L’epidemia influenzale, quest’anno, ha picchiato più duro di sempre. Erano anni che non si registravano così tanti casi, ma il peggio (per chi si è ammalato) non sono stati i giorni di febbre ma quelli successivi, del long flu, in alcuni casi con strascichi che sono andati avanti per settimane. E non è ancora finita. Il picco è ovviamente passato ma in Toscana coloro che si ammalano sono ancora moltissimi: il 5,06% della popolazione.

«Sono oltre 10 anni, sembra 14 per le statistiche, che non si registravano così tanti casi. Il virus cambia ogni anno ma non possiamo certo dire che sia più patogeno del passato: i casi gravi sono di più, perché di più sono stati gli infetti», chiarisce Marco Falcone, primario di malattie infettive a Cisanello e professore ordinario alla facoltà di medicina a Pisa.

Professore, eppure questa influenza sembra non volerci abbandonare?

«I casi sono stati davvero tanti, abbiamo avuto persone ricoverate in terapia intensiva e in qualche caso ha portato alla morte se pazienti con altre patologie. Non sappiamo esattamente perché ci siano stati tanti casi ma è abbastanza naturale pensare che per anni, per le mascherine e per la riduzione dei contatti, il nostro sistema immunitario si è fatto trovare impreparato».

Non è stata tanto l’influenza quanto i giorni e le settimane successive. Per molti un incubo: sembrava non potersi lasciare alle spalle l’influenza. C’è chi l’ha paragonata al Covid...

«I sintomi sono persistenti. Durano giorni, in alcuni casi varie settimane anche invalidanti. Stanchezza, difficoltà nella concentrazione, facile esaurimento fisico soprattutto negli sportivi, respiro corto e sensazione di affanno, insonnia, apatia. Un corredo di sintomi molto ampio e che va avanti per molto tempo. Sintomi molto simili al long Covid ma con una durata non così lunga».

Il rischio è avere postumi non transitori?

«No, questa è un’altra differenza. Dopo qualche settimana tutti i sintomi regrediscono. Un’importante rivista americana ha pubblicato uno studio su un numero molto alto di casi che ha dimostrato che non ci sono differenze con i long flu dell’epidemie degli anni passati ma i tempi di recupero sono molto più lunghi in un numero più elevato di casi. Ovviamente quando si parla di regressione non teniamo in considerazione quei casi in cui l’influenza è sfociata in polmoniti».

Chi si trova a lottare con l’esigenza di recuperare cosa può fare?

«Vengono pubblicizzati vari rimedi, integratori. Non c’è un’evidenza solida sugli effetti. Il consiglio è quello di rimanere a riposo durante la fase dell’influenza, idratarsi. Abbiamo riscontrato che i postumi restano a chi non si cura bene, a chi ha continuato a lavorare e a svolgere le consuete mansioni. Dopo non si può che cercare di mangiare bene, proteine e frutta, rispettare al massimo la regolarità del sonno».

Così lascia poca speranza...

«Chi è carente per esempio di vitamina D o B12 in genere è meno efficace nel recupero. Qualche vitamina può essere d’aiuto. Grosse raccomandazioni purtroppo non ce ne sono né tantomeno farmaci che possano dare un valido aiuto».

Qualche consiglio invece a chi si ammalerà nei prossimi giorni?

«Prendere tamiflu in compressa subito, entro i primi tre giorni dai sintomi. Ovviamente rivolgendosi al medico o in farmacia. E subito a riposo. Più l?influenza è intensa (febbre alta e durata) più si paga lo scotto nelle settimane successive. Ormai il picco è superato e la curva è discendente ma chi non si è vaccinato può ancora infettare».

Il basso ricorso alla vaccinazione ha influito?

«Sì. Il basso tasso di vaccinati e l’assenza di immunità ha fatto sì che il virus si sia diffuso con rapidità specialmente tra la popolazione più debole. Per gli over 65 e per chi ha malattie croniche, cardiopatiche e respiratorie il vaccino dovrebbe essere automatico. In questi casi l’influenza può essere ancora mortale, non dimentichiamolo».

Dovremo abituarci a influenze sempre più “aggressive”?

«No, questo no. Si tratta di trend. Ci saranno le infezioni stagionali periodiche come sempre».l


14 febbraio

QOSHE - L'influenza non se n'è andata, il medico: «I sintomi durano settimane, conviene mettersi a riposo» - Ilenia Reali
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L'influenza non se n'è andata, il medico: «I sintomi durano settimane, conviene mettersi a riposo»

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13.02.2024

L’epidemia influenzale, quest’anno, ha picchiato più duro di sempre. Erano anni che non si registravano così tanti casi, ma il peggio (per chi si è ammalato) non sono stati i giorni di febbre ma quelli successivi, del long flu, in alcuni casi con strascichi che sono andati avanti per settimane. E non è ancora finita. Il picco è ovviamente passato ma in Toscana coloro che si ammalano sono ancora moltissimi: il 5,06% della popolazione.

«Sono oltre 10 anni, sembra 14 per le statistiche, che non si registravano così tanti casi. Il virus cambia ogni anno ma non possiamo certo dire che sia più patogeno del passato: i casi gravi sono di più, perché di più sono stati gli infetti», chiarisce Marco Falcone, primario di malattie infettive a Cisanello e professore ordinario alla facoltà di medicina a Pisa.

Professore, eppure questa influenza sembra non volerci abbandonare?

«I casi sono stati davvero tanti, abbiamo avuto persone ricoverate in terapia intensiva e in qualche caso ha portato alla morte se pazienti con altre........

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