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LIVORNO. Messo alle strette dal quesito: «Vuole rimanere al pronto soccorso oppure opta per il ricovero nel reparto. .. però in una camera con donne?», postogli da un medico del pronto soccorso il signor Luigi (non citiamo il cognome per doveroso rispetto della privacy), giunto presso la struttura sanitaria dalla provincia, ha ritenuto di scegliere la seconda ipotesi visto come la tutela della propria salute venisse ovviamente prima di tutto il resto. E visto anche come al pronto soccorso, senza nulla togliere alla professionalità dei medici e degli altri operatori sanitari della struttura, si sentisse in perenne attesa di una diagnosi.

Ma una volta ricoverato al Secondo Padiglione (secondo piano) dell'ospedale, Luigi ha riscontrato quelle problematiche, legate alla inopportunità di creare aree promiscue tra sessi, difficili da superare. E ha affidato all’amico Alessandro Baldi, presidente emerito dell’Ail (Associazione italiana leucemici) e storico combattente per una migliore qualificazione dell'ospedale (o contro la possibilità di possibili dequalificazioni) il compito di fare da “megafono” per la denuncia della situazione. «È vero: al mio amico è stato posto correttamente il quesito ma cerchiamo di capire le condizioni psicologiche di una persona messa davanti a questa scelta. Chi avrebbe rinunciato a farsi ricoverare nel reparto competente per la propria patologia? Poi però Luigi si è trovato in una “camerata” in compagnia di tre donne e ha subito compreso tutto quello che ne conseguiva in tema di rispetto della privacy. E il problema ovviamente non riguardava solo lui ma pure le altre tre pazienti».

«Luigi per i problemi che ha non può andare in bagno per le sue esigenze fisiologiche e di conseguenza adopera nel letto i tradizionali dispositivi medici ad hoc come pure le tre signore. E questo è imbarazzante – prosegue Baldi – e spero che la direzione dell’ospedale intervenga il prima possibile per risolvere la situazione». Da parte sua l’Azienda Asl, contattata, fa sapere tramite un portavoce che al signore e alle altre persone nella loro condizione di attesa al pronto soccorso viene posto, come ricordato, il quesito di cui sopra in merito appunto alla eventualità di restare per altri giorni in astanteria oppure condividere stanze con persone dell’altro sesso. «L’interessato quindi sceglie e comunque l’attesa (sia allo stesso pronto soccorso sia nel reparto “misto”) può essere di ulteriori pochi giorni, poi la persona viene inserita in locali con persone dello stesso sesso. In tutti i casi vale la pena di ricordare come le persone in attesa nei letti del Pronto Soccorso non siano “parcheggiati” – prosegue la nota dell’Asl – ma seguite e curate in tutti gli aspetti sia medici che psicologici. Siamo comunque coscienti del disagio subito dal signor Luigi e dalle altre persone che sono state ricoverate nelle stanze “miste” e di questo ci scusiamo. Stiamo lavorando per la risoluzione del problema».

QOSHE - Livorno, ricoverato in stanza con tre donne: «Non c’è privacy, è imbarazzante» - Franco Marianelli
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Livorno, ricoverato in stanza con tre donne: «Non c’è privacy, è imbarazzante»

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05.04.2024

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LIVORNO. Messo alle strette dal quesito: «Vuole rimanere al pronto soccorso oppure opta per il ricovero nel reparto. .. però in una camera con donne?», postogli da un medico del pronto soccorso il signor Luigi (non citiamo il cognome per doveroso rispetto della privacy), giunto presso la struttura sanitaria dalla provincia, ha ritenuto di scegliere la seconda ipotesi visto come la tutela della propria salute venisse ovviamente prima di tutto il resto. E visto anche come al pronto soccorso, senza nulla togliere alla professionalità dei medici e degli altri operatori sanitari della struttura, si sentisse in perenne attesa di una diagnosi.

Ma una volta ricoverato al Secondo Padiglione (secondo piano) dell'ospedale,........

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