FIRENZE. Alla soglia dei sessant’anni, dopo 14 film dietro la macchina da presa, Leonardo Pieraccioni mette da parte l’ostinata fanciullezza e il disimpegno militante e diventa malinconico. Vagamente ma consapevolmente malinconico.

Poi certo un tocco di micro volgarità non guasta, qualche battutaccia fa sempre bene (siamo in Toscana) , un po’di scortesia ci sta, il paradosso rallegra, l’assurdo è una brezza piacevole, ma alla fine in questo allitterante "Pare parecchio Parigi", la sua ultima fatica da regista, la quindicesima a trent’anni quasi dalla prima, "I laureati", da oggi nelle sale (producono Levante e Rai Cinema, distribuisce 01), a prevalere è la corda del sentimento, del volersi bene oltre le incomprensioni e i capricci, ma niente sdolcinature, smancerie da lacrimuccia: semmai incredulità e spaesamento davanti ai casi che la vita ti passa davanti. Sono favole e sono realtà. Sono enigmi e sono teoremi. Sono passaggi a vuoto da riempire con l’estro.

Come fecero Michele e Gianni Bugli che 1982 accontentarono il padre che, ormai agli sgoccioli, prima di andarsene, voleva andare a Parigi. Lo accontentarono viaggiando in roulotte fra le stradine del loro podere, praticamente senza uscire dai confini di casa. Pessoa se ne stava affacciato alla finestra della sua casa a Lisbona e girava il mondo. Lo stesso faceva Salgari. Che poi il babbo Bugli a quella trasferta ci abbia creduto o meno è un altro discorso. Vale la "verità" del sogno. Dell’impresa sognata. «Quel racconto, sicuramente vero certamente immaginato, da cui il film ha preso il soffio vitale, insomma l’ispirazione - racconta Pieraccioni, ieri a The Space Cinema a Firenze - era da 14 anni che mi frullava in testa, se ne stava in dormiveglia nel Pc in un file dove parcheggiavo i miei "Progetti arditi". Ardito lo era ma non impossibile. Infatti l’abbiamo fatto. Con la benzina della fantasia, mettendo su una sorta di Armata Brancaleone dell’affettuosità. Ed è vero che quella finestrina sentimentale che nei film precedenti si apriva un po’ per subito richiudersi stavolta è rimasta aperta, mi sono lasciato andare, ho liberato la scia che prima tenevo a freno».

Scritto insieme a Alessandro Riccio, drammaturgo e attore di provata fede toscana («Alessandro è stato perfetto, non aveva visto nessuno dei miei film, neppure "Il ciclone" dove pure faceva la comparsa, non eravamo d’accordo su niente ma mi serviva il suo sguardo estraneo per portarmi fuori da certi meccanismi, da certi riferimenti collaudati, per farmi viaggiare su altre strade, magari polverose come quelle dove abbiamo girato, ma diverse dalle mie abituali») "Pare parecchio Parigi", dopo qualche assestamento (la turbolenza aerea che fa da molla alla storia e induce Leonardo a vuotare il sacco perché non si sa mai quello che può succedere non è casuale), imboccato la rotta verso Paris Charles De Gaulle, ovvero la pista di un maneggio, vive di una sua docile comicità, di una carezzevole umanità, di un avventurismo fiabesco che è poi quello stesso della macchina cinema stesso.

Protagonista con Nino Frassica e Giulia Bevilacqua (camei sostanziosi per l’immancabile Ceccherini e Gianna Giachetti, Gaia Nanni e l’altrettanto immancabile Sergio Forconi, più Andrea Muzzi, Gianni D’Addario, Alessandro Paci) Chiara Francini, a differenza di Riccio, "Il ciclone" l’ha visto tre volte: «È l’unico film insieme a "Titanic" che nella mia memoria gode di questo privilegio. Lavorare con Leonardo è stato un piacere, un divertimento e una lezione di professionalità. Magari sembriamo fragili ma siamo tosti e testardi. Però confesso che quando ho letto il copione e poi quando ho visto il film mi sono messa a frignare. È un film che ci spinge a dire proviamoci, andiamo avanti, è un film che costruisce ricordi che poi ci sfameranno».

Nella storia vera i fratelli erano due. Ora nel film sono diventati tre. Come mai? «Ho capito - spiega Pieraccioni - che era molto più dolce un trittico con due donne. Da una parte c’è la sorella interpretata da Chiara, una che non sta zitta un attimo, fa la manicure e ha un toy boy, e dall’altra c’è la geometra interpretata da Giulia, che in realtà voleva fare l’attrice e ha una piccola compagnia teatrale. Sarà lei a mettere in scena lo spettacolo della vita in quel maneggio. Sono tre fratelli rimasti un po’bambini. Nesssuno ha avuto figli, anche per via del padre, un uomo ruvido e scostante che non c’è mai stato e che non è stato certo un esempio di complicità e affetItvità».

Il cinquattottenne Pieraccioni conclude: «Ho sempre fatto questo mestiere per divertirmi e la fortuna di fare tutto quello che volevo. Ho realizzato tante storie d’amore. Ora non ho più l’età. Continuo a essere sognatore e incosciente, anche se far ridere è diventato sempre più difficile»

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QOSHE - Leonardo Pieraccioni: «Sì, lo confesso questa volta cedo al sentimento» - Gabriele Rizza
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Leonardo Pieraccioni: «Sì, lo confesso questa volta cedo al sentimento»

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19.01.2024

FIRENZE. Alla soglia dei sessant’anni, dopo 14 film dietro la macchina da presa, Leonardo Pieraccioni mette da parte l’ostinata fanciullezza e il disimpegno militante e diventa malinconico. Vagamente ma consapevolmente malinconico.

Poi certo un tocco di micro volgarità non guasta, qualche battutaccia fa sempre bene (siamo in Toscana) , un po’di scortesia ci sta, il paradosso rallegra, l’assurdo è una brezza piacevole, ma alla fine in questo allitterante "Pare parecchio Parigi", la sua ultima fatica da regista, la quindicesima a trent’anni quasi dalla prima, "I laureati", da oggi nelle sale (producono Levante e Rai Cinema, distribuisce 01), a prevalere è la corda del sentimento, del volersi bene oltre le incomprensioni e i capricci, ma niente sdolcinature, smancerie da lacrimuccia: semmai incredulità e spaesamento davanti ai casi che la vita ti passa davanti. Sono favole e sono realtà. Sono enigmi e sono teoremi. Sono passaggi a vuoto da riempire con l’estro.

Come fecero Michele e Gianni Bugli che 1982 accontentarono il padre che, ormai agli sgoccioli, prima di andarsene, voleva andare a Parigi. Lo accontentarono viaggiando in roulotte fra le stradine del loro podere, praticamente........

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