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Roberto Russo, da un po’ di tempo non la vediamo al palasport, ma l’altro giorno era a seguire il Livorno a Pontedera contro il Cenaia. Vuol darsi al calcio?

«Io sono tifoso degli amaranto. E poi ero al campo sportivo di Pontedera – eviterei di chiamarlo stadio – perché c’era il figlio di un amico, Simonini, un 2005 di proprietà del Livorno, in prestito al Cenaia. Ma era meglio se non fossi andato, ho visto un disastro».

Si è calato nei panni di Fossati?

«Se l’allenatore ero io, li avrei presi a seggiolate».

Ora non esageri.

«Hanno fatto un gol per sbaglio, poi mai più tirato in porta. Si può vincere e si può perdere, ma con me ci si allena duro e per chi ha poca voglia o poco temperamento è la fine. Avrei chiuso lo spogliatoio e tirato le sedie».

Si sta proponendo a Esciua?

«Non so fare calcio, ma so fare società. Quando Sodini mi chiamò per chiedermi di andare a Cantù in A2 come ponte tra società e squadra, gli dissi no perché mi piaceva continuare ad allenare, ma oggi risponderei diversamente».

Un anno senza panchina, che è successo?

«Non me l’aspettavo dopo essere stato riconosciuto come uno dei migliori allenatori della serie B l’anno scorso, ma fa parte del gioco. Dopo aver transato con Cassino, avevo quasi firmato per Rieti, poi l’accordo è saltato. Certamente a Rieti non avrei fatto quella squadra. Non sono stato nemmeno fortunato, quando ero vicino a subentrare ho sempre trovato turni infrasettimanali che hanno cambiato la situazione. È successo a Salerno e Lumezzane. Mi aspettavo qualche esonero in più, ma soldi ce ne sono pochi».

14 vittorie di fila: la PL è la squadra più forte della serie B?

«Sì. Sono miglioratissimi e hanno corretto i difetti che avevano, in primis la continuità del gioco durante l’arco della partita. E hanno sistemato la parte difensiva. Hanno la grande possibilità di vincere il campionato ed è una situazione che non si ripete spesso. Devono sfruttarla, continuando a lavorare a testa bassa, senza tanti calcoli».

L’anno scorso tra marzo e aprile la Libertas volava, poi si è sgonfiata ai playoff. Tanti mesi a tavoletta sono faticosi, anche la PL corre il rischio di un calo fisico e mentale?

«Il paragone con la Libertas dell’anno scorso non lo vedo. La PL è costruita diversamente, hanno saputo aspettare Loschi e ora sono ancora più forti. È vero che stanno marciando spediti da qualche mese, però la parte mentale, la spinta che ti dà la testa a ottenere sempre delle buone performance secondo me è dalla loro parte. Non penso che molleranno: sono giovani, esplosivi, è vero che i contrattempi possono esserci, ma sono una tipologia di squadra completamente differente da quella LL, che era molto esperta ma con difetti in cabina di regia evidenti. La PL ha giocatori che possono giocare in tanti ruoli. Sapranno giostrare anche i contrattempi: Ferraro può giocare da 3 e da 4, possono alzare il quintetto con Loschi, giocare con Rubbini che è fisico insieme a Loschi 2 e Campori 3. È la tipologia di squadra a far mantenere la continuità».

Se ci giocasse contro, lei dove la attaccherebbe?

«Ho visto quasi tutte le partite sia della Libertas che della PL, anche se non vengo al palazzo perché non ho bisogno di fare passerelle. Con la PL ho visto tanti colleghi attuare diverse tattiche, ho visto Legnano ad esempio mettere tanta pressione sugli esterni e lasciare sguarnita l’area, ma se dovessi giocarci contro io cercherei di obbligarli a far sì che Diouf e Pagani con Lo Biondo potessero riuscire a spendere qualcosa in più, portarli più fuori area, farli lavorare un pochino di più su situazioni di pick and roll. Quel reparto lo vedo assolutamente buono ma con problematiche, nonostante Pagani sua migliorato tanto durante l’anno, a cominciare dalla gestione dei falli, che prima metteva in difficoltà la PL. In difesa devi fare una scelta: io proverei a mettere in difficoltà il reparto lunghi».

Anche l’inserimento di Loschi non era così scontato ed invece è stato un altro esame superato.

«Con Petronio hanno trovato anche chi sa lavare i panni sporchi in silenzio. Secondo me hanno avuto difficoltà, che però non sono mai uscite all’esterno, le hanno sistemate tra loro. E bravo è stato anche Cardani a far sì che Loschi potesse rendersi conto di non dover più giocare tantissimi minuti ma magari 20 di qualità trovando un equilibrio con gli altri. Alla fine conta il lavoro di equipe: l’unione tra società, dirigente e squadra fa ottenere buonissimi risultati».

Ai playoff cosa può cambiare?

