SAN MINIATO. “Chiuso per festa di fine Ramadan”. C’era scritto così mercoledì mattina su un cartello all’ingresso dello stabilimento di San Donato, frazione del comune di San Miniato, della Tre Zeta Group, una delle aziende leader nella produzione di suole e altre componenti del sotto scarpa, come tacchi e stampi, per l’altissima moda. Quartier generale in Toscana, una sede in Tunisia e altri tre in Veneto, precisamente a Fossò nel veneziano e Vigonza e Arzergrande in provincia di Padova: anche lì lo stesso cartello.

Non solo, dunque, il mondo della scuola, con il caso dell’Istituto comprensivo di Pioltello, e quello degli atenei, con l’Università per Stranieri di Siena che ha fatto da apripista. Anche nel mondo imprenditoriale comincia a diffondersi la scelta di chiudere per consentire di festeggiare l’Eid al-Fitr, ossia la festa della fine del digiuno che si celebra il giorno dopo la conclusione del Ramadan, una delle due ricorrenze più importanti della religione islamica.

Una delle prime aziende a fare da apripista è stata proprio quella sanminiatese, 600 dipendenti in tutta Italia (oltre la metà dei quali nello stabilimento toscano). «È la prima volta che prendiamo una decisione del genere, ma francamente l’abbiamo trovata del tutto logica e naturale – spiega l’amministratore delegato Fabrizio Mecheri –: bisogna considerare, infatti, che circa un quarto dei nostri dipendenti è straniero e la stragrande maggioranza di essi è musulmano».

Peraltro non è nemmeno una decisione arrivata nelle ultime ore sull’onda anche del dibattito pubblico accesosi dopo i casi di Pioltello e Siena. «Avevamo deciso tutto da tempo, tanto che il la chiusura per la fine del Ramadan era sta inserita anche nel bozza di piano, poi approvata, che abbiamo presentato a gennaio alle Rsu – racconta –: se nell’occasione o dopo qualcuno dei dipendenti ha obiettato qualcosa? Assolutamente no, non vi è stata la minima polemica».

Tre Zeta non è una Ong. Anzi, è un’impresa che opera da oltre mezzo secolo per la produzione di suole di scarpe per i principali brand del lusso mondiale. «Proprio per questo abbiamo sempre puntato molto sul benessere e sulla qualità del clima in azienda: siamo convinti, infatti, che se il dipendente è contento, ne guadagna anche la qualità del lavoro e, conseguentemente, la soddisfazione dei nostri clienti» spiega Mecheri.

Da qui anche l’attenzione «all’integrazione, su cui stiamo investendo molto, al pari della formazione professionale: la scelta di chiudere la fine del Ramadan rientra pienamente in prospettiva e ci pare del tutto normale. Semmai – sorride – siamo un po’ sorpresi dall’eco mediatica che ha avuto questa decisione».

Beninteso, quello di puntare sulla manodopera straniera è quasi una strategia obbligata per la Tre Zeta e le altre aziende del comparto calzaturiero: «Nonostante gli sforzi e l’impegno, il nostro settore non è troppo attrattivo dai giovani di cittadinanza italiana, mentre invece sono moltissimi gli immigrati che bussano alla nostra porta – racconta Mecheri –: anzi, alcuni lavorano con noi da più di vent’anni, tanto che non saprei più nemmeno dire se è corretto continuare a considerarli stranieri. Il risultato, comunque, è che, ad oggi, circa un lavoratore su quattro dei nostri 600 dipendenti non è italiano: per noi, dunque, investire sull’integrazione nell’ambiente di lavoro è fondamentale. Problemi con qualche dipendente? Certo che capita di averne, ma non è collegato alla cittadinanza: può succedere sia con italiani che con stranieri».


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San Miniato, chiusa per la festa di fine Ramadan la fabbrica leader di suole e tacchi: «Ecco perché abbiamo preso questa decisione»

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12.04.2024

SAN MINIATO. “Chiuso per festa di fine Ramadan”. C’era scritto così mercoledì mattina su un cartello all’ingresso dello stabilimento di San Donato, frazione del comune di San Miniato, della Tre Zeta Group, una delle aziende leader nella produzione di suole e altre componenti del sotto scarpa, come tacchi e stampi, per l’altissima moda. Quartier generale in Toscana, una sede in Tunisia e altri tre in Veneto, precisamente a Fossò nel veneziano e Vigonza e Arzergrande in provincia di Padova: anche lì lo stesso cartello.

Non solo, dunque, il mondo della scuola, con il caso dell’Istituto comprensivo di Pioltello, e quello degli atenei, con l’Università per Stranieri di Siena che ha fatto da apripista. Anche nel mondo imprenditoriale comincia a diffondersi la scelta di chiudere per consentire di festeggiare l’Eid al-Fitr, ossia la festa della fine del digiuno che si........

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