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LIVORNO. Una partita come quella giocata domenica fra Caffè Toscano e Fiorenzuola merita una qualche riflessione, al di là che quelli (tanti, record stagionale derby escluso) che c’erano e la ricorderanno a lungo, forse per sempre. Intanto cominciamo col dire che una vittoria arrivata dopo un – 19 e un ancor più pericoloso – 15 quando già si era nel terzo quarto si porta con sé notazioni negative e altre positive, altrimenti non ci sarebbero stati né il largo passivo da cui la “remuntada” è dovuta partire, da un lato, né l’arrivo a braccia alzate, dall’altro.

Perché quell’inizio?

Di rimonte partite da lontano la storia del basket è piena, quando si parla di un – 19 il numero comincia a restringersi. La domanda è? Perché? La prima impressione era stata quella di una prestazione monstre degli ospiti, squadra in ottima saluta e reduce da due prestazioni vittoriose (Gema in casa e Cassino fuori) entrambe ottenute oltre quota 90. In realtà, e questo Marco Cardani l’ha detto subito, appena arrivato il banchino delle interviste, era stata la partenza della PL a spianare la strada alla squadra di Dalmonte che all’intervallo lungo aveva tirato sì con quasi il 50% da 3, 9/20, ottimo, ma niente che non si sia già visto. Da parte livornese invece, 9 palle perse (7 solo nel primo quarto), preventivata superiorità a rimbalzo ridotta al minimo, difesa sempre in ritardo e attacco senza idee.

Questione di testa, ha detto il coach e dobbiamo crederci. Nonostante gli avvertimenti ci sta che la squadra abbia a livello inconscio sottovalutato l’impegno: si viene da 4 vittorie consecutive di cui due in difficili trasferte, arriva al PalaBolgia una squadra in salute sì, ma che pur sempre fa parte di un’altra fascia di classifica e zac, entri in campo un po’ svagato e senza la faccia cattiva e a trovarsi sotto in doppia cifra è un attimo anche perché gli altri nel frattempo prendono coraggio, al talento aggiungono un po’ di fortuna (tripla sbilenca di Venturoli sulla sirena dell’intervallo lungo) e ti entra dentro l’ansia, il peggior nemico che ci sia in una partita.

Immenso Chiarini

Lo “jefecito”, più di ogni altro, è stato l’eroe della partita. Le sue zingarate nel secondo quarto hanno evitato alla PL di affondare forse definitivamente: senza i suoi 10 punti consecutivi la squadra avrebbe potuto ritrovarsi anche con 25 punti di svantaggio e allora addio “remuntada”. 26 punti in 28’di gioco, fosse stato in campo di più i 30 punti non sarebbero stati una vetta ma una collinetta facilissima da scavalcare. «Lo abbiamo preso per questo», dicono alla PL. Allora hanno fatto bene.

Le mosse di Cardani

Ne ha provate di tutte, provando ogni tipo possibile di assetto. Quintetto senza pivot, quintetto con tre piccoli e due lunghi. Alla fine quello che ha pagato di più è stato quello con Pagani e Lo Biondo, anche perché Diouf ha vissuto una serata più nera che grigia. Ma ancora di più ha pagato la panchina lunga, con il nono giocatore (Diouf, appunto) che ha giocato 13’. Alla fine la PL ne aveva di più, tanto di più, mentre quelli di Fiorenzuola avevano la lingua di fuori.

Lezione per il futuro

Una lezione da mandare a memoria, subito, a cominciare da domenica prossima quando al PalaMacchia si presenterà Caserta rigenerata dalla resurrezione di Alibegovic. Ma anche quando verranno Salerno e Lissone, ancora di più Legnano e le due di Montecatini. Questa volta è andata bene e senza alcun aiuto da parte della buona sorte. Solo meriti, per una seconda partita giocata con il cuore in mano ma, finalmente, anche con la testa. Le 9 palle perse della prima metà gara sono diventate 5 dopo l’intervallo lungo, la lieve superiorità a rimbalzo si è trasformata in dominio (39 a 25) , le percentuali hanno cambiato padrone (55% dal campo contro il 44%) ospite, mentre Fiorenzuola che nei primi due quarti sembrava che da tre giocasse con il telecomando in mano ha finito con il tirare con il 37% contro il 43% della PL. E i 38 (! ) tentativi dalla distanza degli ospiti confermano una cosa: di tiro da 3 si può vivere o morire, ma più spesso si muore se l’uso diventa abuso, come hanno fatto i Bees tirando da due ben di meno (26 tentativi), beneficiando di pochi viaggi in lunetta perché non hanno mai attaccato il ferro.

Pubblico spettacolo

Lo sappiamo, si diventa ripetitivi. Ma come si fa a non parlarne. Però questa volta bastano le parole del dirigente dei Bees. «Per come abbiamo giocato – ha detto – fossimo stati a Omegna, a Crema o a Lissone, questa partita l’avremmo vinta di 15». Uno spettacolo, che lascia incantati anche gli avversari.


QOSHE - Una remuntada firmata col cuore. Ma Cardani vuole una PL più attenta - Francesco Parducci
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Una remuntada firmata col cuore. Ma Cardani vuole una PL più attenta

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06.02.2024

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LIVORNO. Una partita come quella giocata domenica fra Caffè Toscano e Fiorenzuola merita una qualche riflessione, al di là che quelli (tanti, record stagionale derby escluso) che c’erano e la ricorderanno a lungo, forse per sempre. Intanto cominciamo col dire che una vittoria arrivata dopo un – 19 e un ancor più pericoloso – 15 quando già si era nel terzo quarto si porta con sé notazioni negative e altre positive, altrimenti non ci sarebbero stati né il largo passivo da cui la “remuntada” è dovuta partire, da un lato, né l’arrivo a braccia alzate, dall’altro.

Perché quell’inizio?

Di rimonte partite da lontano la storia del basket è piena, quando si parla di un – 19 il numero comincia a restringersi. La domanda è? Perché? La prima impressione era stata quella di una prestazione monstre degli ospiti, squadra in ottima saluta e reduce da due prestazioni vittoriose (Gema in casa e Cassino fuori) entrambe ottenute oltre quota 90. In realtà, e questo Marco Cardani l’ha detto subito, appena arrivato il banchino delle interviste, era stata la partenza della PL a spianare la strada alla squadra di Dalmonte che........

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