Diminuiscono gli infortuni (anche mortali) sul lavoro, ma aumentano le malattie professionali in Toscana. Crescono quasi del 24 per cento nell’ultimo anno ed è anche colpa dello stress. Sì, perché se è vero che al primo posto si piazzano le malattie dell’apparato muscolo-scheletrico legate ai lavori più usuranti – ernie del disco, problemi a spalle, gomiti e in generale agli arti superiori – subito dopo ci sono quelle di ambito neurologico-psichiatrico. È lo stress sui luoghi di lavoro, è l’analisi del professor Rudy Foddis, direttore della Scuola di specializzazione in Medicina del lavoro dell’Università di Pisa.

Tendenza in crescita

Fra gennaio e agosto 2023, secondo i dati dell’Inail, le malattie professionali sono passate da 5.989 a 7.420, quasi un quinto in più. «L’aumento è purtroppo una tendenza consolidata ormai da diverso tempo, ma si tratta di una tendenza preoccupante – spiega Foddis –. Al primo posto troviamo le malattie come conseguenza soprattutto dell’usura lavorativa poi, però, arrivano quelle di ambito neurologico-psichiatrico che, nelle società avanzate, sono la seconda causa di malattie professionali. Per affrontarle è necessario compiere un ulteriore salto di qualità nella cultura manageriale del nostro Paese, passando dall’attenzione alla sicurezza sui luoghi di lavoro, che pone al centro l’incolumità fisica del dipendente e quella di benessere del lavoratore: avremmo davvero tutti da guadagnarne».

Obiettivo benessere

Non ci guadagnano però solo i lavoratori, ma anche le aziende. «È scientificamente dimostrato da molti studi che in un ambiente di lavoro sereno e che valorizza il personale, ad esempio riconoscendo l’importanza dell’esperienza oppure prevedendo una maggiore attenzione alla conciliazione fra lavoro e famiglia, c’è una produttività maggiore, diminuisce l’assenteismo e cresce la fidelizzazione del dipendente all’azienda», sottolinea il direttore. Senza considerare il differente impatto delle malattie professionali rispetto agli infortuni sul lavoro. «Da questi ultimi, quando non sono particolarmente gravi, spesso ci si riprende e si può anche recuperare la piena produttività – precisa il professor Foddis – mentre le malattie sono durature quando non permanenti e incidono prima di tutto sulla salute e la qualità della vita della persona, ma anche sulla capacità lavorativa del dipendente».

Bicchiere mezzo pieno

Certo, va considerata la parte del bicchiere mezzo vuoto che racconta, come detto, di una crescita importante delle denunce per malattia professionale. Almeno in apparenza, però, il bicchiere sarebbe anche mezzo pieno. Perché in Toscana fra gennaio e agosto 2023 gli infortuni sul lavoro sono scesi del 15,4 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022, da 36.540 a 30.922 nell’arco di 12 mesi. E perché sono diminuiti pure quelli mortali: 32 nei primi otto mesi dell’anno scorso contro i 46 del 2022. «Il trend è quello ed è abbastanza consolidato nel tempo dato che, in generale, sia gli infortuni sul lavoro che, nello specifico, quelli mortali sono in calo da almeno un quinquennio – racconta Foddis – ma, ad esempio, la diminuzione degli incidenti mortali in itinere, ossia nel tragitto da e per il luogo di lavoro, è assai più contenuta se è vero che in Toscana, fra gennaio e novembre 2023 se ne sono verificati 15, appena due in meno rispetto all’anno precedente, mentre nello stesso periodo il numero complessivo degli incidenti fatali è sceso da 68 a 46».

Lavoratori migranti

Si aggiunge, infine, la questione dei lavoratori migranti. «Per loro, il rischio infortunistico è più elevato anche perché spesso lavorano nei settori più esposti, come ad esempio l’edilizia – conclude il direttore della Scuola di specializzazione in Medicina del lavoro dell’Università di Pisa – Non a caso, anche in Toscana, gli incidenti che hanno riguardato i lavoratori extracomunitari sono in aumento, passando dai 7.100 del novembre 2022 ai 7.300 dell’anno successivo, in controtendenza rispetto al trend generale».


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I lavoratori toscani sono sempre più stressati: boom di malattie professionali

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11.01.2024

Diminuiscono gli infortuni (anche mortali) sul lavoro, ma aumentano le malattie professionali in Toscana. Crescono quasi del 24 per cento nell’ultimo anno ed è anche colpa dello stress. Sì, perché se è vero che al primo posto si piazzano le malattie dell’apparato muscolo-scheletrico legate ai lavori più usuranti – ernie del disco, problemi a spalle, gomiti e in generale agli arti superiori – subito dopo ci sono quelle di ambito neurologico-psichiatrico. È lo stress sui luoghi di lavoro, è l’analisi del professor Rudy Foddis, direttore della Scuola di specializzazione in Medicina del lavoro dell’Università di Pisa.

Tendenza in crescita

Fra gennaio e agosto 2023, secondo i dati dell’Inail, le malattie professionali sono passate da 5.989 a 7.420, quasi un quinto in più. «L’aumento è purtroppo una tendenza consolidata ormai da diverso tempo, ma si tratta di una tendenza preoccupante – spiega Foddis –. Al primo posto troviamo le malattie come conseguenza........

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