«È un altro campionato, devono resettare, pensare che quel che hanno fatto è stato importante ma che sarà tutto differente. La compattezza della società e il buon lavoro di Petronio conteranno tantissimo. Quando giochi partite così ravvicinate la performance non è sempre la stessa, ci sta che tu possa perdere, ma la tranquillità che il gruppo ha dimostrato si farà sentire, la squadra si sente protetta dai tifosi e dalla società».

Veniamo alla Libertas, la squadra del suo cuore. Lo è ancora?

«Certamente, senza Forti ancora di più».

Ultimamente la LL ha sofferto e qualche vittoria buttata via nel finale come a Rieti e Piacenza le ha fatto perdere il primato. È davvero un gradino indietro ai cugini?

«Sono un gruppo orgoglioso, Andreazza nel navigare tante volte nelle difficoltà è stato bravo a far sì che fosse un gruppo molto unito. Jacopo, Ricci, Fantoni e Fratto sono giocatori che sanno giocare partite importanti. E sono anche la prima difesa del campionato. Arrivare primi, secondi o terzi non cambia molto, cambia come ti presenti a livello fisico e mentale. In questo momento la Libertas è al di sotto della PL, che ha dimostrato di non scomporsi quando è sotto nel punteggio e saper dare la zampata finale, cosa che a inizio campionato non succedeva. La Libertas vista in Coppa o a Piacenza invece ha sprazzi di iniziative individuali, però poi fatica a mantenere la compattezza fisica. Parte fisica e freschezza da ora conteranno tantissimo».

L’assenza di Lucarelli e di Terenzi accorcia le rotazioni che erano uno dei punti di forza per Andreazza.

«Conosco bene Diego e ci sono rimasto malissimo. Non lo meritava, è un ragazzo bravo e onesto. Si poteva calare molto bene nella realtà di questa Libertas, sapendo prendersi delle responsabilità ma stando anche dentro al metodo di Andreazza. Peserà tanto non averlo, perché Diego ha capacità di aprire l’area, pericolosità sul perimetro, poteva far lavorare Fantoni, Fratto e Tozzi in modo differente. Per quanto riguarda Lucarelli lo sapete: per me non c’è nessuno come lui. È un giocatore di una bravura e duttilità tattica e tecnica incredibili. Perderlo per tanto tempo ha pesato. Nonostante questo la squadra ha sempre mostrato orgoglio e unione. Da ora Jacopo ci deve essere, in una forma assolutamente impeccabile, è un giocatore troppo importante, che dà estro e quel tocco di fantasia che oltre a lui solo Tozzi ha».

Durante il mercato di riparazione c’erano due opzioni sul tavolo: un top player o un elemento meno ingombrante come Terenzi. Si è scelta la seconda, avrebbe fatto lo stesso?

«Secondo me in estate Andreazza aveva in mente una squadra differente. Non avrebbe mai preso Williams, ma c’erano compromessi tecnici troppo grossi che hanno portato alla scelta di un play non realizzatore. Tuttavia, da aziendalista, Marco sa lavorare con la società meglio di tanti altri allenatori. È chiaro che in questo momento della stagione la cosa più difficile per un allenatore è distribuire le responsabilità e prendere un giocatore come Diego era in linea col sistema del coach, mentre prendere uno con più iniziativa significava dover ridistribuire le responsabilità e questo ha fatto paura. E lo capisco. Ma ricordo quando alla Virtus Bologna Massimo Faraoni prese Mario Boni negli ultimi tre mesi: a Giordano Consolini disse “non ti preoccupare, Mario lo gestisco io, te pensa al campo”, e la Virtus vinse il campionato. Quando sei da solo a gestire come Marco fai la scelta meno impattante».

Scusi, lei chi avrebbe preso?

«Se vuoi ottenere un certo risultato un Flavio Gai lo devi avere ai playoff. La PL dà palla a Chiarini e Loschi e nei playoff nei finali punto a punto ti aggrappi agli esterni. Tra Radunic e Chiera l’ultima palla io la do a Chiera».

Ma anche la Libertas ha tanti talenti offensivi.

«Ha Lucarelli e Tozzi. Ricci è un giocatore differente, un irruento, io lo vorrei sempre nelle mie squadre, esce dai blocchi, tiene i contatti sulle penetrazioni, ma come inventiva ha meno impatto. La Libertas dava palla a Fantozzi, prendeva lui l’ultimo tiro o riusciva a inventare. Un giocatore così lo devi avere e hai solo Lucarelli».

Andreazza, anche per l’assenza di Lucarelli, sta proponendo tre piccoli, Williams, Bargnesi e Ricci, due guardie in sostanza. E Bargnesi è tornato a produrre tanto in attacco.

«Vero, ma così abbassi la fisicità. Bargnesi è un giocatore moderno che gioca con la palla in mano ma meglio da 2 e bisogna che Ricci faccia 25 ogni volta se manca Jacopo».

