LUCCA. Quattordici anni fa sua figlia Vanessa Simonini fu uccisa da quello che lei riteneva un grande amico e che si era invaghito di lei. Aveva appena 20 anni, le piaceva un ragazzo, e quella sera avrebbe dovuto incontrarlo in un locale. Morì, strangolata. Il suo corpo fu ritrovato sul greto del fiume Serchio .

Vanessa oggi però ancora vive. Vive per la madre Maria Grazia Forli, vive nelle 130 panchine rosse che portano il suo nome, vive nei premi a lei intitolati, vive nella fiaccolata che ogni 7 dicembre viene organizzata a Gallicano, vive nelle pagine del diario che la mamma ogni sera scrive per lei. Siamo al quattordicesimo diario. Dentro il racconto di quanto accade ogni giorno, di cosa Vanessa avrebbe vissuto se fosse ancora insieme alla sua famiglia o se ne fosse fatta una propria.

«Vanessa non conoscerà il mondo, ma tutti conosceranno lei», dice Maria Grazia. «Per me è davvero ancora viva. La ferita è sempre aperta ma tenendo la memoria, pensare che le scrivo come se fosse solo in un luogo lontano, sfogarmi con lei, mi aiuta. Pensare che ogni volta che inauguriamo una panchina lei sia lì con me mi aiuta a superare la sua assenza», racconta.

La voce ancora rotta, la pacatezza nelle parole che misura una ad una, la naturalezza dell’amore di una madre, la determinazione nel parlare della sua Vanessa.

Oltre il killer che l’ha uccisa e che è già fuori dal carcere. Maria Grazia non odia il carnefice di Vanessa. Lo ignora. Non sa dov’è. Non sa cosa fa. Non sa nulla di lui. «Non voglio sapere», dice. «L’odio è un sentimento ed io preferisco l’indifferenza», aggiunge rispondendo che «no, non l’ha più visto, non ci ha più parlato e non ha necessità delle sue spiegazioni».

Avrebbe forse avuto piacere di ricevere una chiamata dai genitori ma non c’è stata e oggi non le importa più. «Se un figlio muore per una malattia o un incidente il dolore è lo stesso ma credo ci si possa rassegnare. Era il suo destino. Nel caso dei femminicidi invece qualcun altro ha deciso di interrompere una vita. E non lo accetti, non ci riesci. Per questo probabilmente io ho bisogno di sentire che Vanessa c’è. Come se fosse solo lontana e che prima o poi la incontrerò».

Maria Grazia non aveva sospettato nulla, quel ragazzo non era perfetto ma Vanessa si fidava e all’altra figlia che le diceva che non gli piaceva quell’amico, lei rispondeva «Neppure a me piacciono i tuoi amici».

La sera in cui Vanessa non tornò a casa, Maria Grazia aveva pensato a un incidente e quasi era sollevata che non fosse sola. «Mi fidavo di lui e della capacità di giudizio di mia figlia. Aveva tanti pregi e la cattiveria la nascondeva dentro. Io credo che chi uccide lo stabilisca prima, rimuginando dentro ed è impossibile rendersi conto se non ci sono stati prima episodi di violenza».

Maria Grazia ha dedicato la sua vita alla figlia che ha perso, lo fa in modo metodico: incontra anche studenti delle scuole, parla durante le inaugurazioni delle panchine e alle consegne dei tanti premi. E questo consiglia alle altre madri e ai padri. «Apritevi, non tenete tutto dentro».

Ma non ha speranza per un futuro in cui non faremo più ritratti di donne uccise dai loro uomini, compagni, amici, ex.

«No, non mi chieda se sono ottimista», conclude. «Non penso che le cose cambieranno. E’ importante crederci, fare i corsi con i ragazzi a scuola ma serviranno altri 50 anni perché non accada ad altre quello che è accaduto a mia figlia, a Giulia, alle altre donne. Si devono cambiare le leggi, dare certezza della pena e non sarà sufficiente».

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Vanessa Simonini uccisa dall’amico, la mamma: «Serviranno altri 50 anni prima che qualcosa cambi»

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25.11.2023

LUCCA. Quattordici anni fa sua figlia Vanessa Simonini fu uccisa da quello che lei riteneva un grande amico e che si era invaghito di lei. Aveva appena 20 anni, le piaceva un ragazzo, e quella sera avrebbe dovuto incontrarlo in un locale. Morì, strangolata. Il suo corpo fu ritrovato sul greto del fiume Serchio .

Vanessa oggi però ancora vive. Vive per la madre Maria Grazia Forli, vive nelle 130 panchine rosse che portano il suo nome, vive nei premi a lei intitolati, vive nella fiaccolata che ogni 7 dicembre viene organizzata a Gallicano, vive nelle pagine del diario che la mamma ogni sera scrive per lei. Siamo al quattordicesimo diario. Dentro il racconto di quanto accade ogni giorno, di cosa Vanessa avrebbe vissuto se fosse ancora insieme alla sua famiglia o se ne fosse fatta una propria.

«Vanessa non conoscerà il mondo, ma tutti conosceranno lei», dice Maria Grazia. «Per........

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