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cronaca

LIVORNO. Un via vai, un appuntamento fisso per chi, specialmente nel quartiere, subisce il fascino del richiamo del bar come primo approccio della giornata nei confronti del prossimo, confortato da un bel cornetto, seguito da un caffè o un cappuccino. Per quelli dal palato più portato ai sapori del salato, non resta che consolarsi invece con schiacciatine o tramezzini preparati da Romina Costanzo che nel bar ci lavora da 22 anni, sempre con un sorriso per tutti, così come fa l’altra dipendente, Lara Gradassi. Entrambe si alternano al servizio al pubblico per un periodo della giornata, dovendosi dedicare anche alla preparazione dei pezzi salati, nella stanza laboratorio dietro al punto dove è sistemato il bancone.

Un luogo di ritrovo di Coteto, ma non solo. Arrivano in tanti dai vicini quartieri di Colline e Salviano. Ma i confini, vanno pure oltre. Non solo appuntamento mattutino, ma anche nelle ore pomeridiane. Se non piove, i tavolini e le sedie sul marciapiede rappresentano la tappa finale di chi vuol fare due chiacchiere. Ogni argomento è buono. Anche se lo sport rappresenta una parte importante e il mondo dell’ippica, una bella fetta di esso.

Febbre da cavallo

Senza scomodare Adolfo Celi, Gigi Proietti, Enrico Montesano, il bar Ughi è quel posto in cui si danno appuntamento per consuetudine, gli appassionati del mondo dei cavalli che ricordano vecchi aneddoti, vincite sfumate per un crine, la cultura per la genealogia di un puledro e la narrazione di una particolare famiglia proprietaria di una scuderia. Per chi non segue, a volte, certi nomi, nulla significano. Ma ci sono storie che invece, attraverso le corse del galoppo o del trotto, spiegano in parte la storia d’Italia, attraverso una passione condivisa da nobili e capitani d’industria. Sodalizi e pure parentele. Solo in Toscana, ce ne sarebbe per scrivere un libro. C’è chi, poi, come Franco, che ha conosciuto Danilo Gallinari, stella Nba, sin da piccolino, quando gironzolava attorno allo zio Gigi che faceva la manutenzione all’ippodromo di San Siro.

Il bar Ughi è conosciuto per essere anche una tappa, magari fugace, di Max Allegri, quando viene a Livorno. Originario del rione, questo bar lo conosce da quando è nato. Amico storico dei titolari, che sono Paolo Cresci e Andrea Bargellini. Quest’ultimo, nipote di Giovanni Ughi e che nel ’94, con i genitori che avevano deciso di ritirarsi, trovò proprio in Paolo un socio fraterno con cui portare avanti l’attività.

Paolo, presto compirà 67 anni, i calcoli gli suggeriscono che potrebbe andare in pensione, e volentieri sfrutterebbe l’occasione.

Andrea ne ha 64, ed pure lui potrebbe pensare a godersi un meritato riposo. Insomma, da qualche mese si è sparsa la voce che l’attività è in vendita, pur mantenendo uno stato di salute invidiabile. Nessuna crisi, insomma. Solo voglia di pensare semmai esclusivamente ai propri hobby senza più troppi pensieri dati dal logorio della vita moderna.

«La cosa è cominciata ad inizio dell’estate – dice Paolo – e l’ho confessato ad Andrea. Siamo insieme da tanti anni, un rapporto speciale come fosse un matrimonio. Mai una discussione, ogni cosa decisa in pieno accordo e senza mai che l’altro storcesse la bocca. Ricordo quando gli proposi la società. I suoi genitori avevano detto basta e lui da solo non avrebbe potuto gestire questo bar. Troppo lavoro. Ero impiegato e decisi di cambiare, facendomi avanti, affidandomi a lui che di esperienza ne aveva già fatta con i suoi, che qui avevano aperto nel’69».

Cresci è chiaro su una cosa. «Nessun affarista si avvicini. Non abbiamo bisogno di vendere e cederemo il bar solo a chi ci darà le garanzie del caso».

Possibile futura proprietà cinese? «L’importante è che si presenti una figura che, come si dice a Livorno, non faccia discorsi, ma si presenti con i fatti. Gli affari sono affari. Certo, se poi venisse uno che magari si conosce anche, lo cederemmo più volentieri».

