PISA. «Quanto accaduto il 23 febbraio è una ferita profonda». E poi: «Abbiamo fiducia nelle autorità e nel loro impegno per andare a fondo nella ricerca delle responsabilità, ma confesso di essere molto preoccupato per il clima che si è creato». Non potevano rimanere sulla soglia dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Pisa i cosiddetti “fatti di Pisa”, ossia le cariche della polizia nei confronti degli studenti che stavano manifestando pacificamente per la pace in Palestina. Quei fatti sarebbero entrati comunque, ma a portarceli è stato il rettore dell’ateneo pisano Riccardo Zucchi, che già aveva rinviato una volta la cerimonia, prevista per il 21 febbraio, «come segno di rispetto per le vittime della tragedia sul lavoro di Firenze».

«E oggi non può non essere condizionata dai gravi incidenti verificatisi a pochi passi da qui – sottolinea il rettore – Ho subito pensato che fosse necessario rendere chiaro a tutti che l’ateneo non si può isolare dalla società che la circonda, ma deve vivere come proprie le sue ferite». Poi ha anche snocciolato i risultati raggiunti e gli obiettivi da centrare, per arrivare però al punto che forse gli sta più a cuore: «Ci siamo proposti di dialogare con tutti, ponendo come unica condizione il ripudio della violenza e questo è quanto chiediamo ai nostri studenti e a tutto il personale – precisa Zucchi – A società e autorità chiediamo di rispettare questo dibattito e garantire le condizioni perché si possa svolgere in modo pacifico e costruttivo».

Accadrà giovedì 14, giorno in cui è convocata una riunione straordinaria del Senato Accademico, aperta a tutte le componenti studentesche e alla cittadinanza. Un’anteprima, però, c’è già stata ieri mattina. Prima con il durissimo intervento del presidente del consiglio studentesco Francesco Grignano: «Hanno detto che eravamo incappucciati, armati e violenti, invece eravamo studenti, a volto scoperto perché non ci vergogniamo di condannare il genocidio che si sta consumando in Palestina ed eravamo con le mani alzate». Poi l’affondo: «Consigliere comunale Ziello, quel giorno le uniche persone incappucciate, armate e violente sono state le forze dell’ordine».

Dopo è stata la volta di Anas Khalil, laureando italo-palestinese, rappresentante di “Rompere l’assedio”: «Non siamo assolutamente antisemiti, ma ciò che rivendichiamo è un convinto antisionismo – ha detto – ossia l’opposizione alle pratiche di colonizzazione, insediamento illegale, apartheid, pulizia etnica e controllo militare della vita di un popolo».

È intervenuta anche l’assessora regionale all’Istruzione, Alessandra Nardini: «Rifiuto la propaganda di certi politici e ministri che vorrebbero dividerci tra chi è con le forze dell’ordine e chi è contro. Il loro lavoro è fondamentale, ma questo non ci impedisce di ribadire che quanto accaduto è inaccettabile, devono essere accertate le responsabilità e non deve ripetersi mai più».

Sul tema un accenno anche da parte di sindaco Michele Conti. «Pisa è balzata alle cronache nazionali per il brutto episodio che tutti conosciamo – conclude – Nell’immediatezza dell’accaduto ho dichiarato tutta la mia amarezza da sindaco di una città che è famosa nel mondo per la concentrazione di saperi, intelligenza e bellezza».


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Manganellate agli studenti, il rettore di Pisa: «Una ferita profonda per la città»

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04.03.2024

PISA. «Quanto accaduto il 23 febbraio è una ferita profonda». E poi: «Abbiamo fiducia nelle autorità e nel loro impegno per andare a fondo nella ricerca delle responsabilità, ma confesso di essere molto preoccupato per il clima che si è creato». Non potevano rimanere sulla soglia dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Pisa i cosiddetti “fatti di Pisa”, ossia le cariche della polizia nei confronti degli studenti che stavano manifestando pacificamente per la pace in Palestina. Quei fatti sarebbero entrati comunque, ma a portarceli è stato il rettore dell’ateneo pisano Riccardo Zucchi, che già aveva rinviato una volta la cerimonia, prevista per il 21 febbraio, «come segno di rispetto per le vittime della tragedia sul lavoro di Firenze».

«E oggi non può non essere condizionata dai gravi........

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