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Se nel basket esistessero le stesse categorie degli Oscar del cinema, Luca Angella, 44 anni da compiere, livornese con scoglio e salmastro al posto del cuore, professione allenatore, quest’anno sarebbe tra i favoriti per conquistare la statuetta di miglior attore non protagonista nell’universo della palla a spicchi della serie A1. In qualità di vice di Nicola Brienza sulla panchina di Pistoia, sta infatti costruendo un miracolo sportivo che meriterebbe un film: capace di portare la squadra toscana prima alle Final Eight di Coppa Italia e adesso fino al quinto posto in classifica in coabitazione con Reggio Emilia (battuta domenica in casa). Ma soprattutto centrando un’accoppiata di vittorie esterne che neanche il più pazzo dei bookmaker avrebbe mai osato quotare: prima a Milano e poi a Bologna, in entrambe le occasioni recuperando da svantaggi in doppia cifra.

Coach, come sta?

«Bene, grazie. Ma starei meglio al mare».

Effettivamente oggi a Livorno si sta parecchio gavinosi. C’è quell’aria di primavera inoltrata che sembra estate...

«Grazie mille dell’informazione, le voglio bene anche io (ride ndr) ».

Mi pare di capire che non è al mare quindi?

«Direi proprio di no, stiamo partendo con la squadra per Pesaro dove domani (stasera ndr) giochiamo contro la Carpegna. Dopo la partita però torno in Toscana e domenica sarà a Livorno: ho chiesto al mio amico David Fini, club manager della Pielle, qualche biglietto per assistere al match contro Herons. Prima però un passaggio al mare mi piacerebbe farlo».

Battute a parte come ci si sente lassù in cima? Dietro solo a corazzate come Brescia, Bologna, Milano e Venezia. E davanti a squadre come Sassari e Tortona, solo per fare due esempi?

«Sono sincero, al di là dei risultati che sono comunque straordinari, la cosa più bella è aver riportato in città l’entusiasmo. Dopo gli anni del Covid è stato difficile ripartire con il palazzo mezzo vuoto. Invece ora siamo arrivati alla terza o quarta gara sold out e credo che da qui alla fine sarà sempre così. Inoltre ci sono anche altri due elementi che hanno contribuito a gasare l’ambiente: il cambio di proprietà (la maggioranza è ora in mano a una cordata statunitense guidata dal Ron Rowan ndr) e la crisi della Pistoiese calcio. Il risultato è che adesso se vai al bar senti la gente che parla di pallacanestro. Ed è bellissimo».

Sa che sentendola parlare sembra che descriva Livorno?

«Effettivamente ci sono molte analogie tra le due città. Poi ora che nella Pielle è entrato anche un nuovo socio così importante, c’è da scommettere che l’entusiasmo crescerà ancora, sia da un parte che dall’altra».

Prima di parlare di Livorno ci toglie una curiosità?

«Se posso».

Come si fa ad essere sotto di 19 a Bologna e andare a vincere?

«È successo quello che era già avvenuto a Milano: loro hanno un po’ tirato il freno a mano, pensando di aver vinto. Ma per com’è strutturata Pistoia, questo atteggiamento è il più sbagliato. Perché se noi prendiamo entusiasmo difficilmente ci fermiamo. Contro la Virtus sono entrate le prime due triple, loro non hanno reagito e il resto è storia. Ovviamente come successo al Forum di Milano giocare fuori casa ti aiuta perché hai meno pressione, sei più leggero e certe cose vengono meglio».

Questo è il quarto anno da vice a Pistoia, pensa mai di mettersi in proprio e fare capo allenatore in una squadra senior?

«Ci penso ogni anno, faccio delle riflessioni, perché si tratta di due ruoli diversi. Per 18 anni ho fatto il capo allenatore nei settori giovanili e mi piace farlo. Il fatto è che qui a Pistoia abbiamo creato un gruppo staff bellissimo: usciamo insieme, siamo una famiglia».

Facciamo un gioco. Se potesse scegliere una squadra che le piacerebbe allenare?

«Parlo con il cuore e lo dico con tutto il rispetto per chi c’è adesso perché lo stimo tantissimo. Però per me allenare la Pielle sarebbe un sogno. E ripeto: lo dico perché sono sincero e nutro per Marco Cardani una grande stima».

