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LIVORNO. Mamma Dunia domenica era seduta al solito posto, dal quale ha assistito a tutte le partite casalinghe della formazione del Massa Valpiana. «Con le altre mamme – racconta – stiamo sul prolungamento della linea di metà campo, mentre i babbi, che sono un po’ più scalmanati, stanno a qualche metro di distanza». Ventunesimo del primo tempo. Il figlio, Francesco Filippi, segna il gol che sarà decisivo per la vittoria e soprattutto per la conquista del campionato di Prima Categoria con sei giornate d’anticipo. Chi non conosce la storia che c’è dietro a questo ragazzo di 24 anni e lo vede correre verso il pubblico tirando baci e facendo con le mani il segno della elle di Lorenzo, applaude. Ma chi ha seguito questo viaggio di dolori e amore, cominciato con la scomparsa di Pippi (soprannome di Lorenzo ndr) la notte del 17 luglio scorso in un incidente stradale, a un certo punto ha difficoltà a capire se quelle che stanno scendendo sono lacrime di gioia o tristezza. Difficile sopratutto per Dunia Crestacci, maestra elementare e allenatrice alla scuola calcio Picchi, raccontare, da mamma, quei momenti in cui non sai come può reagire il cuore.

«È stata una grande emozione per tutti noi, quest’anno Francesco ha segnato quattro gol, due la prima giornata, poi un altro e questo. Ogni volta lo ha dedicato al fratello col quale ha giocato l’anno scorso, ma stavolta è stato speciale. In tanti erano venuti a vedere la partita, la tribuna era piena. Dopo il gol tutti i compagni gli sono saltati addosso, in tribuna hanno perfino acceso i fumogeni. Ho visto la contentezza negli occhi di Francesco. Erano molto legati, e più crescevano e più li vedevo uniti. Lui è silenzioso, non dice nulla. Ma noi lo sappiamo quanto soffre e che nel suo cuoricino ha tanta rabbia per quello che è successo. Il calcio, come l’università, è una valvola di sfogo».

Le magliette che hanno stampato con il volto di Pippi sono l’ennesima dimostrazione di affetto nei vostri confronti.

«Avevamo capito che avevo preparato qualcosa di speciale. Ma non sapevo delle magliette col viso di Lorenzo. Questo perché lo scorso anno, quando giocavano inseme, si era formato un bellissimo gruppo, infatti al funerale erano venuti anche i genitori dei compagni di squadra. In fondo quello che hanno fatto quest’anno è in parte il frutto della passata stagione».

Per voi quanto è importante sentire l’affetto degli amici di Lorenzo?

«Tutto fa bene al cuore, tutto l’affetto che ci danno ci fa piacere: li sentiamo vicini, spesso ci vengono a trovare a casa. Quando mi sento sola so sempre chi chiamare. Le racconto una cosa: l’altro giorno ho dato tutte le scarpe da calcio di mio figlio a un suo amico che ha lo stesso numero. Le ha tutte pulite e mi ha mandato la foto. Ho pensato fosse inutile tenerle ad ammuffire in garage».

È così che Lorenzo è ancora vicino a chi gli ha voluto bene?

«Certo, capita di indossare una sua felpa, oppure un giacchetto. Pensi che a maggio avevamo deciso con Francesco e Lorenzo di cambiare la loro cameretta. Avevano ancora il letto a castello e i loro amici li prendevano in giro, serviva una camera da ometti. Ne abbiamo scelta una con due letti. Dopo quello che è successo potevamo cambiare: prendere un letto a una piazza e mezzo, invece abbiamo comunque messo due lettini. Quello che ripetevo i prima: “Il mio cuore è diviso in tre parti uguali”, è valido anche adesso. Lo ripeto anche ad Alessia, la sorella più piccola, che era legatissima a Lorenzo, con il quale condivideva la passione per la musica, lo sci e insieme si occupavano delle nostre canine».

Subito dopo la tragedia il punto dove è avvenuto l’incidente, sul viale di Antignano, è stato trasformato dagli amici di Lorenzo in una specie di altare della memoria con magliette, fiori, lettere. Ci passa mai?

«Sandro, mio marito, ci vuole andare tutti i giorni. All’inizio ci andavo con lui, ma fare la strada di quella notte, mi dava una brutta sensazione. Preferisco andare al moletto e mettermi seduta a guardare il mare che Lorenzo tanto amava. Usciva dal lavoro, anche d’inverno, e mi diceva: “Mamma, vado al molo”. Oppure prendeva la muta e si tuffava con la tavola. Per questo abbiamo deciso di spargere le sue ceneri in mare, abbiamo preso le barche e abbiamo lasciato che andasse in mare per sempre».

