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LIVORNO. Ci ha lasciato ieri e i tifosi amaranto dai 60 in su, si sentiranno un po’ più soli, persi nei loro ricordi. A Bruno Santon è legato anche un episodio, come precisa una delle memorie storiche del Club Magnozzi, Curzio Galatolo: quello della famosa vittoria del Flaminio per 1-0 contro la Lazio. Gol, manco a dirlo proprio suo.

«Ero militare a Roma – dice Galatolo – e andai alla partita. Il Balloni organizzò tre treni, ci saranno stati almeno 5 mila livornesi e si può dire che fu la prima volta di quello che poi sarà chiamato lo stadio mobile». Era l’anno di Remondini in panchina, quello di una serie A mancata per colpa delle giornate di squalifica dopo l’invasione di campo col Monza, il vaso colmo dopo lo zero a zero di Marassi col Genoa e il gol evidente amaranto non visto perché Leonardo Grosso, il portiere rossoblù, schiaffeggiò la palla già entrata, come ebbe a fare Buffon contro il Milan tanti anni dopo.

Lo si vede spesso in foto con la fasciatura al ginocchio sinistro, una protezione dopo quell’infortunio in maglia del Mantova nell’anno dell’ultima promozione della formazione lombarda in serie A, durante la quale ottenne quattro presenze. Tempi in cui l’ortopedia per uno sportivo, non era certo paragonabile a quelli di oggi. Perduta evidentemente la fiducia dei virgiliani su un suo ritorno al massimo rendimento, approdò così in maglia amaranto.

Fu l’inizio di un amore in tutto e per tutto fra Bruno Santon e Livorno. Calcistico, ma anche sentimentale, visto che qui conobbe quella che sarebbe poi diventata la compagna della vita e con cui ha avuto due figli. Veneto di Marghera, città che gli aveva dato i natali il 25 giugno del ‘42, fisico roccioso, carattere riservato, ma che quando ti aveva preso le misure diventava scherzoso, unico figlio fra i sei di una umile, onesta e laboriosa famiglia, a vedersi spalancate le porte del successo e sperare in una vita che consentisse una vita più agiata.

Fu fortissimamente voluto da Carlo Parola, quello della famosa rovesciata delle figurine Panini, durante le operazioni di mercato che avrebbe dato il via al campionato ‘66/‘67, fedele ai nostri colori fino alla stagione ‘70/‘71, collezionando 83 presenze e 25 reti.

Da ragazzo, subito preso dal Venezia, faceva a piedi quei dieci chilometri che separavano casa sua dal campo di allenamento, per farli poi al contrario. Lo sottolinea il nipote, Claudio Cecchin, allenatore dell’under 16 del Mestre di basket (disciplina che Santon ha seguito per anni con simpatia per entrambe le sponde) e che conosce bene come si viva di sport alle nostre latitudini.

Centravanti potente, fortissimo di testa, stampo inglese, cugino stretto per caratteristiche di un suo contemporaneo: il gigante buono Charles. Dopo aver terminato la carriera, per una quindicina di anni fu il gestore del distributore IP ai “Palazzi Rossi” che lasciò verso la metà degli anni ottanta, per andare con la ditta Veroni. Andato in pensione, per qualche tempo cambiò residenza spostandosi nella vicina Rosignano. Ma da sei anni era tornato a Livorno. Non ha mai perduto interesse per le sorti della “sua” squadra che ha seguito fino in tempi recenti in trasferta guardando le partite alla televisione. Livornese lo era dentro. Un buono, un compagno d’oro come ricorda Renato Bellinelli, ma volutamente lontano dai palcoscenici così come quando la targa per il centenario del Livorno gli fu portata a casa da Roberto Tancredi perché non amava tanto i riflettori. Ricordava però con piacere l’invito per l’inaugurazione del club a lui intitolato nel 2003 e che aveva sede in via Salvatore Orlando, durato qualche stagione.

Bruno Santon lascia la moglie Silvana, i figli Sandro e Rita e il sedicenne nipote Diego, al quale era molto legato. La salma è esposta alla camera mortuaria dell’ospedale di Livorno e alle 15 di oggi, il feretro muoverà verso la chiesa di San Jacopo per la funzione religiosa con inizio alle 15,30. Poi, il trasferimento per la cremazione. Bruno ci saluta, ma le sue gesta con Bella Divisa resteranno nei nostri cuori.


QOSHE - Il gol al Flaminio e l’amore per Livorno Addio Bruno Santon, gigante amaranto - Flavio Lombardi
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Il gol al Flaminio e l’amore per Livorno Addio Bruno Santon, gigante amaranto

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16.12.2023

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LIVORNO. Ci ha lasciato ieri e i tifosi amaranto dai 60 in su, si sentiranno un po’ più soli, persi nei loro ricordi. A Bruno Santon è legato anche un episodio, come precisa una delle memorie storiche del Club Magnozzi, Curzio Galatolo: quello della famosa vittoria del Flaminio per 1-0 contro la Lazio. Gol, manco a dirlo proprio suo.

«Ero militare a Roma – dice Galatolo – e andai alla partita. Il Balloni organizzò tre treni, ci saranno stati almeno 5 mila livornesi e si può dire che fu la prima volta di quello che poi sarà chiamato lo stadio mobile». Era l’anno di Remondini in panchina, quello di una serie A mancata per colpa delle giornate di squalifica dopo l’invasione di campo col Monza, il vaso colmo dopo lo zero a zero di Marassi col Genoa e il gol evidente amaranto non visto perché Leonardo Grosso, il portiere rossoblù, schiaffeggiò la palla già entrata, come ebbe a fare Buffon contro il Milan tanti anni dopo.

Lo si vede spesso in foto con la........

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