri più significativi?

«Me ne sono capitate tante, tutte belle e di colori diversi. Sempre a Montecarlo ho conosciuto gli U2 e poi ho suonato al matrimonio della figlia di The Edge, chitarrista della famosa band irlandese, ma pure a quello dei Casiraghi-Ranieri. Ho suonato con Van Morrison, Tony Hadley degli Spandau Ballet, Liam Payne degli One Direction, Nick Mason dei Pink Floyd e tanti altri».

Il primo, però, resta Tullio De Piscopo: con lui è cominciato tutto

«Sì, a sei anni e mezzo sono andato su a Milano per studiare batteria con lui e nel tempo è nata una grande intesa umana. Oltre all’aspetto della tecnica musicale, mi ha fatto capire quanto conta il comportamento per muoversi in questo mondo. Sono stato con lui dal 1992 al 2004, per me è come un secondo padre. Un altro mio riferimento è stato Alessandro Benvenuti».

E oggi insegna anche lei batteria

«Con il mio metodo, che ho messo nero su bianco in un libro che si intitola Fire Drum e la prefazione è proprio di Tullio De Piscopo. Ho un’associazione che porta il mio nome e collabora con l’Accademia musica moderna di Milano. Insegno a piccoli e grandi e le soddisfazioni non mancano».

Qual è il suo stile? E quali altri strumenti suona?

«Faccio tanti generi: dal jazz al blues, dal metal al rock, mi piace sempre scoprire cose nuove. Sono ambidestro e ho sviluppato questa mia caratteristica, approfondendola nello studio dello strumento. Ma oltre alla batteria, suono anche il basso e la chitarra. Nei concerti con la band The Robbers, quando Eddie Jordan va alla batteria per alcuni brani, io suono il basso».

E poi ha inventato pure uno strumento: quale?

«Il Cajon dual tone, una percussione che ho realizzato insieme al costruttore fiorentino Fabrizio Pieraccini. Ha un suono e una forma unici. Ne ho regalato uno anche al principe Alberto di Monaco, che lo custodisce nella sua villa a Montecarlo insieme ad altri doni ricevuti da personaggi e band famose. Insomma, alla grandona!». l


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Gli U2, i reali e la Formula 1. Il batterista livornese Bartorelli si racconta

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04.02.2024

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Livorno Da un progetto all’altro, da un concerto all’altro, da un vip all’altro. Come direbbe lui, una vita “alla grandona”. Lui è Leandro Bartorelli, musicista livornese che gira il mondo suonando la batteria, strumento a cui è avvezzo fin da piccolo e che ha imparato ad amare grazie agli studi con Tullio De Piscopo, che l’ha a preso “in consegna” già a sei anni mezzo. Una delle sue ultime esperienze è la partecipazione alle registrazioni del disco dell’artista irlandese Stephen Kearney e c’è un singolo tutto suo che uscirà a breve. Si chiamerà Pizza, omaggio alla popolare pietanza italiana che lui ama e “sponsorizza” in ogni sua occasione all’estero.

Il suo nuovo singolo si chiamerà Pizza. Come le è venuto in mente?

«La scorsa estate ero a Nizza per suonare e decisi di fare una cosa tutta mia; essendo italiano pensai proprio alla pizza. Così è nato questo brano in cui io suono e canto e che rispecchia il mio carattere giocoso e coinvolgente. Uscirà su tutte le piattaforme online e ringrazio i musicisti che mi hanno aiutato a realizzarlo, quali Claudio Citarella al basso, Claudio........

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