Gli amici di Pippi si sono dati appuntamento davanti al luogo dell’incidente anche a Natale?

«Sì, lo so. In quel, luogo lo sentono più vicino. In un cimitero sarebbe stato diverso. Invece così possono andare quando vogliono e mettere la musica, ricordarlo quando era buffo, quando ne combinava mille e parlare di quanto fosse bello ridere con lui di qualsiasi cosa. Adesso vorrebbero dedicargli un murale, non so a che punto sia il progetto e se potranno realizzarlo, ma è comunque una idea lodevole».

Lei oltre a insegnare alle elementari allena anche i bambini della scuola calcio.

«Avevo deciso a maggio che avrei allenato, ma dopo quello che era successo mi volevo tirare indietro. È stato Francesco a dirmi che dovevo andare, che bisogna vivere la vita come facevamo prima, è giusto così per la nostra famiglia. Anche perché ho bisogno di impegnare le giornate altrimenti la testa va in giro e perdo la forza di cui abbiamo tutti bisogno e quattro bisogno. Perché se reagiamo insieme con coraggio, ognuno nel suo, riusciamo a darci forza a vicenda. Se ci fossimo chiusi in casa a piangere ogni giorno la famiglia rischiava di crollare».

E poi c’è questa onda di affetto da parte degli amici di Lorenzo. Se l’aspettava?

«Lorenzo era bimbo gioviale, disponibile, buono. Quello che ha seminato, ha raccolto. Tutti, in questi mesi, hanno dimostrato affetto nei suoi confronti: amici di scuola, del molo, quelli che conosceva del Sorgenti, tutti quanti hanno avuto parole buone nei suoi confronti. Perché lui era così. Anche con i grandi, mettiamo i genitori dei suoi amici, parlava volentieri, per questo è rimasto nel cuore di tutti».

Senta, l’ultima cosa, dopo la promozione come avete festeggiato?

«In tribuna hanno acceso i fumogeni, hanno tirato fuori lo striscione e le magliette celebrative. A fine partita hanno lanciato il presidente in aria. E poi siamo andata nella piazza di Massa a festeggiare con un aperitivo. Dopo noi genitori siamo rimasti a cena, mentre i giocatori con le fidanzate sono andati per conto loro». Con indosso la maglia dedicata a Lorenzo, per sempre compagno di squadra.

QOSHE - «Grazie all’amore degli amici mio figlio Pippi ancora con noi» - Federico Lazzotti
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«Grazie all’amore degli amici mio figlio Pippi ancora con noi»

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12.03.2024

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LIVORNO. Mamma Dunia domenica era seduta al solito posto, dal quale ha assistito a tutte le partite casalinghe della formazione del Massa Valpiana. «Con le altre mamme – racconta – stiamo sul prolungamento della linea di metà campo, mentre i babbi, che sono un po’ più scalmanati, stanno a qualche metro di distanza». Ventunesimo del primo tempo. Il figlio, Francesco Filippi, segna il gol che sarà decisivo per la vittoria e soprattutto per la conquista del campionato di Prima Categoria con sei giornate d’anticipo. Chi non conosce la storia che c’è dietro a questo ragazzo di 24 anni e lo vede correre verso il pubblico tirando baci e facendo con le mani il segno della elle di Lorenzo, applaude. Ma chi ha seguito questo viaggio di dolori e amore, cominciato con la scomparsa di Pippi (soprannome di Lorenzo ndr) la notte del 17 luglio scorso in un incidente stradale, a un certo punto ha difficoltà a capire se quelle che stanno scendendo sono lacrime di gioia o tristezza. Difficile sopratutto per Dunia Crestacci, maestra elementare e allenatrice alla scuola calcio Picchi, raccontare, da mamma, quei momenti in cui non sai come può reagire il cuore.

«È stata una grande emozione per tutti noi, quest’anno Francesco ha segnato quattro gol, due la prima giornata, poi un altro e questo. Ogni volta lo ha dedicato al fratello col quale ha giocato l’anno scorso, ma stavolta è stato speciale. In tanti erano venuti a vedere la partita, la tribuna era piena. Dopo il gol tutti i compagni gli sono saltati addosso, in tribuna hanno perfino acceso i fumogeni. Ho visto la contentezza negli occhi di........

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