livorno

sport

Non servono troppe parole per illustrare la nobiltà d’animo di Diego Terenzi. È sufficiente guardarlo, osservare il suo modo timido e gentile di sorridere, per capire che lui non è un giocatore di pallacanestro come ce ne sono a migliaia. No: è molto altro. Qui non c’entrano triple o blocchi, layup o pick and roll. Nella vita, Terenzi, è un vero talento che non si arrende. Mai. È un ragazzo di 28 anni che continua a dare tanto (…tutto) con l’esempio, l’educazione e la gentilezza: qualità che oggigiorno sono in via d’estinzione. Questione di valori forgiati e trasmessi dalla famiglia. Da papà Rodolfo, ex giocatore di serie A negli Anni 80, volato via troppo presto, e mamma Mirka. Gente perbene. Pochi fronzoli, lo sport nel codice genetico.

Diego continua a dare sebbene la vita gli abbia disseminato il cammino di ostacoli. Lui però resiste e rinasce. Sempre. E lo farà anche questa volta, dopo l’infortunio al ginocchio destro.

Mercoledì della scorsa settimana: Piacenza. Un contropiede e il legamento crociato anteriore salta: addio campionato, addio sogno dei playoff con la maglia amaranto della Libertas. Già… amaranto: in greco significa “che non appassisce”. Come i sogni Diego che torneranno a fiorire.

Terenzi è qui dalla fine di febbraio. 40 giorni, più o meno, ma di un’intensità travolgente: «Con Livorno, con la Libertas – dice subito – è stato amore a prima vista. Appena arrivato sono stato acclamato: non me l’aspettavo. Io a queste cose faccio molta attenzione. È un onore essere venuto qui. Un dispiacere non poter giocare. Chiunque pagherebbe di tasca per venire a giocare in una città come questa e in una società come la Libertas».

La trattativa

Terenzi ricorda con un pizzico di nostalgia i primi approcci con la Libertas: «Non appena ho saputo dell’interessamento della società, ho fatto di tutto per venire. Che fai? Ti chiama un club come la LL e dici di no? Impossibile. L’occasione era troppo ghiotta per farmela scappare. Qui c’è tutto: tanta gente a vedere la squadra, la possibilità di giocare il derby davanti a ottomila persone e la lotta per un traguardo ambizioso. Ho colto la palla al balzo. E poi nel mondo della pallacanestro italiana si dice un gran bene di questa città e della Libertas».

Amore e respiro

Il numero 22 amaranto usa parole che rimangono attaccate alle pareti del cuore. Apre la porta della sua sensibilità. Quasi si confida: «Provengo da un anno complicato. Cercavo un ambiente dove poter respirare. Non dico ripartire: respirare. Una città, una società in cui mi potessi sentire a casa e non dovessi sentire la mancanza di qualsiasi cosa. Volevo un ambiente che mi facesse sentire amato. Qui ho trovato tutto questo: la perfezione. Non ho mai ricevuto così tanto amore. Nessuno mi ha scritto così tanto sui social quando sono arrivato in una nuova squadra. È stato tutto bellissimo e toccante per me, dopo quello che ho passato».

Papà Rudy e Carlotta

Il 31 maggio 2008 papà Rodolfo “Rudy” è vinto da una brutta malattia. Diego ha 12 anni e mezzo. Sull’avambraccio ha tatuato la data in cui suo padre se n’è andato: «Mi ha lasciato un grande insegnamento: se voglio una cosa devo lottare e sudare per conquistarmela. Nella vita non c’è nulla di scontato e – proprio come su un campo di pallacanestro – bisogna lottare. Sempre. E se adesso sono così, lo devo a lui».

Le prove, però, per Terenzi, non sono ancora finite. Il 25 gennaio 2023 Diego perde Carlotta, la sua fidanzata che ha 33 anni, un’altra ingiustizia. «Con gli amici e la sua famiglia sto organizzando un piccolo evento che si terrà ad Alba, la città dove era nata. È una cosa che mi sta a cuore. Parlarne mi fa un certo effetto, ma ne sono orgoglioso».

E, quasi con pudore, aggiunge: «Sostengo la Fondazione Airc per la Ricerca sul Cancro. Chi vuole contribuire può andare sul sito dell’Airc e fare una piccola donazione. A nome di Carlotta».

Pane e basket

Nell’album dei ricordi di Diego ci sono anche tante pagine gioiose: l’amore per la pallacanestro, trasmesso da papà Rudy e da zio Roberto gli ha indirizzato la vita: «Ho fatto la trafila delle giovanili nella Victoria Libertas Pesaro… Libertas, era proprio destino. Poi ho girato l’Italia. E mi sono divertito. Proprio contro la LL ho fatto il mio high in carriera: 38 punti al Modigliani Forum. Quella sera sentivo un grande feeling con il canestro». Poi rivela un retroscena: «Ho avuto un mental coach che mi ha consigliato di rivedere quella partita prima di giocare. E lo faccio ancora oggi».