Domani ci sono due partite chiave in vista dei playoff: Pielle-Herons e Legnano-Libertas. Come le vede?

«La Libertas ha acquisito sicurezza nonostante gli infortuni. Sono stati bravi a fare quadrato dopo l’ondata di sfiga che gli è piovuta addosso. La Pielle l’ho vista in tv e dà l’impressione di avere, a tratti, un’intensità difensiva e una fluidità di gioco altissima. Non mi spingo più in là nell’analisi perché lo scorso anno dissi che entrambe potevano andare in serie A e non è successo, quindi mi taccio su eventuali pronostici».

Però domenica prossima c’è il derby...

«Purtroppo non ci sarò perché giochiamo praticamente in contemporanea contro Brindisi. Ma sarà sicuramente un grande spettacolo, l’anno scorso ci portai Brienza e rimase a bocca aperta per la passione dei tifosi».

Pronostico?

«Nella Liberats giocano ragazzi che conosco e ai quali voglio ben come Greg Allinei, Fratto, c’è il fratello di Saccaggi. Dico Pielle per una questione di cuore»

Livorno è pronta per la serie A?

«A livello di entusiasmo e passione senza dubbio sì. L’aspetto più complesso ogni volta che si fa un passo avanti è l’aspetto gestionale, ma da quello che mi dicono entrambe le società sono cresciute molto»

È di pochi giorni fa la visita a Pistoia di Federico Campanella dopo la fine dell’avventura sulla panchina di Ruvo di Puglia. Per chi conosce le vostre storie è stato come fare un tuffo nel passato.

«Abbiamo fatto le medie e le superiori insieme, siamo stati compagni di squadra allo Junior e abbiamo iniziato ad allenare negli stessi anni. Siamo più che amici. Fede è super ed è subito ripartito nonostante la delusione, perché è un ragazzo e un professionista che ha sempre voglia di migliorare. A livello sportivo i risultati parlano per lui».

Livorno capitale italiana della panchina. Com’è possibile?

«Lo dico sempre ai miei amici di Pistoia: a Livorno abbiamo il basket nel sangue. È una questione di numeri e di passione. Tanti iniziano a giocare, vanno al campiono, al palasport. Poi quando - com’è capitato a me - capisci che sei scarso, ormai la pallacanestro ce l’hai dentro e per rimanere nell’ambiente prendi altre strade. Ecco perché ci sono tanti allenatori livornesi, ma non solo. Anche arbitri, ufficiali di campo e preparatori atletici».

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QOSHE - «LL tanta solidità, PL ha talento Livorno è pronta per la serie A» - Federico Lazzotti
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«LL tanta solidità, PL ha talento Livorno è pronta per la serie A»

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13.04.2024

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Se nel basket esistessero le stesse categorie degli Oscar del cinema, Luca Angella, 44 anni da compiere, livornese con scoglio e salmastro al posto del cuore, professione allenatore, quest’anno sarebbe tra i favoriti per conquistare la statuetta di miglior attore non protagonista nell’universo della palla a spicchi della serie A1. In qualità di vice di Nicola Brienza sulla panchina di Pistoia, sta infatti costruendo un miracolo sportivo che meriterebbe un film: capace di portare la squadra toscana prima alle Final Eight di Coppa Italia e adesso fino al quinto posto in classifica in coabitazione con Reggio Emilia (battuta domenica in casa). Ma soprattutto centrando un’accoppiata di vittorie esterne che neanche il più pazzo dei bookmaker avrebbe mai osato quotare: prima a Milano e poi a Bologna, in entrambe le occasioni recuperando da svantaggi in doppia cifra.

Coach, come sta?

«Bene, grazie. Ma starei meglio al mare».

Effettivamente oggi a Livorno si sta parecchio gavinosi. C’è quell’aria di primavera inoltrata che sembra estate...

«Grazie mille dell’informazione, le voglio bene anche io (ride ndr) ».

Mi pare di capire che non è al mare quindi?

«Direi proprio di no, stiamo partendo con la squadra per Pesaro dove domani (stasera ndr) giochiamo contro la Carpegna. Dopo la partita però torno in Toscana e domenica sarà a Livorno: ho chiesto al mio amico David Fini, club manager della Pielle, qualche biglietto per assistere al match contro Herons. Prima però un passaggio al mare mi piacerebbe farlo».

Battute a parte come ci si sente........

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