In Toscana ci sono quasi 70mila (66, 9mila per l’esattezza) under 35 che sono a rischio di alta dipendenza dai social. La ricerca è stata presentata da Demoskopika e colloca la nostra regione ai primi posti in Italia per intensità di rischio. Sono i giovani tra i 18 e i 23 anni i più esposti «all’eccessivo e incontrollabile bisogno di accedere ai social».

I dipendenti dai social, seppur non esista una definizione di questo tipo da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità, hanno, secondo un modello elaborato da Griffiths, «variazioni dell’umore derivante da un uso eccessivo dei social, la ricerca di un uso sempre più frequente dei social, e veri e propri sintomi di astinenza, sia fisici sia emotivi, nel caso di mancato utilizzo che si protrae nel tempo».

La Toscana dallo studio emerge abbia un numero di giovani a rischio di dipendenza inferiore solamente alla Sicilia, all’Umbria, alla Campania e al Lazio con una non sostanziale differenza per le fasce d’età analizzate «nonostante sia acclarato che una relazione inversamente proporzionale tra l’età dei giovani e l’incidenza del livello di alto rischio di dipendenza da social media».

Al ridursi dell’età aumentano i possibili fattori comportamentali con i rischi più alti per i minori. «Non so – commenta Marco Armellini, neuropsichiatra infantile e direttore del dipartimento di salute mentale per l’Asl Toscana Centro – se ci siano differenze tra una regione o l’altra, ma gli effetti di un uso eccessivo dei social sono evidenti, a partire dal bullismo. La violenza verbale o l’uso di contenuti di altri hanno trasformato i social in uno strumento al servizio del bullismo».

In Toscana ragazze e ragazzi che hanno subito nel 2022 episodi di bullismo e cyberbullismo, in base a una ricerca presentata ieri dalla giunta regionale e dall’Anci (indagine Edit su un campione di novemila studenti), sono stati il 16% rispetto al 23% del 2018. Una situazione in miglioramento, con la crescita però del cyberbullismo (soprattutto a danno delle ragazze). Il 13,7% degli studenti toscani dichiara di essere vittima di violenze solo in rete, un altro 22,8 confessa di aver subito l’uno e l’altro: bullismo e cyberbullismo. Complessivamente gli episodi di cyberbullismo pesano per il 36,5%, rispetto al 25,2% del 2018. Tra le ragazze sono lievitati dal 28 al 44,6% (quasi stazionari tra i ragazzi: dal 23,23 al 24,3%). La gradazione è ampia: si va dalla presa in giro ad offese ed insulti, dall’esclusione dal gruppo e scherzi pesanti alle minacce, ed aggressioni.

Ma se il bullismo è uno degli effetti più impattanti anche dal punto di vista della comunità, non mancano gli effetti dei social sui singoli. Effetti che ognuno di noi può già verificare su se stesso anche se non in una fase di dipendenza. «Tutti quanti – spiega Armellini – ci siamo disabituati alle lunghe letture. Se vado in rete e trovo un contenuto molto lungo, spesso leggo le prime righe e poi salto facendo una selezione. Faccio una ricognizione superficiale e questo è già un primo effetto». Che poi porta a una maggiore fatica se dobbiamo concentrarci su una lettura più approfondita. I bambini non hanno ancora sviluppato una capacità di analisi approfondita e, se piccolissimi, trascorrono del tempo sui social, questo può creare un effetto di ipnosi. «L’esempio tipico avviene quando i genitori in pizzeria danno il telefono in mano anche a bambini di 15-16 mesi. I più piccoli hanno bisogno di soffermarsi sui contenuti mentre sul cellulare le immagini scorrono e si avvicendano. Il bimbo avrà quindi una capacità più limitata di esplorazione dell’online».

E i più grandi? Gli adolescenti? Dipende dal tempo trascorso sui social ma anche dal motivo per cui ci stanno. «In linea generale – fa sapere Armellini – le tre ore al giorno sono uno spartiacque. È un tempo soglia che vale per gli adulti e ancora di più per gli adolescenti».