Fantoni è cresciuto tantissimo.

«Sta facendo un campionato super, perché una squadra di pallacanestro è un mosaico. Come si poteva mettere in discussione Fantoni? Che ha quasi 40 anni lo sapevamo anche l’anno scorso, ma ora guarda caso sta andando meglio. Come mai? Contro Avellino ha fatto tre giocate difensive meravigliose, che in B1 non vedi. E in attacco gioca meglio perché le spaziature sono completamente differenti dall’anno scorso. Ora dovrà arrivare nel momento più importante nella condizione migliore».

La vittoria con Herons ha mostrato una squadra che quando vuole ha un’intensità difensiva forse unica. È riproponibile per un mese e mezzo di playoff giocando ogni 3 giorni?

«Purtroppo no. Con Herons tutti davano la Libertas spacciata, mentre io ero sicurissimo che vincessero, perché sono orgogliosi, Fratto prima di perdere una partita si taglia due braccia. Ero sicurissimo che facessero una partita di continuità, hanno spalmato per 40 minuti cattiveria, voglia e agonismo in difesa. La parte emotiva condiziona anche l’agonismo: quando perdi Terenzi, perdi a Piacenza, hai perso la Coppa, si presenta Montecatini e la motivazione la trovi, ma spalmata su 3, 4, 5 partite non è facile. L’anno scorso han faticato pure con Desio».

Farà arrabbiare la Libertas...

«Lo so, sono parole di grande motivazione per loro. Fossi Marco mi ci aggrapperei».

Pronostico.

«La PL arriverà prima. Nessuna tra Libertas e Montecatini vorrebbe incontrarla. Seconda arriverà la LL, che oggi, pensa un po’, troverebbe la Faenza di Garelli, che era una delle favorite...».

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QOSHE - «Per la Pielle è l’annata perfetta LL, dipende tutto da Lucarelli» - Giulio Corsi
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«Per la Pielle è l’annata perfetta LL, dipende tutto da Lucarelli»

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03.04.2024

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Roberto Russo, da un po’ di tempo non la vediamo al palasport, ma l’altro giorno era a seguire il Livorno a Pontedera contro il Cenaia. Vuol darsi al calcio?

«Io sono tifoso degli amaranto. E poi ero al campo sportivo di Pontedera – eviterei di chiamarlo stadio – perché c’era il figlio di un amico, Simonini, un 2005 di proprietà del Livorno, in prestito al Cenaia. Ma era meglio se non fossi andato, ho visto un disastro».

Si è calato nei panni di Fossati?

«Se l’allenatore ero io, li avrei presi a seggiolate».

Ora non esageri.

«Hanno fatto un gol per sbaglio, poi mai più tirato in porta. Si può vincere e si può perdere, ma con me ci si allena duro e per chi ha poca voglia o poco temperamento è la fine. Avrei chiuso lo spogliatoio e tirato le sedie».

Si sta proponendo a Esciua?

«Non so fare calcio, ma so fare società. Quando Sodini mi chiamò per chiedermi di andare a Cantù in A2 come ponte tra società e squadra, gli dissi no perché mi piaceva continuare ad allenare, ma oggi risponderei diversamente».

Un anno senza panchina, che è successo?

«Non me l’aspettavo dopo essere stato riconosciuto come uno dei migliori allenatori della serie B l’anno scorso, ma fa parte del gioco. Dopo aver transato con Cassino, avevo quasi firmato per Rieti, poi l’accordo è saltato. Certamente a Rieti non avrei fatto quella squadra. Non sono stato nemmeno fortunato, quando ero vicino a subentrare ho sempre trovato turni infrasettimanali che hanno cambiato la situazione. È successo a Salerno e Lumezzane. Mi aspettavo qualche esonero in più, ma soldi ce ne sono pochi».

14 vittorie di fila: la PL è la squadra più forte della serie B?

«Sì. Sono miglioratissimi e hanno corretto i difetti che avevano, in primis la continuità del gioco durante l’arco della partita. E hanno sistemato la parte difensiva. Hanno la grande possibilità di vincere il campionato ed è una situazione che non si ripete spesso. Devono sfruttarla, continuando a lavorare a testa bassa, senza tanti calcoli».

L’anno scorso tra marzo e aprile la Libertas volava, poi si è sgonfiata ai playoff. Tanti mesi a tavoletta sono faticosi, anche la PL corre il rischio di un calo fisico e mentale?

«Il paragone con la Libertas dell’anno scorso non lo vedo. La PL è costruita diversamente, hanno saputo aspettare Loschi e ora sono ancora più forti. È vero che stanno marciando spediti da qualche mese, però la parte mentale, la spinta che ti dà la testa a ottenere sempre delle buone performance secondo me è dalla loro parte. Non penso che molleranno: sono giovani, esplosivi, è vero che i contrattempi........

© Il Tirreno


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