Parla di potenziale che potrebbe non essersi del tutto espresso. «Si, perché la sera il posto per parcheggiare si trova senza problemi e se chi comprasse intendesse aprire anche agli aperitivi, farebbe Bingo. Noi, siamo già contenti così e alle 20 si abbassano le serrande…».

E se lo compasse Max?

Si è sparsa voce, fra qualche avventore, che magari questo bar, dove passa ogni tanto anche il coach della Libertas Marco Andreazza, proprietario ed appassionato di cavalli, potrebbe comprarlo proprio Max Allegri. Decidendo di farlo gestire a qualche amico che abita magari nel rione. «Ah, andrebbe domandato a Massimiliano – risponde Cresci – che credo stia pensando ad altro. Ora, è anche nonno, di cose a cui pensare ne ha tante. Ma per motivi affettivi, magari potrebbe anche farlo. Noi siamo amici suoi storici. Lo conosco da quando aveva due anni e con la famiglia venne a risiedere nel palazzo dove già abitavo io: al civico 29 di via Toscana. Un bravo ragazzo, per il quale ho fatto sempre il tifo».

Alzi la testa e infatti vedi le maglie di Cagliari e Milan di quando sedeva sulla panchina sarda e quella del Milan. «Sono juventino, ma ho sempre avuto piacere facesse bene sin dai tempi dell’Aglianese. Uno dei più grandi allenatori in circolazione».

Poi, un quadro con la maglia di Buffon e delle, sciarpe celebrative che per il popolo bianconero rappresentano la delusione per finali perdute. Ogni tanto, Max, lo invita allo Juventus Stadium e Paolo ha il cuore nello zucchero. Cresci, si vede già fra qualche mese a fare altro. «Dall’89, sono l’uomo che studia gli handicap dei cavalli per le corse al Caprilli, continuerei a fare quello, anche se pure lì arriva il momento in cui la carta di identità ti obbliga a dire basta. Anche per il mio amico e socio, non dovrebbe essere un dramma. Lui, è un appassionato podista e ama fare passeggiate nei boschi. Non ci vedrebbero insomma a curiosare in giro per i cantieri, tanto per trascorrere la giornata».

Romina, 46 anni, dietro il banco ha ascoltato e non può fare a meno di dire la sua. «Se vendono, cambio lavoro. Per me, Andrea e Paolo sono come dei babbi aggiunti. Finirebbe un’era. Potrei fare uno strappo, solo se per davvero rilevasse tutto Allegri. Continuerei a sentirmi a casa mia».

QOSHE - Livorno, in vendita il bar Ughi: rifugio di Allegri che sembra il set di Febbre da cavallo - Flavio Lombardi
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Livorno, in vendita il bar Ughi: rifugio di Allegri che sembra il set di Febbre da cavallo

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13.12.2023

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LIVORNO. Un via vai, un appuntamento fisso per chi, specialmente nel quartiere, subisce il fascino del richiamo del bar come primo approccio della giornata nei confronti del prossimo, confortato da un bel cornetto, seguito da un caffè o un cappuccino. Per quelli dal palato più portato ai sapori del salato, non resta che consolarsi invece con schiacciatine o tramezzini preparati da Romina Costanzo che nel bar ci lavora da 22 anni, sempre con un sorriso per tutti, così come fa l’altra dipendente, Lara Gradassi. Entrambe si alternano al servizio al pubblico per un periodo della giornata, dovendosi dedicare anche alla preparazione dei pezzi salati, nella stanza laboratorio dietro al punto dove è sistemato il bancone.

Un luogo di ritrovo di Coteto, ma non solo. Arrivano in tanti dai vicini quartieri di Colline e Salviano. Ma i confini, vanno pure oltre. Non solo appuntamento mattutino, ma anche nelle ore pomeridiane. Se non piove, i tavolini e le sedie sul marciapiede rappresentano la tappa finale di chi vuol fare due chiacchiere. Ogni argomento è buono. Anche se lo sport rappresenta una parte importante e il mondo dell’ippica, una bella fetta di esso.

Febbre da cavallo

Senza scomodare Adolfo Celi, Gigi Proietti, Enrico Montesano, il bar Ughi è quel posto in cui si danno appuntamento per consuetudine, gli appassionati del mondo dei cavalli che ricordano vecchi aneddoti, vincite sfumate per un crine, la cultura per la genealogia di un puledro e la narrazione di una particolare famiglia proprietaria di una........

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