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LIVORNO. C’è una poderosa spruzzata di salmastro sulla pelle di Beppe Dellanoce, uno dei ds più autorevoli del panorama cestistico cittadino.

Nel 2020 la nuova Libertas gli conferì l’incarico di costruire la squadra che poi arrivò a due possessi dalla serie A. Dopo una stagione a Vigevano, il ritorno in città sponda Pielle per dare concretezza alle ambizioni della Triglie.

Dellanoce sfoglia subito l’album dei ricordi: «Arrivai a Livorno nell’estate del 2020. Conoscevo pochissimo la città, ma con mia moglie ci trovammo subito bene. Livorno è a misura d’uomo. Ha il mare. E i livornesi hanno un modo di fare che ci ha catturato. Capimmo subito che sarebbe potuta diventare la nostra città adottiva. Poi al di là del basket e del tipo di vista, avevo bisogno di abitare a centro Italia per esigenze lavorative e in questo senso Livorno è strategica».

Domenica era al PalaMacchia per tributare il giusto omaggio al “suo” Francesco Forti. Emozioni?

«Era doveroso. Ho conosciuto Francesco nel 2018/19 a Crema e fu subito feeling. Certo, una volta ci ho anche litigato, ma dopo 5 minuti ci abbracciammo».

Ce lo racconta quello screzio?

«Provenivamo da una brutta sconfitta a Crema. Era una giornata di pioggia pazzesca. Quando capì che le parole che gli avevo detto durante quel confronto erano il mio modo per spronarlo, mi chiamò. Sfidò la pioggia, mi raggiunse al ristorante dove stavo cenando. Lasciò la macchina in mezzo di strada e mi chiese scusa. Ecco. Quel gesto non me lo posso dimenticare».

Un aggettivo per Francesco?

«È uno vero. È una persona vera in un ambiente in cui ci sono tante persone che non vere. E uomini come lui sono fondamentali. Per i dirigenti, per gli allenatori, per i tifosi, per i compagni di squadra. In un gruppo, avere una persona con quel carisma è indispensabile. Lui ci ha sempre messo la faccia. Ha reso forte lo spogliatoio. E chi non ha uno spogliatoio forte, non riesce a superare le difficoltà. Domenica mi sono emozionato. Ho rivisto Marchini, Ammannato, Salvadori, Geromin: tutti i miei ragazzi della finale 2020/21. Squadra bella e complicata, quella Libertas. Aveva tanta personalità dentro, ma i giocatori stavano bene insieme. Tornando a Francesco: onore a lui. L’ho salutato volentieri. La curva gli ha tributato una coreografia che non potrà dimenticare. In questi anni ha dato tantissimo alla LL. La sua non è stata una scelta semplice. Merita il massimo rispetto da parte di tutti».

Dellanoce, che Libertas ha visto?

«Tonica e ben strutturata. Può arrivare a giocarsi il primo posto anche quest’anno. L’anno scorso ha vinto la regular season per cui aveva bisogno solo di qualche ritocco, che è stato fatto. Lucarelli, Fantoni, Fratto e Saccaggi garantiscono un importante bagaglio di esperienza. E poi c’è un giocatore dalla leadership pazzesca: Amos Ricci. Io sono un suo grandissimo tifoso, forse perché l’ho portato io e gli ho fatto conoscere questa città. Lui è un giocatore determinante: se sbaglia continua a giocare, non si perde d’animo. Penso che possa dare ancora di più. Il resto della truppa poi è forte. Bargnesi è solido, Allinei per me è un giocatore super che sarebbe titolare in qualsiasi altra squadra. Ha saputo aspettare il suo momento, si è messo in gioco e in attacco è determinante. In difesa deve migliorare in esperienza su certi giocatori rognosi».

E la Pielle?

«Altra grande squadra che già l’anno scorso era costruita bene. L’asse portante composto da Rubbini, Lo Biondo, Campori e Diouf prometteva bene. Ora loro al secondo anno, Cardani li conosce bene e questo è un valore aggiunto. Inoltre sono stati aggiunti giocatori che fanno la differenza, come Chiarini. E poi attenzione al signor Federico Loschi che appena sarà in forma sarà determinante, perché lui non è un comprimario. Quando anche lui sarà al top, la Pielle può essere la squadra da battere. Ha vinto la SuperCoppa non a caso, perché in quel momento aveva il roster migliore, era allenata benissimo e correva più degli altri. Arriverà in fondo perché ha le caratteristiche per arrivare».

Direttore, che mercato sarà, questo di febbraio?

«Stranissimo, perché spesso non si possono prendere i giocatori che si vogliono».

Perché?

«O sono sotto contratto, o non vogliono venire via dalla loro squadra o i loro club non se ne privano. Insomma sarà difficile. Meglio non prendere nessuno e rimanere così. Certo. Se ci sono difficoltà per infortuni o scelte tecniche si deve andare sul mercato, altrimenti non è necessario».

Che cosa servirebbe a PL e LL?

«Non so. Penso che entrambe siano totalmente coperte in tutti i ruoli che non abbiano bisogno di nulla. Magari prendono un giocatore di complemento, di sistema e non il fatidico colpaccio».

La Libertas che chance in Coppa Italia?

«Se stanno tutti bene compreso Saccaggi, e se Williams è il giocatore viso domenica se la gioca per andare in finale».

Ha visto il derby?

«In tv, mentre quello precedente di campionato avevo avuto l’onore di viverlo da dentro. È stato uno spettacolo unico. È finito punto a punto perché le squadre si equivalgono per forza e anche per condizione fisica. In questo senso la Libertas è cresciuta rispetto al derby di SuperCoppa di settembre. E infatti c’è stato grande equilibrio. Entrambe lotteranno con Herons per il primo posto insieme ad Herons».

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QOSHE - Dellanoce: «Macché mercato, Libertas e PL non hanno bisogno di niente» - Fabrizio Pucci
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Dellanoce: «Macché mercato, Libertas e PL non hanno bisogno di niente»

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24.01.2024

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LIVORNO. C’è una poderosa spruzzata di salmastro sulla pelle di Beppe Dellanoce, uno dei ds più autorevoli del panorama cestistico cittadino.

Nel 2020 la nuova Libertas gli conferì l’incarico di costruire la squadra che poi arrivò a due possessi dalla serie A. Dopo una stagione a Vigevano, il ritorno in città sponda Pielle per dare concretezza alle ambizioni della Triglie.

Dellanoce sfoglia subito l’album dei ricordi: «Arrivai a Livorno nell’estate del 2020. Conoscevo pochissimo la città, ma con mia moglie ci trovammo subito bene. Livorno è a misura d’uomo. Ha il mare. E i livornesi hanno un modo di fare che ci ha catturato. Capimmo subito che sarebbe potuta diventare la nostra città adottiva. Poi al di là del basket e del tipo di vista, avevo bisogno di abitare a centro Italia per esigenze lavorative e in questo senso Livorno è strategica».

Domenica era al PalaMacchia per tributare il giusto omaggio al “suo” Francesco Forti. Emozioni?

«Era doveroso. Ho conosciuto Francesco nel 2018/19 a Crema e fu subito feeling. Certo, una volta ci ho anche litigato, ma dopo 5 minuti ci abbracciammo».

Ce lo racconta quello screzio?

«Provenivamo da una brutta sconfitta a Crema. Era una giornata di pioggia pazzesca. Quando capì che le parole che gli avevo detto durante quel confronto erano il mio modo........

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