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LIVORNO. Un tappeto marrone a coprire gli ultimi metri verso gli scogli, ondeggiando a pelo d’acqua sullo specchio del Romito l’altro ieri mattina, nella zona conosciuta dai livornesi come “le Vaschette”. Una invasione di Noctiluca Pelagia, o più semplicemente, quella razza di meduse piccole. Fitte fitte, una accanto all’altra, come fossero più gruppi di scolaresche arrivati in gita, cullate dai movimenti di onde calme, in quello che è da considerarsi anche un sito archeologico, testimonianza di cave di arenaria a cielo aperto di origine etrusco-romana che ora sono ormai sotto il livello del mare.

All’epoca, lì, si estraeva la pietra serena che è più scura, compatta e resistente, ma anche la pietra ruspa, di color giallastro, granulosa e meno resistente e che si può incontrare anche lungo la discesa che si affronta venendo giù dalla strada. Un fenomeno non certo unico, ma nemmeno troppo consueto vista la stagione. Più facile assistere a simili spettacoli in primavera o in estate. Per saperne di più, il Tirreno ha consultato Alessandro Ligas, dell’istituto di Biologia Marina. Impegnato su delle campionature al largo delle coste di Ravenna “a proposito, ci sono sempre molti granchi blu, nonostante la pesca massiccia dell’estate” (confida, ndr), ci da’ una spiegazione che aiuta a comprendere come mai qualcuno ha potuto registrare questo spettacolo.

«Sono meduse comuni, non certo una specie aliena. La stagione calda che si è protratta nel tempo, con medie non abituali fino a due settimane fa, ed un mare anche tendenzialmente calmo, contribuisce in maniera importante a determinate manifestazioni. Hanno tratto vantaggio dal clima favorevole e alcune mareggiate verificatesi nel frattempo. Il tutto, unito ad un gioco di correnti, ha infine contribuito ad ammassarle in un punto, dando come risultato l’impressione di una vera invasione. In quel tratto, infatti, la costa disegna una piccola insenatura. Meduse che girano di solito al largo delle rive in cerca di alimentazione. Generalmente, nel mese di novembre sono in diminuzione ed il rischio dell’effetto tappeto risulta più raro. Si manifestano invece quando si verifica la cosiddetta “fioritura”, termine non scientifico usato anche dagli inglesi con la parola bloom, in primavera».

«Sono animali, quindi non è proprio corretto parlare di fioritura, anche si usa dire così per definire tutto ciò (e le meduse ne fanno parte), che rappresenta il plancton. Una fioritura tardiva si, ma comunque non allarmante. Significa che il clima di certo non rigido rispetto a come si intendevano prima le stagioni, ha mantenuto tanti nutrienti per un periodo più lungo permettendo un plus di sviluppo. Dal primo anello della catena, rappresentato dalle alghe planctoniche, si passa piano piano ad altri animali, come piccoli crostacei, larve di pesce di cui le meduse vanno ghiotte. Più nutrimento trovano, più si moltiplicano. È una legge di natura».

La presenza di meduse in mare è anche regolata da predatori naturali. Uno, è la tartaruga. Che tante volte viene ingannata dalle buste di plastica che galleggiano, e, credendo si tratti di medusa, le mangia. Inutile dire che ad un blocco intestinale, segue la morte certa per questo bello e simpatico rettile che piace a grandi e piccini specialmente grazie a Scorza nel film Nemo o alla anziana Dudley in La Sirenetta. Ma non possono mancare ovviamente i pesci. Che, nella loro dieta, hanno proprio principalmente questi animali dal corpo gelatinoso.

«Solitamente, pesci che hanno scarso valore commerciale e quindi poco conosciuti - riprende Ligas -; appartengono alle specie mesopelagiche quelle che in pratica vivono ne’ in superficie e neppure sul fondale, bensì nella colonna d’acqua che sta in mezzo. Come la ricciola di fondo, ad esempio, molto simile alla ricciola che si trova più comunemente nei ristoranti, dalle dimensioni simili, cioè dai 20 ai 30 chili di peso che però pure lei ha un certo valore commerciale. Oppure, quello chiamato proprio mangia meduse. Pesci caratteristici del Mediterraneo. A volte, le fioriture di meduse, possono tuttavia dipendere da una diminuzione di popolazione proprio di certe specie ittiche dovuto allo sfruttamento della pesca. Catturate con le reti, ributtate in mare magari morte. Chi la ricciola di fondo la pesca non accidentalmente, la prende con i palamiti da pesce spada».

Ecco quindi un’altra possibile concausa, oltre alla stagione mite in mare, di queste meduse apparse come d’incanto alle Vaschette. Ieri, di tutto ciò che un amante del mare affacciato da quei tornanti poteva aver visto solo ventiquattro ore prima, non c’era già più traccia. Migrate altrove per essere avvistate prossimamente vicino ad altri scogli più a nord o più a sud di Livorno? Più facile, forse, vedere arrivare altri esemplari trasportati dal moto ondoso fino a che la temperatura dell’acqua non si sarà abbassata. Il perché, lo spiega ancora Ligas. «Quando le notiamo così vicine, ormai sballottate contro le rocce in una insenatura e visto la delicatezza della loro consistenza, la percentuale di sopravvivenza è ridotta a poche unità che magari possono essere riuscite a riprendere il mare aperto, trascinate dal gioco di correnti. Molto più plausibile pensare che la gran parte siano morte e finite sul basso fondale. Poi, ci pensa il mare, e certamente hanno rappresentato una risorsa importante ed inaspettata di cibo per le altre specie che popolano quel paesaggio sott’acqua».

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Livorno, acqua ancora calda e predatori: è invasione di meduse al Romito

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25.11.2023

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LIVORNO. Un tappeto marrone a coprire gli ultimi metri verso gli scogli, ondeggiando a pelo d’acqua sullo specchio del Romito l’altro ieri mattina, nella zona conosciuta dai livornesi come “le Vaschette”. Una invasione di Noctiluca Pelagia, o più semplicemente, quella razza di meduse piccole. Fitte fitte, una accanto all’altra, come fossero più gruppi di scolaresche arrivati in gita, cullate dai movimenti di onde calme, in quello che è da considerarsi anche un sito archeologico, testimonianza di cave di arenaria a cielo aperto di origine etrusco-romana che ora sono ormai sotto il livello del mare.

All’epoca, lì, si estraeva la pietra serena che è più scura, compatta e resistente, ma anche la pietra ruspa, di color giallastro, granulosa e meno resistente e che si può incontrare anche lungo la discesa che si affronta venendo giù dalla strada. Un fenomeno non certo unico, ma nemmeno troppo consueto vista la stagione. Più facile assistere a simili spettacoli in primavera o in estate. Per saperne di più, il Tirreno ha consultato Alessandro Ligas, dell’istituto di Biologia Marina. Impegnato su delle campionature al largo delle coste di Ravenna “a proposito, ci sono sempre molti granchi blu, nonostante la pesca massiccia dell’estate” (confida, ndr), ci da’ una spiegazione che aiuta a comprendere come mai........

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