livorno

cronaca

LIVORNO. Il 31 dicembre sarà l’ultima volta con le saracinesche alzate per Furlini, negozio storico della città. Era il 1914 quando i fratelli Daniele e Costante Furlini arrivarono in via Buontalenti e decisero di stabilire proprio qui la sede della loro attività, diventando “livornesi” e intuendo che, all’ombra dei Quattro Mori, si potevano fare buoni affari mettendo radici. Col carretto, piano piano a piedi, scendevano da Trento e arrivavano fino in Toscana attraversando prima il Veneto e poi l’Emilia, disegnandosi di volta in volta un percorso a tappe.

Fu così che conobbero la zona del Mercato delle Vettovaglie. Un mare di attività formato, in buona parte, da botteghe di macellai e banchi di pesciaioli che avevano estremo bisogno di avere sempre le lame dei coltelli molto affilate. Mettersi in affari con un’attività propria a due passi da quel posto era strategico. Ma i Furlini affilavano anche gli strumenti delle corallaie, altro fiorente mestiere dell’epoca, e utensili un po’ per tutte le professioni.

Quando scoppiò la Grande Guerra, Daniele e Costante erano già qui, l’Italia con il patto di Londra nell’aprile del ‘15 firmato da Sidney Sonnino (quello del castello sul Romito), sarebbe entrata presto nel conflitto, mentre uno degli altri due fratelli rimasti a casa fu precettato dall’esercito austro ungarico e finì poi prigioniero dei russi in Siberia. Qui ebbe tutto il tempo di intagliare quella cornice che ancora oggi, in bottega, Valter Furlini tiene custodita gelosamente e che contiene la foto del padre Costante e dello zio, con un bimbo e un collaboratore, ritratti fuori dal negozio. Si era di fronte alla farmacia dell’ospedale e poco distanti dalla Banca d’Italia che era però più vicina al Voltone. A quell’epoca, l’esercizio commerciale era qualche decina di metri più avanti rispetto ad ora. Dove adesso, sempre sulla stessa strada, si entra per un caffè al bar 70 e i palazzi son diversi da com’erano. Ricostruiti, dopo i bombardamenti del ‘43, quando Daniele morì in piazza della Repubblica, vittima assieme ad altre persone di un martellamento delle fortezze volanti, e il titolare restò Costante.

Gli anni Sessanta

Col ‘59 la sede si sposta dove tutti ormai si dirigono ad occhi chiusi, proprio dirimpetto a dove Renato Tedeschi, presidente del Livorno nell’anno di Remondini, vendeva i suoi mobili le sue cucine e a fine decennio occupando anche il fondo accanto e prendendo, in questo modo, la fisionomia attuale. Intanto il figlio di Costante, Cesare, s’era fatto adulto il giusto per assumere le redini e cominciando a proporre anche altro, pur mantenendo (sarà così fino al ‘78) il laboratorio con le mole per arrotare. Si iniziò con le posaterie, ma anche con le pentole in acciaio che il mercato proponeva in sostituzione di quelle in alluminio.

I tempi moderni

L’ingresso dei figli di Cesare, Valter e Monica (in seguito troveremo anche la collaboratrice Lorella, dietro al banco pure lei da 40 anni) segnò la specializzazione negli articoli da cucina . Un mondo incredibile, il paese dei balocchi per coltivare la passione da chef, ma anche dove reperire oggetti di uso più comune. Di quelli che se paghi un po’ di più te li ritrovi poi nel tempo.

Il futuro

Valter ha 70 anni, Monica 61. Lavorano da tanto tempo e ormai hanno maturato la pensione. Dopo tre generazioni, a questo giro non c’è il ricambio. I loro figli hanno studiato e preso con successo altre strade. Da giorni si è sparsa la voce. E i clienti non ci vogliono credere. Basta stare in negozio un po’ in disparte ed ascoltare. Un signore romano d’origine, dopo aver comprato delle cose, esce con un amico e sembra un personaggio di Trilussa. «Vedi, Mario? Se ne stanno a annaà quelli mejo. Se piagni, che ce guadagni? Famo un soriso amaro per nun fasse prende dalla malinconia». Valter ascolta, ma poi confida. «Una possibilità che l’attività prosegua esiste e a giorni potrebbe esserci la bella novità. C’è un possibile acquirente, interessato a rilevare il negozio lasciandone immutata la filosofia. Se così fosse resteremmo qualche mese in affiancamento».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

QOSHE - Livorno, i Furlini lasciano il negozio dopo cent’anni di attività - Flavio Lombardi
menu_open
Columnists Actual . Favourites . Archive
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close
Aa Aa Aa
- A +

Livorno, i Furlini lasciano il negozio dopo cent’anni di attività

31 5
20.12.2023

livorno

cronaca

LIVORNO. Il 31 dicembre sarà l’ultima volta con le saracinesche alzate per Furlini, negozio storico della città. Era il 1914 quando i fratelli Daniele e Costante Furlini arrivarono in via Buontalenti e decisero di stabilire proprio qui la sede della loro attività, diventando “livornesi” e intuendo che, all’ombra dei Quattro Mori, si potevano fare buoni affari mettendo radici. Col carretto, piano piano a piedi, scendevano da Trento e arrivavano fino in Toscana attraversando prima il Veneto e poi l’Emilia, disegnandosi di volta in volta un percorso a tappe.

Fu così che conobbero la zona del Mercato delle Vettovaglie. Un mare di attività formato, in buona parte, da botteghe di macellai e banchi di pesciaioli che avevano estremo bisogno di avere sempre le lame dei coltelli molto affilate. Mettersi in affari con un’attività propria a due passi da quel posto era strategico. Ma i Furlini affilavano anche gli strumenti delle corallaie, altro fiorente mestiere dell’epoca, e utensili un po’ per tutte le professioni.........

© Il Tirreno


Get it on Google Play