Per lungo tempo quelle vecchie viti a piede franco sconosciute, scoperte nella tenuta, oggi a conduzione biologica, della Pietro Beconcini Agricola a San Miniato in provincia di Pisa, sono state contrassegnate con la lettera X. Le piante altro non erano che Tempranillo, la più famosa e diffusa varietà spagnola. Per scoprirlo ce n’è voluto di tempo e per certificarle ancora di più. Bisogna considerare che come è insolito trovare in casa iberica il nostro Sangiovese è altrettanto raro trovare il più diffuso vitigno spagnolo, il Tempranillo, in Italia. Anzi, fino a quindici anni fa non era addirittura presente nell’elenco delle varietà che si potevano coltivare in Italia in quanto considerato assente nella nostra nazione. Tutto cambia con il decreto del giugno 2009 che iscrive il vitigno spagnolo all’albo della Toscana. Il merito è dell’istanza, poi accolta, di Leonardo Beconcini, titolare con la moglie Eva della Pietro Beconcini Agricola di San Miniato, che ha dimostrato che nella sua tenuta il Tempranillo era presente da tanto tempo, forse secoli. La storia della scoperta è davvero curiosa: «Quando sono subentrato nella conduzione dell’azienda a mio padre Pietro negli anni novanta – racconta Beconcini – ho fatto un censimento delle piante vitate per razionalizzare le varietà, alla ricerca di quelle più performanti a livello qualitativo, per estendere la superfice di impianti con la selezione massale di quei cloni che meglio si erano adattati al terroir. In questa operazione trovo la presenza di vecchie viti a piede franco pre-fillossera, dallo straordinario equilibrio spontaneo, che non erano riconducibili alle varietà autoctone conosciute. Solo accurate analisi genetiche hanno poi certificato che quelle piante altro non erano che il più famoso vitigno della Spagna». Ma come è arrivato il Tempranillo in queste terre? L’ipotesi più accreditata è quella che sia stata opera di un pellegrino spagnolo. Bisogna considerare che San Miniato è attraversata da un ramo della Francigena e nel Medioevo era molta battuta da pellegrini iberici che si portavano dietro i semi di vite, considerati merce di scambio. Fatto sta che il Tempranillo, grazie al fatto di essere seminato e non impiantato, alla conseguente selezione naturale e alla profondità radicale avvenuta nel tempo, ha trovato un eccellente adattamento entrando in simbiosi con il terreno e il clima. Leonardo Beconcini che già aveva dimostrato il suo valore di vignaiolo con il Sangiovese si trova ad affrontare la nuova sfida: dare massima espressione e valorizzazione al quel gioiello genetico in suo possesso. Il primo vino che esce dalla Beconcini con il vitigno di origine iberica è Vigna alle Nicchie. Per realizzarlo Leonardo ha messo in campo tutto il suo estro, la sua passione, la sua voglia di fare un vino veramente unico. Qui vengono utilizzate solo le uve delle viti centenarie pre-fillossera. Qualcuno l’ha chiamato impropriamente l’Amarone di San Miniato per il fatto che le uve subiscano un parziale appassimento (4 settimane con una resa del 70%) prima di essere ammostate e avviate alla vinificazione in cemento con lieviti indigeni e alla macerazione sulle vinacce per 6 settimane. La maturazione avviene in piccole botti di rovere per 2 anni e si affina altri 24 mesi in bottiglia prima della commercializzazione. Un vino bomba, con tannini setosi che impressiona per potenza, finezza, gamma aromatica, equilibrio, lunghezza. Un vino da grande invecchiamento che inevitabilmente (dato l’appassimento) ha un alcol importante, sopra i 15 gradi, ma non scopre grazie al ricco supporto delle altre componenti. È il classico bicchiere da meditazione, magari con un quadretto di cioccolato fondente.

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QOSHE - Tempranillo, sapore iberico a San Miniato - Enrico Bimbi
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Tempranillo, sapore iberico a San Miniato

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21.03.2024

Per lungo tempo quelle vecchie viti a piede franco sconosciute, scoperte nella tenuta, oggi a conduzione biologica, della Pietro Beconcini Agricola a San Miniato in provincia di Pisa, sono state contrassegnate con la lettera X. Le piante altro non erano che Tempranillo, la più famosa e diffusa varietà spagnola. Per scoprirlo ce n’è voluto di tempo e per certificarle ancora di più. Bisogna considerare che come è insolito trovare in casa iberica il nostro Sangiovese è altrettanto raro trovare il più diffuso vitigno spagnolo, il Tempranillo, in Italia. Anzi, fino a quindici anni fa non era addirittura presente nell’elenco delle varietà che si potevano coltivare in Italia in quanto considerato assente nella nostra nazione. Tutto cambia con il decreto del giugno 2009 che iscrive il vitigno spagnolo all’albo della Toscana. Il merito è dell’istanza, poi accolta, di Leonardo Beconcini, titolare con la moglie Eva della........

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