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LIVORNO. Il leone ha ruggito. Ha cacciato fuori gli artigli e ha azzannato i Lupi di Avellino. 3/3 da 3, dopo settimane di mani fredde. Nel terzo quarto due sue triple hanno dato il là alla fuga per la vittoria. Così il lunedì di Leon Williams è meraviglioso. Altro che broncio da ritorno al lavoro. Lui è felice come una pasqua e merita la copertina.

Riesce a dire qualche parola in italiano, Leon, ma per sicurezza affida la traduzione ad Antonio Van der Spek, 19enne collaboratore della Libertas: un fenomeno. Centista all’Enriques, iscritto alla facoltà di Matematica e trilingue (parla correntemente inglese e olandese) e che ormai considera un fratello minore.

Leon che tipo di pallacanestro ha trovato in Italia?

«Sono convinto che la pallacanestro abbia un suo linguaggio universale. In Italia, però, c’è qualcosa di diverso. Il basket qui è molto più tattico e tecnico di quanto pensassi quando sono arrivato. Provengo da contesti diversi in cui erano gli americani a fare la differenza grazie al talento e al fisico. Qui invece ci sono tantissimi schemi d’attacco e la pallacanestro ha anche una fortissima impronta difensiva. Anche quando ho partecipato agli Europei con l’Olanda, ho visto squadre meno tattiche e che si affidavano ai singoli».

È a Livorno da due mesi e mezzo. Come procede l’ambientamento?

«Molto bene. Ho preso confidenza con l’Italia, con i compagni di squadra, con tutto il mondo Libertas. Con i miei compagni ci conosciamo meglio sia in campo che fuori. Sto pure imparando qualche parola d’italiano. Vi assicuro che è molto più difficile parlare la vostra lingua che segnare tre triple di fila. Però inizio a capire parole sempre nuove. E in caso di necessità mi vengono subito tradotte. Quando ci alleniamo viene usato anche l’inglese e questo mi aiuta».

Qual è la forza della Libertas?

«Il gruppo. Ogni settimana vengono organizzate cene di squadra, siamo unitissimi. Nessuno pensa a sé, ma alla Libertas. Non è poco. E tutti we have a dream, abbiamo un sogno: la promozione. Stiamo lavorando per realizzarlo».

Che pensa di questo campionato. C’è una squadra che le è piaciuta più delle altre?

«Il campionato è molto difficile. L’unica squadra che mi piace (ride) è la Libertas. Delle altre non mi interessa. Voglio vincere il più possibile».

Ha la grande capacità di mettere in ritmo i compagni, ma le mancava la mira da tre che ha trovato domenica. Ad Avellino è stata la partita della svolta?

«La pallacanestro è un gioco di percentuali. C’è un detto: percentus never lie, le percentuali non mentono mai. Domenica mi sono sbloccato e ne sono felice perché era ciò di cui aveva bisogno la squadra. Devo ringraziare i miei compagni che mi hanno aspettato e incitato. Anche in allenamento mi hanno sempre indotto a continuare a tirare. Sempre. Tutti aspettavamo questo momento. Ora devo dare continuità nella convinzione che posso farcela».

E di Livorno città che dice?

«È fantastica. Con la mia famiglia sono stato accolto in modo eccezionale».

Era arrivato da solo, ma la famiglia l’ha seguita dopo poco...

«La mia futura moglie è felice di essere qui dove è arrivata lo scorso mese insieme a nostro figlio che ha pochi mesi. Quando giriamo per strada veniamo riconosciuti e i tifosi ci trattano con grandissimo affetto. Non mi era mai successa una cosa del genere. Né in Olanda, né in altri posti dove ho giocato. La città è davvero molto bella e stiamo vivendo una fase di grande felicità ed entusiasmo. Sono contento di aver fatto questa scelta: il basket italiano e la Libertas».


QOSHE - Il ruggito di Leon: «Qui è super Mai vissuto un ambiente così» - Fabrizio Pucci
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Il ruggito di Leon: «Qui è super Mai vissuto un ambiente così»

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05.12.2023

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LIVORNO. Il leone ha ruggito. Ha cacciato fuori gli artigli e ha azzannato i Lupi di Avellino. 3/3 da 3, dopo settimane di mani fredde. Nel terzo quarto due sue triple hanno dato il là alla fuga per la vittoria. Così il lunedì di Leon Williams è meraviglioso. Altro che broncio da ritorno al lavoro. Lui è felice come una pasqua e merita la copertina.

Riesce a dire qualche parola in italiano, Leon, ma per sicurezza affida la traduzione ad Antonio Van der Spek, 19enne collaboratore della Libertas: un fenomeno. Centista all’Enriques, iscritto alla facoltà di Matematica e trilingue (parla correntemente inglese e olandese) e che ormai considera un fratello minore.

Leon che tipo di pallacanestro ha trovato in Italia?

«Sono convinto che la pallacanestro abbia un suo linguaggio universale. In Italia, però, c’è qualcosa di diverso. Il basket qui è molto più tattico e tecnico di........

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