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LIVORNO. L’ultimo segmento della stagione regolare della Libertas sembra rubato dall’archivio dei copioni più avvincenti di Alfred Hitchcock. Il prologo porta la data del 10 marzo, a sei giorni dalla semifinale di Coppa Italia: gli amaranto vincono a Fiorenzuola, ma si fa male Lucarelli che va a Roma da turista. Una settimana dopo, la Coppa Italia finisce nelle mani di Herons, più bravi e fortunati negli ultimi tre minuti di partita. Poi arriva la vittoria in extremis con Avellino e la sanguinosa sconfitta di Piacenza con annesso, gravissimo infortunio a Diego Terenzi (in bocca al lupo, ragazzo). Il cerchio, per ora, si chiude stasera al PalaMacchia di nuovo con Herons che nel frattempo ha vinto facile il derby con Gema e ha rifilato un trentello a Sant’Antimo.

Inutile, in casa amaranto, pensare a che cosa propone il nutrito programma di aprile (tre trasferte e il derby): adesso c’è da tenere botta con i nervi, con gli attributi e il cuore alla corazzata rossoblù che vince sempre e scoppia di salute. L’esatto opposto della doppia L, che sembra un ospedale ambulante ed è reduce dallo stop al PalaBakery.

Ferita aperta

Il sogno della Coppa Italia, svanito in volata, è una ferita non ancora cicatrizzata. Servirebbero un paio di punti di sutura (in classifica) per rimarginarla. Il guaio è che la Libertas si presenta a questa sfida con l’ago spuntato e poco filo: le rotazioni sono ridotte all’osso e l’impresa si annuncia titanica. Dall’altra parte infatti c’è una Fabo in condizione smagliante che nell’ultimo periodo ha sofferto solo a Roma con Roseto e proprio contro la doppia L.

I rossoblù hanno fisico (Radunic) e talento (Chiera è solo un esempio: potremmo citare l’intero roster a disposizione di Barsotti). Insomma: il pronostico pende totalmente dalla loro parte.

C’è comunque un però. E a quello la Libertas e i suoi meravigliosi tifosi devono aggrapparsi.

Cuore amaranto

Il “però” in questione è un mix di amore per la maglia, carattere, voglia di andare al di là dei propri limiti. La Libertas è incerottata, ferita nel corpo e nell’orgoglio, ma è pur sempre viva e farà di tutto per rendere difficile la vita agli Herons. Certo: quei presupposti non saranno sufficienti, perché quelle sono le fondamenta su cui costruire il sogno della vittoria. Servirà il solito, granitico atteggiamento difensivo, ma pure un pizzico di brillantezza in più nella metà campo avversaria, nella consapevolezza che Montecatini mette le mani addosso, difende ruvido come in una finale playoff. In sostanza sarà battaglia su ogni centimetro quadrato di parquet del vecchio PalaMacchia che stasera ribollirà di passione. Tra l’altro da Montecatini è atteso un buon numero di tifosi per cui ci sarà il colpo d’occhio dei giorni migliori.

Le parole del coach

Marco Andreazza ha presentato così la sfida: «Veniamo da una sconfitta dolorosa perché ancora una volta abbiamo gestito in maniera superficiale un finale punto a punto in trasferta e soprattutto perché abbiamo perso un giocatore come Diego che si stava inserendo nel nostro sistema. Ma ora non è tempo di lamentarsi ma di lottare con tutte le energie che abbiamo e provare a vincere una grande partita».

QOSHE - Libertas sfida sfortuna e infortuni: contro Herons vuole il riscatto - Fabrizio Pucci
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Libertas sfida sfortuna e infortuni: contro Herons vuole il riscatto

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30.03.2024

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LIVORNO. L’ultimo segmento della stagione regolare della Libertas sembra rubato dall’archivio dei copioni più avvincenti di Alfred Hitchcock. Il prologo porta la data del 10 marzo, a sei giorni dalla semifinale di Coppa Italia: gli amaranto vincono a Fiorenzuola, ma si fa male Lucarelli che va a Roma da turista. Una settimana dopo, la Coppa Italia finisce nelle mani di Herons, più bravi e fortunati negli ultimi tre minuti di partita. Poi arriva la vittoria in extremis con Avellino e la sanguinosa sconfitta di Piacenza con annesso, gravissimo infortunio a Diego Terenzi (in bocca al lupo, ragazzo). Il cerchio, per ora, si chiude stasera al PalaMacchia di nuovo con Herons che nel frattempo ha vinto facile il derby con Gema e ha rifilato un trentello a Sant’Antimo.

Inutile, in casa........

© Il Tirreno


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