L’amico Giacomo Dell’Agnello

Diego si definisce «un ragazzo che va d’accordo con tutti» e – siccome nulla accade per caso – confida che tra gli amici del cuore (quelli storici di Pesaro e Antonietti con cui ha giocato insieme ad Alba) c’è un livornese: «Giacomo Dell’Agnello. Che giocatore è diventato! Lo ammiro perché in pochi lo consideravano all’altezza dell’A2. E invece…». Ovviamente dopo la firma per la Libertas, c’è stato un contatto con Giacomo: «Mi disse che – quanto a pressione – Livorno non è Vicenza, ma che qui ci sarebbe stato da divertirsi. Aveva ragione».

Il tuffo e l’infortunio

C’è una foto che ritrae l’essenza di Terenzi: il tuffo per recuperare una palla vagante contro Ruvo in Coppa Italia. Annuisce: «In quell’immagine c’è la voglia di buttarsi, di andare oltre, di fare qualsiasi cosa per centrare gli obiettivi della Libertas. La Coppa ci ha dato grande consapevolezza. Ci siamo e ci saremo nonostante vicissitudini e infortuni». Già l’infortunio: «Mi ha ceduto il ginocchio. Non c’è stato contatto con nessuno. Il piacentino Bertocco, che conosco, si è scusato: l’ho subito rassicurato, perché lui non c’entrava nulla. Non mi ha nemmeno toccato. Ho capito subito che mi ero rotto il crociato. Nel 2016 mi era successo al ginocchio sinistro e quel dolore non te lo scordi. Ho provato a consolarmi, pensando che la risonanza desse un altro esito. È stato inutile».

La gratitudine

Terenzi avrebbe mille motivi per avercela con il mondo e invece esprime gratitudine: «Alla mia famiglia che mi spinge a fare questo mestiere. A mia sorella Giulia che mi ha dato il mio nipotino Rodolfo e che tra qualche giorno darà alla luce Riccardo. A mio padre e ai valori che mi ha trasmesso. E poi qui, ai nostri tifosi che mi stanno confortando. Ai miei compagni di squadra. A Marco Andreazza per l’opportunità che mi ha dato. A Gianluca Mannucchi che nei primi giorni livornesi mi ha letteralmente adottato. E infine al presidente Consigli. Ha scritto un post che mi ha commosso. L’ho stampato e lo metterò in cornice nella mia stanza».

Il futuro

Oggi Terenzi sarà visitato dal dottor Fabio Chiellini dopo di che sarà programmato l’intervento di ricostruzione del legamento lesionato: «Il guaio è che il 30 giugno mi scade il contratto dopo di che sono senza paracadute. Dal primo luglio è tutto un punto interrogativo. Per i prossimi due mesi e mezzo, però, la Libertas continuerà a darmi la massima assistenza. Non dimenticherò mai chi mi ha dimostrato tanto amore. Siete e sarete tutti nel mio cuore».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

QOSHE - Terenzi e quella voglia di lottare «Livorno mi fa sentire amato» - Fabrizio Pucci
menu_open
Columnists Actual . Favourites . Archive
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close
Aa Aa Aa
- A +

Terenzi e quella voglia di lottare «Livorno mi fa sentire amato»

9 0
05.04.2024

livorno

sport

Non servono troppe parole per illustrare la nobiltà d’animo di Diego Terenzi. È sufficiente guardarlo, osservare il suo modo timido e gentile di sorridere, per capire che lui non è un giocatore di pallacanestro come ce ne sono a migliaia. No: è molto altro. Qui non c’entrano triple o blocchi, layup o pick and roll. Nella vita, Terenzi, è un vero talento che non si arrende. Mai. È un ragazzo di 28 anni che continua a dare tanto (…tutto) con l’esempio, l’educazione e la gentilezza: qualità che oggigiorno sono in via d’estinzione. Questione di valori forgiati e trasmessi dalla famiglia. Da papà Rodolfo, ex giocatore di serie A negli Anni 80, volato via troppo presto, e mamma Mirka. Gente perbene. Pochi fronzoli, lo sport nel codice genetico.

Diego continua a dare sebbene la vita gli abbia disseminato il cammino di ostacoli. Lui però resiste e rinasce. Sempre. E lo farà anche questa volta, dopo l’infortunio al ginocchio destro.

Mercoledì della scorsa settimana: Piacenza. Un contropiede e il legamento crociato anteriore salta: addio campionato, addio sogno dei playoff con la maglia amaranto della Libertas. Già… amaranto: in greco significa “che non appassisce”. Come i sogni Diego che torneranno a fiorire.

Terenzi è qui dalla fine di febbraio. 40 giorni, più o meno, ma di un’intensità travolgente: «Con Livorno, con la Libertas – dice subito – è stato amore a prima vista. Appena arrivato sono stato acclamato: non me l’aspettavo. Io a queste cose faccio molta attenzione. È un onore essere venuto qui. Un dispiacere non poter giocare. Chiunque pagherebbe di tasca per venire a giocare in una città come questa e in una società come la Libertas».

La trattativa

Terenzi ricorda con un pizzico di nostalgia i primi approcci con la........

© Il Tirreno


Get it on Google Play