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LIVORNO. «Lo sa perché si chiama Fonte Vecchia? Fu la prima a fornire l’acqua al Castello del Granduca, ancora prima che nascesse il paese», libro storico sotto il braccio Luigi Del Re da 15 anni presidente del Circolo pesca di Antignano guarda a quella storia addirittura di metà Seicento, oggi, sommersa. Era il tempio delle massaie. Delle lavandaie. E’ stato per secoli il luogo, il ritrovo, la socialità, l’identità di Antignano. Oggi dei lavatoi comunali e delle due grandi vasche in pietra serena si scorge solo un bordo e le colonne che sorreggevano la tettoia. Poi non c’è più niente. O meglio, ogni cosa è sommersa.

Tutto è incredibilmente fagocitato da fango. Vegetazione. Discariche di materiali. Ferite di quell’alluvione del 2017 (e non solo) mai curate, con manutenzione inesistente da anni. Ma anche la frana dell’anno prima aveva danneggiato la Fonte Vecchia.

Quel che ancora resta, sommerso pure quello, è il getto d’acqua che scorre h 24.

«È il cuore malato del nostro paese, per noi è un pugno nello stomaco vedere questo insopportabile degrado: dovrebbe essere un biglietto da visita», rincara Giovanna Cortopassi. Anche Gabriella Bianchi scuote la testa.

Qui via del Ciliegio, in fondo ad una stradina pressoché invisibile del borgo Antignano è come se si entrasse in un’altra dimensione. Che scorre lungo il rio Banditella. E in questo luogo senza tempo Il Tirreno va per mano alle anime battagliere di Vivi Antignano, quell’associazione di pasionari della storia del paese e dei suoi tesori che quella memoria vorrebbe far tornare a nuova vita. Non da soli ovviamente. «Nel nostro libro dei sogni attivi c’è quello di recuperare la struttura, prendersene cura a mo’ di sentinelle: ma il primo passo è ovviamente spingere per far ripulire intanto dalla vegetazione selvaggia che ha invaso tutto», sottolineano all’unisono la presidente Daniela Marini insieme alla narratrice della storia dei lavatoi cittadini, Simonetta Balestri.

Marini va nei dettagli rispetto a quella Fonte Vecchia citata nelle mappe storiche fin dal 1600-1650, descritta in modo dettagliato nel “catasto leopoldino” del 1820-1825: qui la Fonte Vecchia appare disegnata come un lungo abbeveratoio nei pressi di via dei Cavalleggeri che dal forte di Antignano si dirigeva a Livorno, risalendo il ciglio del rio Banditella dopo il guado fino all’attuale via Mondolfi.

La Fonte Vecchia fu poi arricchita dai lavatoi, con due grandi vasche per il ricambio dell’acqua. E ancora una tettoia oggi crollata e un porticato di circa dieci metri per tre, che copriva e riparava le persone che abitualmente si recavano lì. Fino agli anni Settanta le massaie del paese specialmente quelle che abitavano nella parte vecchia del borgo a due passi dal mare, andavano lì a prendere l’acqua e a lavare i panni. «Era un’attività vitale per il paese perché intorno alla Fonte Vecchia si faceva aggregazione, socializzazione, spirito di comunità, buon vicinato», continuano i volontari dell’associazione.

L’ultima custode dei vecchi lavatoi era la signora Lina. Il suo nome è diventato quasi leggendario, a simbolo di quel luogo e quel mestiere della vecchia Livorno che contava 77 lavandaie che lavoravano ad Antignano fino a metà Ottocento. Ma oggi quel mondo è sommerso. Adesso il degrado è veramente fuori controllo.

«Serve un intervento delle istituzioni competenti. A livello di pulizia. A livello di messa in sicurezza della curva del rio da futuri straripamenti», continuano da Vivi Antignano. Senza contare che intorno si nota un’evidente incuria delle aree circostanti private confinanti. E sotto alla Fonte dove venivano le massaie nell'Ottocento c'è anche una stradina romana. Quell’antica via dei Cavalleggeri (breve tratto di ciottolato) di cui Vivi Antignano chiede il recupero.


QOSHE - Viaggio negli antichi lavotoi di Antignano tra degrado e abbandono: «Addio al tempio delle massaie» - Francesca Suggi
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Viaggio negli antichi lavotoi di Antignano tra degrado e abbandono: «Addio al tempio delle massaie»

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13.03.2024

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LIVORNO. «Lo sa perché si chiama Fonte Vecchia? Fu la prima a fornire l’acqua al Castello del Granduca, ancora prima che nascesse il paese», libro storico sotto il braccio Luigi Del Re da 15 anni presidente del Circolo pesca di Antignano guarda a quella storia addirittura di metà Seicento, oggi, sommersa. Era il tempio delle massaie. Delle lavandaie. E’ stato per secoli il luogo, il ritrovo, la socialità, l’identità di Antignano. Oggi dei lavatoi comunali e delle due grandi vasche in pietra serena si scorge solo un bordo e le colonne che sorreggevano la tettoia. Poi non c’è più niente. O meglio, ogni cosa è sommersa.

Tutto è incredibilmente fagocitato da fango. Vegetazione. Discariche di materiali. Ferite di quell’alluvione del 2017 (e non solo) mai curate, con manutenzione inesistente da anni. Ma anche la frana dell’anno prima aveva danneggiato la Fonte Vecchia.

Quel che ancora resta, sommerso pure quello,........

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