Cambia la situazione se si utilizzano il cellulare o i social come “strumenti” per completare una ricerca, per approfondire una conoscenza. In questo caso l’utilizzo può essere utile. «Ma un utilizzo per “compagnia” per gli adolescenti può avere effetti molto seri, creando ansia e depressione», dice il neuropsichiatra. Gli algoritmi di alcuni social sono fatti per mettere in evidenza degli stati d’animo come solitudine e tristezza. Amplificano le emozioni. Quindi una solitudine che, con contatti reali, potrebbe essere gestita peggiora con i contatti mediatici. Negli Stati Uniti ci sono già state prese di posizione importanti mentre dall’Inghilterra sta arrivando un movimento, creato dalla madre di una ragazzina, Brianna, che si è suicidata, per vietare l’accesso ai social ai minori dei 16 anni rendendo utilizzabili solo cellulari con capacità ridotte. Proprio nei giorni scorsi un ampio articolo è stato pubblicato sul Guardian, così come si sta discutendo la possibilità di bandire i cellulari dalle scuole».

E anche l’assessore Stefano Ciuoffo nell’incontro in Regione si è soffermato sulle difficoltà degli adolescenti. «È l’età in cui ci si forma – ha detto – e il confronto nella comunità, nella famiglia e nella scuola non può essere sostituito da un percorso di formazione sostanzialmente virtuale. Lì dobbiamo mettere le mani. E ad oggi credo che questo percorso non sia compiuto».

«Si tratta di un tema delicatissimo – è intervenuto l’assessore Simone Bezzini – e occorre indagare ed approfondire: un fenomeno che ha radici lontane nel tempo ma che in questo momento storico subisce anche delle evoluzioni che ci spiazzano e piene di sfaccettature. Bullismo e cyberbullismo sono un pericolo per la coesione delle nostre comunità ma hanno un impatto, nei casi più gravi, anche sulla salute dei singoli. Tutti i protagonisti del sistema istituzionale devono confrontarsi e lavorare in rete e serve un grande lavoro di squadra». Anche gli adulti correrebbero gli stessi rischi degli adolescenti ma si “salvano” perché normalmente hanno altre priorità che diventano “protezioni”: il lavoro, le relazioni importanti, il prendersi cura dei figli». Ciò riduce i tempi dedicati ai social, quindi la dipendenza e il numero di persone che «a queste interazioni si affidano».l


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Drogati dai social: quasi in 70mila a rischio dipendenza. Lo psichiatra: «Non superare le 3 ore»

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14.02.2024

In Toscana ci sono quasi 70mila (66, 9mila per l’esattezza) under 35 che sono a rischio di alta dipendenza dai social. La ricerca è stata presentata da Demoskopika e colloca la nostra regione ai primi posti in Italia per intensità di rischio. Sono i giovani tra i 18 e i 23 anni i più esposti «all’eccessivo e incontrollabile bisogno di accedere ai social».

I dipendenti dai social, seppur non esista una definizione di questo tipo da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità, hanno, secondo un modello elaborato da Griffiths, «variazioni dell’umore derivante da un uso eccessivo dei social, la ricerca di un uso sempre più frequente dei social, e veri e propri sintomi di astinenza, sia fisici sia emotivi, nel caso di mancato utilizzo che si protrae nel tempo».

La Toscana dallo studio emerge abbia un numero di giovani a rischio di dipendenza inferiore solamente alla Sicilia, all’Umbria, alla Campania e al Lazio con una non sostanziale differenza per le fasce d’età analizzate «nonostante sia acclarato che una relazione inversamente proporzionale tra l’età dei giovani e l’incidenza del livello di alto rischio di dipendenza da social media».

Al ridursi dell’età aumentano i possibili fattori comportamentali con i rischi più alti per i minori. «Non so – commenta Marco Armellini, neuropsichiatra infantile e direttore del dipartimento di salute mentale per l’Asl Toscana Centro – se ci siano differenze tra una regione o l’altra, ma gli effetti di un uso eccessivo dei social sono evidenti, a partire dal bullismo.........

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